Il WWF chiede ai leader globali di attuare un vero e proprio “reset verde”, e gli chiede di guardare negli occhi i loro figli e nipoti
Inizia domani a Roma il G20, forum che riunirà i leader delle principali economie mondiali in una due giorni che avrà come temi chiave, tra gli altri, il contrasto alla pandemia di Covid-19 e la crisi climatica, focus poi della COP26 sul Clima dell’ONU, al via proprio domenica a Glasgow. Per prevenire future pandemie globali, affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità e le principali disuguaglianze, è necessario intraprendere subito un percorso verso un mondo equo, “nature-positive”, con più natura, e a zero emissioni di carbonio. Il WWF invita i leader che si recheranno a Roma per il G20 e poi a Glasgow per la COP26 e quelli che interverranno via web, a guardare negli occhi i propri figlie e nipoti, prima di partire o collegarsi: oggi possono e devono agire anche per conto delle generazioni che rischiano di vedere gli sconvolgimenti peggiori del nostro Pianeta. Come dice lo slogan del WWF, insieme è possibile (Together possibile).
Proprio per preparare il mondo a prevenire e affrontare possibili future pandemie e al fine di garantire uno sviluppo sostenibile per tutti, in occasione del G20 il WWF chiede ai leader globali di attuare un vero e proprio “reset verde”, includendo nei loro accordi azioni tangibili su Clima e Natura, attraverso 4 sforzi chiave:
1) Assicurare impegni climatici ambiziosi (NDCs allineati a 1,5°C e obiettivi di azzeramento delle emissioni a lungo termine), mantenere la promessa dei Paesi sviluppati di aiutare i Paesi vulnerabili con il finanziamento di 100 miliardi di dollari l’anno sino al 2025, iniziare l’uscita dai combustibili fossili, a cominciare dal carbone, fissare una scadenza immediata per l’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili.
2) Promuovere strumenti finanziari (ad esempio tassonomie verdi) e informazioni sui rischi (divulgazione obbligatoria dei rischi climatici inclusa la divulgazione dei rischi legati alla Natura), che porranno le basi per un mondo equo, rispettoso della natura e del clima.
3) Ottenere sostegno per impegni forti, efficaci e ambiziosi su scala planetariacoerenti con il Global Goal for Nature; A Nature Positive World con cui si chiede di fermare e invertire la curva della perdita di natura entro il 2030.
4) Come ultima richiesta c’è quella di adottare azioni specifiche e concrete per tenere in considerazione la Natura e il Clima in tutti i settori dell’economia, compresa la transizione verso modelli di produzione e di consumo e sistemi agricoli e alimentari rispettosi della natura, eliminare la deforestazione, prevenire le estinzioni, proteggere e ripristinare oceani e coste.
I paesi del G20 rappresentano il 60% della popolazione globale, e sono responsabili insieme del 78% delle emissioni globali di gas serra (Emissions Gap Report 2021 | UNEP – UN Environment Programme), dunque devono avere un ruolo primario nell’affrontare la crisi climatica e nel fermare la perdita di natura.
Le misure nazionali intraprese dai singoli paesi del G20, attraverso i Nationally Determined Contributions (NDCs) –che dovranno essere presentati alla COP26 di Glasgow- le azioni sulla natura e sui sistemi alimentari avranno un impatto importante, ma lo stesso vale per le strategie globali.
La scelta di investire in un’economia positiva per il clima e per la natura permetterà di creare nuovi posti di lavoro e prosperità per molti, ora e a lungo termine. È preoccupante, però, che la risposta delle economie del G20 alla crisi del Covid-19 finora sia stata troppo spesso quella di rafforzare gli investimenti negativi e dannosi che peggiorano le condizioni attuali della natura e del clima. La maggior parte dei governi del G20, infatti, ha scelto di non usare incentivi economici per migliorare la natura o affrontare il cambiamento climatico: circa il 70% dei pacchetti di stimolo annunciati sta portando i paesi del G20 lontano da una transizione a basse emissioni di carbonio e nature positive.
Per avere una possibilità di raggiungere l’obiettivo di 1,5°C fissato dall’Accordo di Parigi e fermare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030, abbiamo bisogno che i paesi del G20 siano alla guida di questa transizione, partendo dai sistemi energetici basati su tecnologie rinnovabili e sostenibili fino alla trasformazione della produzione di cibo per il pianeta evitando la deforestazione, la conversione dei pascoli, la perdita e il degrado delle mangrovie e l’esaurimento della pesca. Tutto questo sarà possibile solo se i flussi finanziari saranno allineati con gli obiettivi di un mondo a zero emissioni di carbonio, nature positive ed equo.