WWF: Pichetto Fratin cancelli la deroga, Zaia e Bonaccini intervengano
Da parte del Governo va avanti l’opera di delegittimazione del ruolo delle aree protette nella conservazione e nella valorizzazione del patrimonio naturale. Se lo scorso anno era stata la volta della norma “caccia selvaggia”, contenuta nella Legge di Bilancio 2023, che metteva a rischio la fauna selvatica anche nei parchi, lo scorso 9 dicembre è stata presentata una norma “trivella selvaggia”, contenuta nell’art. 2 dell’ultimo decreto-legge “Energia” (DL n. 181/2023).
Norma che prende di mira i siti marini dell’Alto Adriatico della rete Natura 2000, tutelati dall’Europa, consentendo di trivellare per estrarre gas anche tra le 9 e le 12 miglia dalla costa nello spazio di mare compreso tra il quarantacinquesimo parallelo (Taglio di Po – Provincia di Rovigo) e il parallelo distante 40 km a Sud (all’altezza di Comacchio – Provincia di Ferrara), in un tratto di mare che finora era anche stato considerato offlimits.
Nello specifico, la norma contenuta nell’art. 2, comma 3 del Decreto “Energia” consente di derogare da quanto stabilito all’art. 6, comma 17, primo periodo del Codice Ambiente (D.lgs. n. 152/2006) che vieta le attività di prospezione, ricerca e coltivazione all’interno delle aree marine e costiere a qualsiasi titolo protette per scopi di tutela ambientale in virtù di leggi nazionali, regionali e in attuazione di atti e convenzioni dell’Unione Europea e internazionali, proteggendo così gli stessi siti marini di interesse comunitario della rete Natura 2000.
Nell’area individuata dal Governo per le trivellazioni, dove persiste anche il rischio subsidenza, ci sono due importanti SIC marini, entrambi tra le 6 e le 12 miglia dalla costa che si susseguono senza soluzione di continuità, istituti sulla base della individuazione delle Regioni competenti: il SIC “Adriatico Settentrionale Veneto – Delta del Po” – IT3270025 (estensione complessiva 22.500 ettari) e il SIC “Adriatico settentrionale Emilia Romagna” – IT4060018 (estensione complessiva 31.500 ettari). In questi siti sono vietati gli interventi, le attività e le opere che possano compromettere la salvaguardia dell’ambiente marino tutelato con particolare riguardo alle specie di interesse comunitario di cui alla Direttiva Habitat: nello specifico la tartaruga marina (Caretta caretta) e il delfino tursiope (Tursiops truncatus)
“Chiediamo al Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin di presentare un emendamento soppressivo della deroga prima della conversione in legge del decreto “Energia” e ci appelliamo ai governatori del Veneto, Luca Zaia e dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini perché intervengano in difesa dei SIC marini individuati dalle loro rispettive Regioni” – dichiara Luciano Di Tizio, presidente del WWF Italia – “Sarebbe un paradosso che a due anni dalla riforma della Costituzione si faccia carta straccia della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi (nuovo art. 9 Cost.) e non si tenga conto che l’iniziativa economica non deve recare danno all’ambiente (nuovo art. 41 Cost.)”.