Siamo venuti a Glasgow aspettandoci dai leader globali un accordo che prevedesse un cambio di passo nella velocità e nella portata dell’azione climatica. Anche se questo cambio di passo non è arrivato, e il testo concordato sia lontano dalla perfezione, secondo il WWF ci stiamo muovendo nella giusta direzione.
I governi dovevano fare progressi per risolvere tre grandi lacune: la mancanza di obiettivi di riduzione delle emissioni nel breve periodo, la mancanza di regole per fornire e monitorare i progressi fatti, e l’insufficiente finanziamento all’azione climatica necessaria per indirizzare il mondo verso un futuro più sicuro.
Il WWF riconosce che alcuni progressi sono stati fatti. Ora i Paesi hanno nuove opportunità per realizzare ciò che sanno che deve essere fatto per evitare la catastrofe climatica. Ma se non faranno leva sull’attuazione concreta dell’azione per il clima e non mostreranno risultati sostanziali, la loro credibilità sarà sempre a rischio.
La COP26 si è conclusa oggi con decisioni deboli in una serie di aree importanti, tra cui l’adattamento, il cosiddetto Loss and Damage (perdite e danni) e la finanza climatica. Occorre però riconoscere che nel testo ci sono degli appigli significativi che i paesi possono sfruttare per aumentare le proprie ambizioni climatiche a breve termine e per implementare politiche climatiche vincolanti.
Questa COP per la prima volta menziona i sussidi ai combustibili fossili in un testo finale approvato. Questo è un elemento importante, così come il riconoscimento della necessità di accelerare gli investimenti in energia pulita, garantendo allo stesso tempo una giusta transizione. Il primo testo è stato ben accolto dal WWF, che però è rimasto profondamente deluso dall’annacquamento del linguaggio sul carbone che è passato da phase-out a phase-down per un singolo paese, l’India. Il WWF sottolinea che sono necessari un linguaggio forte, nonché scadenze e modi di operare chiari se si vuole raggiungere la transizione necessaria da tutti i combustibili fossili. I paesi sanno che non si potrà mai risolvere la crisi climatica senza una profonda decarbonizzazione in ogni settore, azioni concrete per fermare la perdita della natura, e un restauro su larga scala.
Il WWF accoglie con favore la richiesta di un’accelerazione a breve termine degli impegni per il clima entro il 2022. Siamo nel mezzo di un’emergenza climatica, ma ancora in tempo. Con un riscaldamento ben al di sopra dei 2°C, secondo recenti analisi, il futuro sarà catastrofico per milioni di persone e per la natura. I paesi devono raggiungere collettivamente il 50% di riduzione di CO2 entro il 2030 e innalzare i propri impegni di conseguenza nel 2022 rispettando l’obiettivo di 1,5°C.
È importante il fatto che il testo finale riconosca il ruolo critico della natura nel raggiungimento dell’obiettivo di 1,5°C, incoraggi i governi a incorporare la natura nei loro piani climatici nazionali e stabilisca un dialogo annuale sugli oceani per la mitigazione basata sugli oceani.
La natura è veramente arrivata alla COP26. I leader stanno finalmente riconoscendo che l’azione per proteggere e ripristinare la natura deve essere al centro della nostra risposta alla crisi climatica, insieme ad una completa trasformazione del sistema energetico. Il riconoscimento del ruolo della natura da parte della COP26 deve spingere tutti i paesi a considerare il contributo della natura nei loro piani climatici nazionali, anche nell’adattamento.
Il WWF sottolinea il contributo che le soluzioni basate sulla natura hanno nell’aumentare la resilienza dei più vulnerabili e nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tutto questo deve essere fatto insieme ai custodi locali della natura, specialmente le popolazioni indigene e le comunità locali, in prima linea e al centro di questa agenda. Il concetto di soluzioni basate sulla natura è stato rimosso dal testo finale a Glasgow e deve essere ripreso alla COP27 a Sharm El Sheikh.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, a Glasgow per seguire la COP26, conclude: “Mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C è ancora possibile solo intensificando la risposta globale alla crisi climatica. Ma la finestra temporale che resta si sta chiudendo velocemente, quindi è tempo che i leader mondiali mantengano tutte le loro promesse per garantire un futuro sicuro e piacevole a tutti. Glasgow è stato un punto di partenza e non di arrivo. Dobbiamo tutti lavorare perché la crisi climatica venga affrontata, in ogni ambito, con la rapidità e l’incisività necessarie: nessuno è al sicuro e abbiamo tutti troppo da perdere, noi e il Pianeta”.