WWF: Tutto il ricavato di gas e petrolio di aziende italiane in Libia alle popolazioni colpite
Gli effetti sconvolgenti della crisi climatica colpiscono tutti, ma per i più fragili diventa una tragica e devastante trappola mortale
Il WWF esprime profonda vicinanza e solidarietà alle popolazioni libiche colpite dalle spaventose conseguenze del ciclone Daniel.
Il ciclone Daniel è stato il sicario, ma i mandanti delle devastanti alluvioni che hanno provocato migliaia e migliaia di vittime in Libia (cifre sconvolgenti) sono il cambiamento climatico, la cattiva o inesistente pianificazione del territorio e la mancanza di sistemi di allerta.
Il ciclone Daniel imperversa nel Mediterraneo da giorni, ha provocato alluvioni epocali in Grecia, dove ha messo KO un quarto della produzione agricola del Paese, in Turchia e in Bulgaria. Ma in tutti questi Paesi, il numero delle vittime è stato comunque relativamente limitato perché hanno funzionato i sistemi di allerta. In Libia, la furia del ciclone è stata alimentata da un mare da mesi molto caldo e in più, con le strutture estremamente carenti e il territorio edificato in modo non pianificato, è intervenuto su una situazione molto fragile.
Siamo in attesa dell’esame da parte degli scienziati per stabilire di preciso il ruolo avuto dal cambiamento climatico nell’intensità estrema del ciclone, ma è comunque certo che il mare estremamente caldo nelle acque superficiali sia l’energia cui il ciclone ha attinto per rafforzarsi.
La maggior parte dei libici vive in aree costiere a rischio di inondazioni con l’innalzamento del livello del mare. Quanto accaduto in Grecia, Bulgaria, Turchia e da ultimo in Libia è proprio la rappresentazione della portata della minaccia rappresentata dalla crisi climatica: gli effetti sconvolgenti colpiscono tutti, ma per i più fragili diventa una tragica e devastante trappola mortale.
Purtroppo, la morsa delle catastrofi climatiche miete vittime soprattutto tra chi non ha soldi per case solide e lontane da aree a rischio scavando un inesorabile spartiacque tra ricchezza e misera, vita e morte: una forbice sempre più aperta che segna il destino tra chi sopravviverà e chi si gioca la vita. Sappiamo già che tutto questo spingerà un‘umanità sempre più disperata a giocarsi il tutto per tutto per tentare di sopravvivere e dare un futuro alla propria famiglia. Non dobbiamo quindi stupirci se le migrazioni umane continueranno con sempre più disperazione a bussare alle nostre porte, con il loro carico di sofferenza e dolore. Quelle porte non potranno che essere aperte nella consapevolezza che chi fugge è vittima delle nostre azioni e dei nostri consumi.
Ci auguriamo che le aziende italiane che oggi sfruttano le risorse naturali libiche, innanzi tutto gas e petrolio, devolvano tutto il ricavato, almeno dell’ultimo anno, nei soccorsi diretti alla popolazione, affidandoli ad agenzie ONU e ONG attendibili per fare in modo che arrivino davvero alle persone che ne hanno bisogno.