La posizione italiana è importante per assicurare che gli investimenti per la finanza sostenibile vadano davvero per la decarbonizzazione
Difendere la tassonomia europea come strumento trasparente e corente per la finanza sostenibile, respingendo gli assalti di chi vuole allargare le maglie e far rientrare tra gli investimenti sostenibili anche tecnologie che sostenibili non sono affatto, come gas e nucleare: questo l’appello che WWF, Greenpeace, Legambiente e T&E (Transport and Environment) rivolgono al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, e al Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani.
In questi giorni si decide la sorte della Tassonomia per la finanza sostenibile, un sistema di reporting per classificare le attività economiche private e stabilire quali sono ‘green’, ovvero in linea con la strategia UE di decarbonizzazione, e quali no. La Tassonomia dovrebbe fornire alle imprese e agli investitori un riferimento certo perché gli investimenti verdi possano essere prioritari, crescere ed essere monitorati, consentendo così l’attuazione delle misure UE per il clima.La Tassonomia serve dunque a promuovere la diffusione di tecnologie verdi ed innovative, non a finanziare le tecnologie fossili o in altro modo dannose per l’ambiente. Le regole della tassonomia, che al momento escludono gas e nucleare, sono state definite sulla scorta delle raccomandazioni di un Technical Expert Group composto da soggetti prevalentemente provenienti dal mondo della finanza.
Una Tassonomia che includa gas e nucleare, e che quindi non definisca le tecnologie green in maniera chiara ed univoca, sarebbe uno strumento inutile, vanificando gli sforzi che il settore finanziario stesso, ha compiuto negli ultimi anni, allontanerebbe la finanza dagli obiettivi climatici e farebbe retrocedere l’Europa su posizioni meno ambiziose di altri paesi, tra i quali la Russia e la Cina, che hanno rimosso i carburanti fossili dalla propria Tassonomia, con l’obiettivo specifico di allinearli con la Tassonomia UE.
La tassonomia dell’UE sarebbe in contrasto con lo scenario 1,5°C dell’Agenzia Internazionale per l’Energia e minerebbe l’obiettivo climatico dell’UE per il 2030, dato che valutazione d’impatto della Commissione indica che per raggiungere il meno 55%, l’UE deve ridurre il suo uso totale di gas fossile di circa il 30% entro il 2030. Avere il gas nella tassonomia verde porterebbe a più gas, non a meno.
Con la Presidenza G20 e come co-host COP26, l’Italia ha cercato una nuova credibilità sul clima. Assumere una posizione terza rispetto agli interessi pro-nucleari della Francia e quelli pro-gas della Germania, schierandosi favore dell’integrità attuale della Tassonomia può aumentare la credibilità dell’azione del nostro Paese in ambito europeo.