L’esposizione ai pesticidi a lungo termine aumenta il rischio di tumori
Una ricerca in Val di Non sull’impatto dei pesticidi sul DNA presentata al webinar del 22 settembre alle 18,30 sui social di WWF Trentino
I pesticidi, che durante i trattamenti delle colture si disperdono nell’ambiente fino all’interno delle case dove si accumulano nella polvere, creano una condizione di esposizione cronica che può ridurre l’efficienza del sistema di riparazione del DNA. L’esposizione ai pesticidi, quindi, può a lungo termine contribuire, insieme ad altri fattori individuali, ad aumentare il rischio di tumori. Sono queste le conclusioni di un monitoraggio biologico realizzato nella Val di Non con l’obiettivo di valutare l’esposizione ambientale dei residenti ai pesticidi, durante i trattamenti fitosanitari.
Lo studio ha coinvolto 33 residenti, nessuno dei quali agricoltore, le cui abitazioni sono in tre diverse zone tutte a ridosso dei meleti (a 100 metri di distanza circa). L’esposizione dei residenti è stata verificata sia con un monitoraggio ambientale (presenza di pesticidi nell’aria e nella polvere all’esterno e nella polvere raccolta all’interno delle abitazioni), sia attraverso l’analisi delle urine.
Il monitoraggio ambientale ha evidenziato la presenza di un cocktail di 18 diversi pesticidi, tra cui molti fungicidi, mentre due insetticidi (Boscalid e Clorpirifos) sono risultati presenti all’esterno delle case. Lo studio del DNA dei residenti ha evidenziato che durante il periodo dei trattamenti ai meleti il danno al DNA aumenta proporzionalmente all’intensità (è quindi maggiore nel periodo di alta esposizione), mentre non si evidenzia danno nei periodi di assenza di trattamenti. Lo studio ha inoltre evidenziato che i residenti presentano una bassa attività degli enzimi deputati a riparare il danno al DNA.
I danni al DNA, come conseguenza dell’esposizione ai pesticidi, sono confermati anche da un altro studio effettuato su 180 bambini di età 7-12 anni residenti in aree agricole. Lo studio conclude che la genotossicità è più elevata nei bambini che mostrano nelle urine concentrazioni di pesticidi organofosfati più elevati perchè residenti da più tempo in territori con frequenti trattamenti fitosanitari e che consumano spesso mele. Questo frutto potenzialmente vantaggioso per la nostra salute si rivela quindi un problema per la salute dell’ambiente e dell’uomo quando coltivato con pesticidi, troppi considerato che nel ciclo produttivo delle mele vengono realizzati in media oltre 20 trattamenti con diversi pesticidi che poi si rinvengono anche all’interno del frutto, sebbene spesso siano rilevati residui del singolo pesticida entro i limiti massimi di Legge.
Vari studi scientifici hanno inoltre correlato l’esposizione ai pesticidi con i danni al sistema nervoso, problemi comportamentali e basso quoziente intellettivo nei bambini le cui madri siano state esposte ai pesticidi durante la gravidanza.
Il miele biologico può essere un antidoto contro gli effetti negativi sul DNA dell’esposizione ai pesticidi, un altro studio ha infatti valutato il miele contenente composti polifenolici per il suo potenziale effetto protettivo sulla genotossicità indotta dai pesticidi. Il paradosso è che una delle principali cause dello spopolamento degli alveari e della drammatica scomparsa degli insetti impollinatoti è proprio l’elevato uso dei pesticidi nella gestione dei frutteti. Il miele ci può salvare ma, dove servirebbe di più, le api muoiono sempre a causa dell’utilizzo dei pesticidi.
La creazione del Biodistretto può essere la risposta a questi problemi nella Provincia autonoma di Trento: si tratta di uno strumento utile ad attuare una politica di prevenzione, finanziando e sostenendo i produttori biologici, riconoscendo il loro ruolo di custodia del territorio e tutela della biodiversità e per sensibilizzare la popolazione al consumo di prodotti biologici, almeno quelli più a rischio di presenza residuale di pesticidi (non solo mele, ma anche fragole, pesche albicocche, cavolfiori). La presenza del Biodistretto sarà utile a far crescere la consapevolezza che la produzione del cibo che consumiamo ogni giorno, se fatta con l’uso di pesticidi, causa un impatto ambientale le cui conseguenze sono enormi in termini di costi sanitari, considerando tutte le patologie, oggi in aumento, strettamente legate all’ambiente contaminato ed alla bassa qualità del cibo che consumiamo.
Secondo i dati dell’Ispra, la Provincia autonoma di Trento è seconda solo al Veneto per utilizzo di pesticidi, con 1.254 tonnellate, pari a 54 chili per ettaro. La superficie agricola utilizzata (SAU) certificata in agricoltura biologica è il 5,4% del totale, rispetto alla media nazionale del 16,6%. Il Biodistretto, attraverso la valorizzazione delle filiere biologiche, la cooperazione delle aziende agricole con le Amministrazioni comunali e gli altri operatori economici del territorio, con l’organizzazione di servizi per l’assistenza tecnica agli agricoltori, può essere la leva per una transizione ecologica dell’agricoltura del Trentino, indispensabile per tutelare la salute. Per questo il WWF invita tutti i residenti in Trentino, domenica prossima 26 settembre, a recarsi alle urne e votare SI alla creazione del Biodistretto.
Domani, 22 settembre, alle ore 18.30, in diretta sulla pagina Facebook e YouTube del WWF Trentino, incontro con la dottoressa Renata Alleva che ha condotto la ricerca in Val di Non sull’impatto dei pesticidi sul DNA.
Per maggiori informazioni sullo studio: Meccanismo alla base dell’effetto dell’esposizione a lungo termine a basse dosi di pesticidi sull’integrità del DNA – PubMed (nih.gov) –