Nuovo sondaggio WWF: le persone sono sempre più preoccupate a fronte di azioni governative ritenute inefficienti. E per l’81% degli intervistati, natura e cambiamento climatico sono tra le questioni politiche più importanti da affrontare
Il prossimo 7 dicembre a Montreal, inizierà la conferenza COP15 delle Nazioni Unite sulla biodiversità. I leader mondiali e i responsabili delle decisioni avranno l’ultima opportunità del decennio per approvare un piano globale per la protezione e il ripristino della natura e cercare di rispettare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile posti dalle Nazioni Unite. Il WWF segnala quanto sia fondamentale in questa occasione riuscire a raggiungere un ambizioso accordo globale per salvare i nostri sistemi di supporto vitale, oppure la salute del nostro Pianeta, da cui dipende la nostra, sarà sempre più a rischio. Per questo ha pubblicato il sul documento di raccomandazioni per un esito positivo della COP15.
La quantità di natura sta diminuendo ad un tasso senza precedenti nella storia umana, con un milione di specie ora minacciate di estinzione. Stiamo diventando sempre più consapevoli di questa crisi: un nuovo sondaggio del WWF, pubblicato lo scorso 29 novembre, mostra che la quantità di persone allarmate dalla rapida perdita di natura nei principali hotspot globali di biodiversità è salita a quasi il 60%, con un aumento del 10% dal 2018*. Inoltre, per l’81% degli intervistati, la natura e il cambiamento climatico sono tra le questioni politiche più importanti da affrontare. Il sondaggio, che riporta interviste a più di 9200 persone in regioni con tassi disastrosi di perdita di biodiversità, ha rilevato che le persone percepiscono come più importanti e determinanti le azioni intraprese a livello politico e sistemico di quanto non siano quelle realizzate dai singoli consumatori.Il WWF sarà a Montreal per chiedere ai governi di adottare un accordo in stile “Parigi”, in grado di guidare un’azione immediata per arrestare e invertire la perdita di biodiversità e raggiungere un mondo nature-positive entro il 2030. Ciò significa avere più natura alla fine del decennio di quanta ne abbiamo adesso.
Ad oggi, più di 90 leader mondiali hanno sottoscritto il Leaders’ Pledge for Nature, impegnandosi a invertire la perdita di biodiversità entro il 2030.
“La biodiversità sta crollando a ritmi allarmantiAbbiamo perso la metà dei coralli d’acqua calda del mondo e foreste delle dimensioni di circa un campo da calcio svaniscono ogni due secondi**. Le popolazioni monitorate di fauna selvatica hanno subito in media un calo di due terzi a livello globale in meno di 50 anni. Il futuro della natura è sul filo del rasoio. Ma la natura è resiliente – e con un forte accordo globale che guidi un’azione urgente può riprendersi…” afferma Marco Lambertini, Direttore Generale, del WWF Internazionale.
“Il fallimento alla COP15 non è un’opzione contemplabile: ci esporrebbe a un rischio maggiore di pandemie, aggraverebbe il cambiamento climatico rendendo impossibile limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e arresterebbe la crescita economica, lasciando le persone più povere ancora più vulnerabili all’insicurezza alimentare e idrica. Per affrontare la crisi della natura, i governi devono concordare un obiettivo nature-positive che unisca tutti nel proteggere la natura rimasta sul pianeta, ripristinando il più possibile e trasformando i nostri settori produttivi affinché lavorino con la natura, non contro di essa. Dopo tante parole, i leader a Montreal dovranno mantenere le promesse fatte a noi e al pianeta”, conclude Lambertini.
I negoziati sono allo stadio finale di quello che è stato un lungo percorso durato quattro anni, che ha visto numerosi ritardi a causa della pandemia.
“I leader devono affermare forte e chiaro che la crisi della natura può e deve essere affrontata contestualmente alle attuali esigenze socio-economiche, anch’esse urgenti. Devono incaricare i ministri e negoziatori di tradurre gli impegni presi finora in obiettivi ambiziosi durante i negoziati, impegnandosi a trovare un terreno comune su questioni delicate come i finanziamenti- afferma Isabella Pratesi, direttrice Programma Conservazione WWF Italia-. Nel 2020 abbiamo toccato con mano i risultati devastanti del fallimento nel raggiungere gli ‘Obiettivi di Aichi’ del decennio 2010-2020, il secondo in cui il mondo non è riuscito a raggiungere alcun obiettivo globale sulla biodiversità. Non possiamo permetterci di buttare un altro decennio, lasciando la porta aperta all’inadempienza dei governi e alla sofferenza umana. Ciò significa che i negoziatori devono sedersi al tavolo pronti a sottoscrivere un accordo chiaro che fornisca i finanziamenti necessari – con i paesi sviluppati che sostengono gli sforzi di conservazione dei paesi in via di sviluppo – e un forte meccanismo di attuazione e monitoraggio per garantire l’implementazione del nuovo quadro globale per la biodiversità e dei suoi obiettivi”.
Il WWF sottolinea che un forte meccanismo di attuazione – che richieda ai paesi di rivedere i progressi rispetto agli obiettivi e aumentare l’azione laddove necessario – è un elemento essenziale del nuovo accordo, al fine di garantire un’azione reale sul campo.