Salviamo il biologico

Le Associazioni del biologico italiano non possono rassegnarsi a convivere con i pesticidi

Il WWF Italia è molto preoccupato per le posizioni favorevoli o ambigue delle maggiori Associazioni del biologico italiano, FederBio, AIAB, AnaproBio, ConfagriBio sui contenuti del Decreto ministeriale sulle contaminazioni accidentali dei prodotti biologici. Sembra quasi che vi sia una loro sostanziale rassegnazione alla convivenza con i pesticidi, dopo il ritiro del Regolamento SUR sull’uso sostenibile dei prodotti sanitari da parte della Commissione europea. I rappresentanti dei produttori biologici a livello nazionale non possono rinunciare alla vocazione maggioritaria dell’agricoltura libera da veleni come modello più avanzato di agroecologia in Europa e nel nostro Paese.

Con i loro commenti ai contenuti della bozza di  Decreto del Ministero dell’Agricoltura, “recante disposizioni per l’adozione di misure opportune per evitare la presenza involontaria di sostanze non ammesse nella produzione biologica ai sensi dell’articolo 8, comma 8 del decreto legislativo n. 148 del 6 ottobre 2023”, le Associazioni del biologico appaiono più preoccupate di sottolineare le loro differenti posizioni e priorità invece di realizzare una valutazione comune e condivisa sui possibili effetti negativi degli articoli 3 e 5 del Decreto ministeriale.

Ancora più sorprendenti le critiche di sensazionalismo e superficialità rivolte al WWF Italia e alla rivista Il Salvagente che hanno denunciato i rischi reali di un biologico avvelenato prossimo venturo. Come WWF non possiamo che confermare che, se sarà mantenuto l’articolo 5, vi sarà l’approvazione di limiti di tolleranza di principi attivi di prodotti fitosanitari molto superiori ai 0,01 mg/Kg che invece deve restare il limite massimo per definire una contaminazione accidentale.

Da apprezzare sono invece le divergenze sull’articolo 3 del Decreto espresse da alcune Associazioni. La norma in questione farebbe scattare automaticamente l’obbligo di indagine da parte degli Enti di Certificazione in caso di contaminazioni inferiori o uguali a 0,01 mg/Kg per una sola sostanza non ammessa, con il sequestro dei prodotti biologici da 40 a 80 giorni, e perdita immediata della certificazione Bio in caso di più sostanze non ammesse, con ovvie ripercussioni negative in particolare per le piccole aziende agricole. Una modifica parziale del Decreto rischia però di essere solo la foglia di fico per nascondere gli effetti negativi dell’articolo 5.

L’auspicio del WWF Italia è che le Associazioni del biologico chiedano l’eliminazione dei due articoli del Decreto. Il Ministero deve convocare subito tutti gli attori della filiera del biologico italiano per aprire una ampia riflessione sulle molte difficoltà del settore, in continua crescita nonostante un contesto economico, sociale ed ambientale non favorevole.

L’agricoltura biologica ha tutte le potenzialità per diventare il modello di produzione sostenibile maggioritario nel nostro Paese, andando ben oltre l’obiettivo del 25% della superficie agricola utilizzata certificata entro il 2027, puntando con convinzione al 50% entro il 2034 con una adeguata futura Politica Agricola Comune dell’Unione europea post 2027.

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