L’agricoltura italiana rischia di perdere il treno della transizione ecologica
Ritardi, ostacoli e marginalizzazione degli strumenti per la promozione dell’agroecologia dimostrano il disinteresse per un’autentica transizione ecologica dell’agricoltura: il caso esemplare del biologico
La Legge nazionale sull’agricoltura biologica è ferma alla Camera dei Deputati dopo aver concluso il suo iter, il nuovo Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari è scomparso dai radar, mentre il vecchio Piano è scaduto dal febbraio 2019. L’agricoltura biologica è marginalizzata nella redazione del Piano Strategico Nazionale della PAC post 2022. Bastano questi indicatori perché il WWF Italia lanci l’allarme sull’evidente rinuncia del nostro Paese ad intraprendere con convinzione la strada per una vera transizione ecologica della nostra agricoltura, puntando sull’agroecologia.
Lo sviluppo dell’agricoltura biologica e la riduzione dell’uso dei pesticidi sono due obiettivi prioritari del Green Deal europeo, declinati nelle due Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, entrambi strumenti ignorati e sottovalutati in modo evidente dai nostri decisori politici e dalle Amministrazioni dello Stato e delle Regioni. Eppure l’Italia resta uno dei maggiori produttori, trasformatori ed esportatori di prodotti biologici in Europa, con il 15,6% della superficie agricola utilizzata certificata in biologico e nel 2020 un aumento del 4% dei consumi delle famiglie di prodotti biologici, incremento che sale al 10% nel settore della ristorazione e all’11% per le sole esportazioni all’estero.
Nonostante questi oggettivi risultati l’agricoltura biologica resta nelle decisioni politiche e nella programmazione nazionale della futura PAC la “Cenerentola” di turno, con preoccupanti lacune e inadempienze nell’attuazione di Direttive comunitarie, ignorando le Strategie UE “Farm to Fork” e “Biodiversità” ma anche il Piano di Azione europeo per il biologico. Sembra evidente che per il nostro Governo e Parlamento la promozione dell’agricoltura biologica non sia una priorità, rinunciando ad obiettivi ambiziosi non solo per la tutela dell’ambiente ma anche per la competitività delle aziende agricole e il reddito degli agricoltori. E’ dimostrato dai dati il valore aggiunto del biologico anche per la sostenibilità economica delle aziende agricole.
Il WWF ritiene realistico per l’Italia puntare al 30% della superficie agricola utilizzata (SAU) certificata in biologico entro il 2027, termine della nuova programmazione della PAC post 2022, per puntare al 40% della SAU entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo ambizioso servono non solo risorse finanziarie adeguate, garantendo almeno 900 milioni di euro/anno nella futura PAC attuata in Italia attraverso il Piano Strategico Nazionale, ma anche adeguati strumenti normativi e tecnici. Per questo il WWF rivolge un appello alla Camera dei Deputati per la rapida approvazione della Legge nazionale sul biologico prima del semestre bianco determinato dalla prossima elezione del nuovo Presidente della Repubblica. L’Associazione ai ministeri competenti (Agricoltura, Transizione Ecologica e Salute) la presentazione ed attuazione del nuovo Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, recependo l’obiettivo della riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi entro il 2030.
L’Italia non può permettersi il lusso di perdere il treno della transizione ecologica della sua agricoltura e per questo il WWF auspica un cambio di rotta ed una accelerazione delle decisioni a supporto dello sviluppo dell’agricoltura biologica nel nostro Paese.