I piani marittimi nazionali sono disallineati sia all’interno che all’esterno dei confini, non tengono conto dei cambiamenti climatici e non sono in grado di raggiungere gli obiettivi in materia di energie rinnovabili e di protezione dell’ambiente marino
In aprile 2021, il WWF ha pubblicato il documento ‘Ecosystem-Based Maritime Spatial Planning in Europe and how to assess it’ (MSP-tool) per valutare se e come i paesi dell’UE avessero implementato l’approccio ecosistemico all’interno dei loro piani PSM (Pianificazione dello Spazio Marittimo). Dopo aver analizzato il Mar Baltico, il Mare del Nord, e il Nord-Est Atlantico, il WWF pubblica un nuovo report dove analizza anche le performance dei paesi europei nel Mediterraneo.
La valutazione evidenzia come i paesi UE del Mediterraneo siano in forte ritardo nell’applicazione dell’approccio ecosistemico ai propri piani di gestione dello spazio marittimo. Inoltre, 4 paesi su 8 (Italia, Grecia, Cipro e Croazia) non hanno potuto essere valutati in quanto non hanno ancora attuato i piani per le loro aree marittime e sono oggetto di procedure di infrazione da parte della Commissione Europea per la mancata preparazione di questi piani, la cui scadenza legale era prevista per il 31 marzo 2021.
Tra gli Stati membri valutati dal WWF, la Slovenia ha ottenuto il punteggio più alto, ma solo con un risultato parziale (del 56%) nell’applicazione dell’approccio ecosistemico alla gestione del proprio spazio marittimo. Se i piani incompleti fossero stati inclusi nell’analisi con un punteggio dello 0% (dato che non sono stati attuati), il punteggio medio regionale per l’approccio ecosistemico alla PSM sarebbe sceso dal 45% al 22%.
Il rapporto evidenzia che nessuno degli Stati membri del Mediterraneo sta facendo progressi sufficienti per raggiungere l’obiettivo del Green Deal Europeo di aumentare la quota di energia rinnovabile al 40%entro il 2030. Ciò richiederà ulteriori sforzi per pianificare adeguatamente i siti per lo sviluppo di energia rinnovabile offshore, rispettando gli standard ambientali e la legislazione dell’UE, e bilanciando il progresso dell’energia onshore. Purtroppo, il rapporto del WWF sottolinea che l’Italia, insieme a Cipro, sta ancora destinando spazi per l’estrazione di combustibili fossili, mentre ritarda l’assegnazione di aree idonee per lo sviluppo dell’energia eolica offshore.
Inoltre, nessun piano nazionale ha affrontato con successo le incertezze spaziali e temporali dei cambiamenti climatici, nonostante la vulnerabilità della regione all’innalzamento del livello del mare e all’aumento della temperatura.
Una categoria della valutazione in cui la regione (bacino Mediterraneo) ha ottenuto un punteggio particolarmente basso (media del 12,5%) è la cooperazione transfrontaliera per una pianificazione, un monitoraggio e un’applicazione efficaci. Senza di essa, qualsiasi sforzo nazionale per raggiungere il buono stato ambientale del Mar Mediterraneo non avrà successo. Una buona cooperazione è particolarmente importante per garantire che vengano salvaguardati, adesempio, i corridoi di migrazione dei mammiferi marini, attualmente sanciti dal RepowerEU, affinché siano effettivamente rispettati, sia a livello nazionale, siaregionale.
Inoltre, la mancanza di partecipazione pubblica nel processo di pianificazione è considerata un grave errore, soprattutto in una regione che dipende largamente dalle piccole imprese, trascurando importanti stakeholder come i pescatori artigianali, che rappresentano ben l’82% della flotta mediterranea dell’UE.
Il WWF chiede l’istituzione di un gruppo di lavoro regionale per promuovere un approccio basato sugli ecosistemi nella pianificazione dello spazio marittimo, al fine di affrontare la crisi climatica e della biodiversità e proteggere i mezzi di sussistenza marittimi per le generazioni future.