Lettera firmata da oltre 100 organizzazioni
Più di 100 organizzazioni ambientaliste, scientifiche e sociali, nonché agricoltori, sindacati e gruppi religiosi chiedono la fine delle deroghe dell’UE che annacquano le misure ambientali della PAC.
Coalizione #CambiamoAgricoltura
Un’ampia coalizione di gruppi della società civile ha inviato una lettera urgente alla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, esortandola a continuare a difendere gli obiettivi ambientali e agricoli del Green Deal, che descrivono come “probabilmente il più importante progetto di questo secolo”. Hanno sottoscritto la lettera aperta 116 organizzazioni del mondo ambientalista, scientifico, sociale, della cooperazione allo sviluppo e dell’agricoltura, nonché organizzazioni religiose.
In contrasto con la scienza
I firmatari sottolineano che le richieste di un’ulteriore sospensione delle misure ambientali della PAC (le buone pratiche agricole e ambientali previste dalla condizionalità della nuova Pac come l’obbligo delle rotazioni e le aree destinate alla conservazione della natura, utilizzando la guerra in Ucraina come falso pretesto, sono in contrasto con l’ampio consenso scientifico sull’importanza vitale di fermare il collasso dell’ecosistema. Inoltre, alcune proposte politiche che intendono fermare parti essenziali del Green Deal come le proposte legislative per ripristinare la natura (NRL) e ridurre i pesticidi (SUR), sono in netta contraddizione con i valori fondamentali dell’Unione Europea.
Ci vuole una politica Ue coerente
- I firmatari sottolineano che garantire un futuro sostenibile per l’Europa richiede una politica agricola comune che sia coerente con gli obiettivi delle strategie dal produttore al consumatore e per la biodiversità del Green Deal e che combini politiche ecologiche con prospettive socio-economiche eque per gli agricoltori. Le organizzazioni assicurano al Presidente della Commissione il loro pieno sostegno nella difesa del Green Deal e sottolineano che cedere alle miopi richieste della potente lobby dell’agricoltura convenzionale dipendente dalla chimica di sintesi e dei loro alleati politici sarebbe “un errore di proporzioni storiche”. Non ha senso né dal punto di vista del cambiamento climatico, né da quello della biodiversità, né per comunità rurali vitali e aziende agricole a conduzione familiare, continuare a investire miliardi di euro pubblici per sostenere una agricoltura che nuoce alla salute delle persone e dell’ambiente, orientata essenzialmente alla produzione di mangimi per la produzione di carne su scala agroindustriale.
- • CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiede una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Sostenuta da oltre 70 sigle della società civile è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni italiane del mondo ambientalista del biologico e dei consumatori (Associazione Consumatori ACU, Accademia Kronos Onlus, AIDA, AIAB, Associazione Italiana Biodinamica,CIWF Italia Onlus, AIAPP – Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu,Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.
- • Un fact-check delle organizzazioni ambientaliste e agricole ha messo in luce quanto siano infondate le argomentazioni utilizzate principalmente dai politici conservatori per far approvare la sospensione dei principali requisiti ambientali della PAC (rotazione delle colture, fornitura di terra per la biodiversità, niente pesticidi) per gli anni 2022 e 2023. La sospensione dei requisiti ambientali della PAC non ha apportato alcun contributo visibile alla sicurezza alimentare. Ma è andato a scapito dell’ambiente e della sostenibilità dell’agricoltura, poiché le misure per proteggere gli insetti impollinatori e aumentare la fertilità del suolo sono state interrotte. Con la loro Lettera aperta, le oltre 100 organizzazioni della società civile si oppongono fermamente a un’ulteriore proroga di queste misure sbagliate, come già richiesto dal PPE fino al 2025 e oltre .