Stagione caratterizzata ancora dall’illegalità e provvedimenti illegittimi delle regioni
Associazioni unico argine alla caccia selvaggia: vinti il 90% dei ricorsi
Il 31 gennaio si chiuderà la stagione di caccia 2021/22. Finalmente gli animali selvatici potranno avere qualche di mese di tregua dal piombo dei cacciatori e i veri amanti della natura potranno rivivere gli spazi naturali senza correre il rischio di essere impallinati.
Anche in questi ultimi giorni di apertura agli spari non mancano le notizie di uccisioni illegali di fauna selvatica da parte di cacciatori di frodo rilevate in tutta la Penisola grazie all’attività di controllo delle autorità preposte alla vigilanza venatoria (Carabinieri forestali, Polizie provinciali e guardie volontarie delle associazioni ambientaliste) che si aggiungono alle numerosissime operazioni portate a termine nel corso dell’anno. Da ultimo, si segnala una vera propria strage di uccelli acquatici compiuta da sei cacciatori di frodo nella laguna di Grado dove sono stati abbattuti circa 350 animali tra cui 150 Fischioni (Mareca penelope). Secondo dati Birdlife International, con 5,6 milioni di uccelli uccisi illegalmente ogni anno, l’Italia è la seconda classificata nel triste campionato del bracconaggio nel bacino del Mediterraneo, subito dopo l’Egitto.
“Nonostante la costante diminuzione dei cacciatori italiani, la caccia continua rappresentare una delle principali cause di perdita di biodiversità e diffusione delle illegalità – commenta Dante Caserta, Vice Presidente WWF Italia-. Uno studio commissionato dal WWF dimostra come in coincidenza del periodo di apertura della caccia aumenta in maniera esponenziale il numero di esemplari appartenenti a specie protette (soprattutto rapaci) che vengono ricoverati nei centri di recupero animali selvatici dell’Associazione, come Vanzago e Valpredina, in Lombardia”.
In un contesto così grave le Associazioni di protezione ambientale rappresentano un imprescindibile presidio di legalità ambientale. Il WWF Italia in questi trent’anni dall’approvazione della Legge sulla tutela della fauna selvatica e la disciplina della caccia (L. 157/1992) ha condotto importanti battaglie, attivando centinaia di denunce, ricorsi amministrativi contro provvedimenti regionali e costituzioni di parte civile in processi penali per reati venatori grazie al contributo della rete di Avvocati del Panda oltre alle migliaia di ore di vigilanza delle Guardie volontarie.
Anche quest’anno si sono susseguiti i pronunciamenti di Tribunali Amministrativi Regionali che, da un capo all’altro dello Stivale, hanno confermato ancora una volta, nel 90 per cento dei casi, come le Regioni siano succubi delle pressioni venatorie e non esitino a sacrificare l’inestimabile patrimonio comune di biodiversità per favorire gli interessi di pochi, determinando, peraltro, un inaccettabile sperpero di denaro pubblico necessario ad emanare provvedimenti amministrativi e legislativi destinati ad essere dichiarati illegittimi nelle sedi giudiziarie per violazione dei principi fondamentali di tutela dell’ambiente e della fauna selvatica. Un chiaro esempio è quello della Tortora selvatica, una specie in via di estinzione ma nonostante ciò dichiarata cacciabile dalla gran parte delle regioni, addirittura in maniera anticipata rispetto alla data di apertura generale della caccia e che solo grazie alle pressioni ed ai ricorsi del WWF e delle altre associazioni quest’anno è stata risparmiata dalle fucilate.
Un ulteriore esempio dell’ingiustificabile atteggiamento delle regioni è quello del Veneto che, nonostante un record di cinque sconfitte davanti al TAR in uno stesso anno, ha emanato pochi giorni fa un piano faunistico venatorio orientato ad aumentare le concessioni ai cacciatori piuttosto che salvaguardare gli habitat, le specie e le rotte di migrazione ma simili approcci sono adottati da regioni tra cui la Lombardia, la Toscana, la Liguria, la Sicilia e le Marche.
E questo senza considerare il drammatico bilancio di persone che muoiono o restano ferite a causa della caccia. Centinaia di morti e feriti solo negli ultimi anni che fanno della caccia una attività ludica pericolosissima non solo per chi la pratica, ma anche per incolpevoli escursionisti, cercatori di funghi, contadini o allevatori che hanno la sfortuna di essere coinvolti in “incidenti” di caccia.
L’Unione Europea ha più volte sollecitato l’Italia ad adottare misure concrete di contrasto alle illegalità venatorie mirate, in particolare, ad adottare sistemi più efficaci di raccolta dati, implementare il personale deputato alla vigilanza attualmente ridotto a poche unità e modificare la legislazione vigente aumentando le sanzioni attualmente inefficaci a contrastare i crimini contro la fauna selvatica. Nulla però è stato ancora fatto.
Per questa ragione la Commissione Europea ha finanziato il progetto Life SWiPE, di cui il WWF Italia è partner assieme ai WWF di altri 12 Paesi europei e importanti partner istituzionali, che punta proprio a rendere più efficaci le azioni di contrasto ai crimini contro la fauna selvatica, migliorando la consapevolezza e la capacità delle autorità pubbliche, anche attraverso il potenziamento dello scambio di conoscenze e l’aumento della cooperazione nazionale e transfrontaliera.