Caccia, torna la vergogna delle preaperture

Caccia, dal primo settembre molte regioni concedono le preaperture, un fatto grave dopo un'estate di fuoco L'impegno degli avvocati WWF

Dal primo settembre si potrà sparare in molte regioni

In azione gli avvocati del panda per presentare ricorsi al TAR Prime importanti vittorie in Veneto, Abruzzo e Calabria

Dal primo settembre si rimetteranno in funzione le doppiette per quei cacciatori delle Regioni che hanno autorizzato, spesso illegittimamente e sempre in maniera irragionevole e scellerata, la caccia in “preapertura”, in attesa dell’apertura ordinaria della stagione venatoria del 19 settembre.
L’intensa ondata di calore che ha duramente colpito l’Italia e l’Europa avrebbe dovuto indurre i governatori regionali a prendere misure immediate e drastiche per attutirne gli effetti nefasti sulla natura, sull’agricoltura, sulle aree colpite dagli incendi, sugli animali selvatici. Per questo il WWF Italia, insieme alle altre Associazioni ambientaliste e animaliste, aveva chiesto alle Regioni, in particolare a quelle maggiormente colpite dagli incendi, di sospendere la caccia per salvaguardare fauna e habitat naturali già pesantemente colpiti e stressati.


“La pratica delle preaperture è una vergogna”, dichiara Dante Caserta, Vicepresidente del WWF Italia. “Queste sono ormai attuate non come eccezione, ma come regola, nonostante i pareri contrari degli organi di indirizzo e controllo in materia e i nostri appelli alla ragionevolezza e al rispetto delle regole europee e internazionali per la tutela di fauna e ambienti selvatici. Appelli rimasti in gran parte inascoltati. I governatori regionali dimenticano che la fauna è patrimonio indisponibile dello Stato, e quindi di tutti noi, e non proprietà di una sempre più ristretta minoranza che si diverte a distruggerla”.
Alcuni calendari venatori si sono spinti ad autorizzare la caccia nelle giornate di “preapertura” persino alla tortora selvatica: i danni sono ovviamente, particolarmente gravi per specie già in sofferenza come questa , un uccello schivo e inerme per il quale l’Italia rappresenta un importante area di passo nelle sue migrazioni tra l’Europa e l’Africa. Questa specie è qualificata a livello europeo “in cattivo stato di conservazione” e per questo le Associazioni di protezione ambientale come il WWF si erano unite al Ministero della Transizione ecologica che con ben tre note inviate a tutte le Regioni italiane tra marzo e luglio chiedendo di sospendere la caccia della tortora selvatica in assenza peraltro di uno specifico “Piano di gestione” della specie. Lo stesso Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha rilasciato pareri di non cacciabilità della tortora selvatica per la stagione 2021/22.
Grave quindi il comportamento di quelle Regioni che hanno autorizzato la preapertura della caccia sin dai primi giorni di settembre, periodo particolarmente delicato per la tortora selvatica e in generale per tutti gli uccelli migratori perché in procinto di partire in direzione dei quartieri di svernamento. Dopo la siccità, il caldo e gli incendi, la caccia finisce per danneggiare gravemente le specie migratorie già in difficoltà nel reperire il cibo, in particolare dove gli incendi hanno parzialmente o interamente distrutto boschi e macchia mediterranea.

Gli avvocati del panda in azione


Per queste ragioni gli “avvocati del Panda” e delle altre associazioni stanno lavorando senza sosta per bloccare questa crudele barbarie, ottenendo già tre pronunce positive dai TAR di Veneto, Abruzzo e Calabria. Il Presidente del TAR Abruzzo nel decreto del 18 agosto scorso ha ribadito quanto già deciso negli anni precedenti sottolineando come “nel bilanciamento dei diversi interessi (…) appare prevalente l’interesse pubblico generale – ma anche dei cacciatori più avveduti alla conservazione ed al mantenimento della fauna selvatica – che in conseguenza deve disporsi la sospensione interinale degli atti impugnati”.
Ma la Regione Abruzzo, con una sollecitudine sicuramente degna di altre e ben più gravi questioni da affrontare, ha emanato una nuova delibera con la quale ha ribadito la caccia alla tortora selvatica in preapertura riducendo a due giorni le date di prelievo, costringendo le associazioni ad un nuovo ricorso e a prevedere anche altre azioni giudiziarie ad iniziare dalla Corte dei Conti.
Altrettanto grave il comportamento della Regione Sardegna che ha pubblicato il calendario venatorio solo a fine agosto nonostante la legge quadro sulla caccia (Legge n. 157/1992) ne preveda la pubblicazione entro e non oltre il 15 giugno. Lo stesso per la Sicilia che, dopo aver pubblicato alla fine di luglio il calendario venatorio “ordinario” , venerdì 27 agosto pubblica un secondo decreto di modifica che autorizza la caccia in preapertura alla tortora. Piccoli espedienti da “azzeccagarbugli” per cercare di impedire alle associazioni ambientaliste di esercitare nei tempi utili i propri diritti e difendere la fauna selvatica dinanzi al giudice amministrativo.
Caso a parte quello della Toscana, che dopo anni di preapertura alla caccia alla tortora, finalmente quest’anno non la concede. Qui il WWF è costretto a stigmatizzare le dichiarazioni del’assessora Stefania Saccardi, che anziché prendere atto della Direttiva Uccelli che ne vieta la deroga alla caccia, si lamenta della decisione della Regione, quasi scusandosi con i cacciatori per una decisione che-testuali sue parole- non condivide
.“Queste politiche filovenatorie delle Regioni dimostrano la loro incapacità a gestire un patrimonio di tutti senza farsi condizionare dall’interesse di pochi”, conclude Caserta. “Contro queste politiche metteremo in campo tutte le azioni possibili e chiediamo ai cittadini di far sentire la loro voce scrivendo ai propri rappresentanti regionali e appoggiando le attività del WWF nelle varie regioni”.

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