Il nuovo Comitato tecnico faunistico-venatorio nazionale rischia di essere fortemente condizionato dalle associazioni dei cacciatori
Domani, giovedì 27 aprile, la Conferenza Stato-Regioni è chiamata ad esprimere il proprio parere sullo schema di un decreto proposto dal Ministro Lollobrigida per la ricostituzione del Comitato Tecnico Faunistico-Venatorio Nazionale (CTFVN) previsto dall’art. 8 della legge n. 157/1992 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e sul prelievo venatorio”.
Il WWF Italia auspica che la Conferenza Stato-Regioni non assecondi le intenzioni del Ministro Lollobrigida ed esprima un parere negativo sulla bozza di decreto presentato.
Infatti, lo schema proposto dal ministro contiene l’ennesimo regalo alle associazioni dei cacciatori che verrebbero ad assumere un ruolo predominante nella composizione di questo Comitato.
Nelle motivazioni della bozza di decreto trasmessa alla Conferenza Stato-Regioni si legge che “per esigenze di semplificazione e snellimento dell’azione amministrativa, nonché di incremento della efficienza ed efficacia” del Comitato, si ritiene necessario “prevederne la ricostituzione con una composizione rappresentativa più snella ed efficace, rispetto a quella originariamente prevista”.
Peccato però che questa volontà di semplificazione non riguardi anche la componente dei cacciatori. Nel decreto proposto dal Ministro Lollobrigida, infatti, per tutte le altre categorie si registrano delle riduzioni rispetto alle previsioni contenute nella legge n. 157/1992: i rappresentanti del Ministero dell’Agricoltura, del Ministero dell’Ambiente, delle Regioni e delle Province passano da tre ad uno per ogni categoria e le associazioni ambientaliste addirittura scendono da quattro ad un solo rappresentante. Invece, i rappresentanti delle associazioni dei cacciatori da nominare sono tre finendo dunque per essere la componente più numerosa, a cui si aggiungono anche quelli dell’Ente nazionale per la cinofilia italiana e del Consiglio internazionale della caccia e della conservazione della selvaggina. Incredibilmente un solo posto è assegnato all’ISPRA che invece dovrebbe costituire la voce scientifica nel Comitato.
Al di là delle valutazioni circa la legittimità di un decreto ministeriale che finirebbe per modificare una legge (L.157/92), ciò che preoccupa è il pensiero del ministro di trattare la gestione faunistica come qualcosa che riguarda solo i cacciatori. La volontà di andare incontro alle istanze più estremiste della lobby delle doppiette emerge persino nella composizione di un comitato consultivo che, peraltro, non avrebbe neppure ragione di esistere dato che le indicazioni sulla gestione faunistica devono essere fornite da un organismo scientifico come l’ISPRA.
Il ministro Lollobrigida si sta caratterizzando come il “ministro della caccia” dimenticando evidentemente che la fauna non è una proprietà della sempre più marginale minoranza dei cacciatori, ma rappresenta invece un “patrimonio indisponibile dello Stato” da tutelare nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale (art. 1 della legge n. 157/1992).