Il Parlamento e le associazioni dell’agroindustria si preparano a sdoganare la sperimentazione in campo aperto dei nuovi OGM
La Coalizione Italia Libera da OGM, formata da 32 associazioni contadine, ambientaliste, consumatori e del biologico accoglie con preoccupazione l’annuncio dell’approvazione entro l’autunno 2023 di due proposte di legge che consentiranno la sperimentazione in campo dei nuovi OGM (NGT), senza aspettare le eventuali disposizioni europee in materia.
La roadmap è stata tracciata il 14 marzo durante la presentazione del Position Paper “Nuove tecniche genomiche genome editing e cisgenesi” realizzato dal CREA in collaborazione con Assobiotec, la branca di Federchimica che raduna un centinaio di industrie attive nel campo della biotecnologia. L’evento, intitolato “Per un’agricoltura produttiva, sostenibile e competitiva: Il contributo della genetica vegetale avanzata”, ha visto la riproposizione di tutti gli argomenti tipici dell’arsenale retorico utilizzato negli ultimi 30 anni dai promotori prima degli OGM, ora dei nuovi OGM ottenuti con le cosiddette New Genomic Techniques (NGT), rinominate TEA in Italia, e presentate dai promotori come panacea di tutti i problemi ambientali che affliggono l’agricoltura. La Coalizione Italia Libera da OGM ritiene grave che l’istituzione pubblica, che dovrebbe fornire indicazioni agli agricoltori sulla base di una seria ed approfondita base documentale, si faccia portavoce di interessi industriali, in un evidente conflitto d’interesse.
I prodotti delle NGT/TEA vengono definiti dai promotori delle proposte di legge, depositate dal Presidente della 9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare) Senatore Luca De Carlo e dal Segretario della XIII COMMISSIONE (AGRICOLTURA) alla Camera Raffaele Nevi, come non equiparabili agli OGM e assimilabili a varietà derivate da mutazioni naturali o selezione tradizionale. Non solo, gli viene attribuito il potere di risolvere tutti i problemi ambientali in gran parte connessi e causati dall’agricoltura industriale, dall’uso indiscriminato dei pesticidi al cambiamento climatico e alla siccità.
Per le associazioni della Coalizione “Italia Libera da OGM” questa retorica si basa su imprecisioni scientifiche e su una visione politica anti ecologica e antisociale, schiacciata sugli interessi delle imprese sementiere e agroindustriali controllate dalle multinazionali, oltre che quelli di una piccola parte del mondo della ricerca pubblica, che spera in nuovi finanziamenti, instaurando pericolosi legami con il settore privato. Queste nuove biotecnologie, infatti, avranno come primo e unico beneficio l’aumento del potere e del controllo delle potenti lobby dell’agroindustria sulle filiere agroalimentari nel nostro Paese. Inoltre, le sentenze della Corte di Giustizia dell’UE hanno ribadito come le NGT non possano essere considerate fuori dal perimetro della Direttiva 2001/18/CE, che definisce gli OGM e li regola, obbligandoli a valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura. Intanto la ricerca sul biologico latita e vede bloccati in pastoie burocratiche i finanziamenti già deliberati ormai da qualche anno. In base a questa normativa, fra l’altro, l’Italia ha esercitato la facoltà di vietare la coltivazione di OGM sul proprio territorio, con il favore della grande maggioranza dei consumatori e mantenendo la distintività della sua produzione agricola nel mondo. La maggioranza del Parlamento, ora, intende invece stracciare la regolamentazione attuale, creando le condizioni per portare sulle tavole degli italiani i nuovi OGM, con il pericolo che per i consumatori sia impossibile scegliere di evitarli se non saranno correttamente etichettati.
La maggior parte degli argomenti che i Parlamentari e i rappresentanti del CREA porta a sostegno della necessità di deregolamentare i nuovi OGM si ritrovano nelle linee guida per la comunicazione diffusa dall’International Seed Federation (Federazione Internazionale dei Sementieri): la campagna promozionale “Building on Success”, condotta negli ultimi cinque anni dall’industria sementiera, tenta di equiparare manipolazione di laboratorio e mutazioni spontanee che avvengono in natura. Nessun accenno viene invece fatto all’importanza di rintracciare le centinaia di mutazioni fuori bersaglio che queste biotecnologie provocano.
Diversi lavori scientifici dimostrano che l’editing del genoma – in modo diverso rispetto alle mutazioni che avvengono in natura – può infatti generare molteplici cambiamenti del DNA oltre alla mutazione desiderata: mutazioni off target, delezioni ed inserzioni cosi come riarrangiamenti non desiderati del DNA, cromotripsi (frammentazione di un cromosoma o di una sua regione) e inserzioni di DNA esogeno non sono l’eccezione, ma la regola delle NGT. Il problema, denunciato da più parti, è che gli effetti fuori bersaglio ad oggi non vengono studiati né cercati con rigore scientifico in nome della tanto proclamata precisione del metodo e per la fretta di brevettare i prodotti o i processi di creazione di questi nuovi OGM. Permangono quindi lacune conoscitive enormi sui reali rischi e minacce legate ai nuovi OGM per la biodiversità selvatica, gli ecosistemi e la salute.
Ci troviamo di fronte a una politica che risponde alle pressioni dell’agroindustria, accettando una scienza che rinuncia al rigore e al metodo, saltando passaggi doverosi per aprire all’industria nuovi spazi di profitto attraverso brevetti e privative.
L’eventuale introduzione dei nuovi OGM nel settore agroalimentare italiano metterebbe profondamente a rischio la qualità e la resilienza dell’intero comparto rafforzando un modello di agricoltura industriale che necessita di input esterni che impattano sia sulla salute umana che sull’ambiente, oltre a indebolire la resilienza dell’agricoltura, standardizzare i prodotti e appiattire l’agrobiodiversità. Quello che gli impegni internazionali e, soprattutto, sempre più cittadini in tutto il mondo chiedono, è invece un’agricoltura realmente sostenibile e agroecologica, che tuteli la biodiversità e le risorse e fornisca cibo sano e di buona qualità, come stanno già facendo i produttori biologici e biodinamici.
La Coalizione Italia Libera da OGM chiede quindi alla politica di scegliere la strada sicura per tutti: la ricerca pubblica deve essere finanziata e portata avanti, ma deve essere trasparente, adoperandosi a dimostrare i rischi delle innovazioni tecnologiche prima di scegliere di compromettere la filiera libera da OGM avallando la coltivazione in pieno campo dei prodotti NGT.