60 anni di WWF
In questi 60 anni la nostra missione è diventata sempre più importante e mirata. Ma oggi più che mai sappiamo che potremo garantire un futuro sicuro, prospero, sano ed equo all’umanità solo in un pianeta sano, dove lo sviluppo sostenibile sia la regola. Il COVID-19 ha rappresentato un campanello d’allarme per i rischi ad ampio raggio che derivano dal nostro rapporto squilibrato e distruttivo con la natura: nei prossimi 10 anni insieme ai governi, alle imprese e alle comunità, dobbiamo ottenere più di quanto siamo riusciti a raggiungere negli ultimi 60
Marco Lambertini, direttore generale di WWF International
Il 29 aprile 2021 abbiamo celebrato i nostri 60 anni di attività, un lungo periodo in cui la nostra organizzazione, nata nel 1961 da un piccolo gruppo di naturalisti e guidata dalla scienza, è stata protagonista di azioni globali per la tutela della natura e la lotta alla crisi climatica e pioniera in alcune fra le iniziative più innovative mai intraprese nella conservazione, i cui risultati si fanno sentire ancora oggi.
Uno dei casi più emblematici è, sicuramente, il progetto di tutela del panda gigante, ormai divenuto simbolo della nostra organizzazione. La nostra collaborazione con il governo cinese ne ha scongiurato l’estinzione ed ha permesso un aumento del 17% del numero di esemplari in appena un decennio. Questo incremento è stato sufficiente perché il panda fosse ufficialmente rimosso dalla lista delle specie “In pericolo”.
Perché nel 1961, qualcuno disegnò un panda…
Nel 1961 Chi-Chi, il primo panda gigante vivente nell’occidente, era un fenomeno allo Zoo di Londra. Chi-Chi portò le persone a scoprire l’importanza della tutela delle specie animali a rischio estinzione.
Gerald Watterson, ambientalista e artista, creò una serie di bozzetti di panda che il fondatore del WWF, Sir Peter Scott, sviluppò nella prima versione del logo conosciuto oggi in tutto il mondo.
Oggi, così come il lavoro del WWF si è trasformato dall’iniziale contributo per la conservazione delle specie ad insieme di complesse azioni a livello globale per la protezione di specie, habitat e popoli, così la prima bozza del panda è divenuto un simbolo internazionale per la conservazione – sia dei nostri giorni che per le generazioni future.
La nostra storia
La nostra storia inizia da lontano, nel 1961. Tante le battaglie che abbiamo affrontato. Tanti gli obiettivi che abbiamo raggiunto. Tutto questo grazie all’aiuto e al supporto di chi ha creduto in noi, nella nostra missione e nei nostri valori.
Oggi la strada da fare è ancora tanta, ma insieme possiamo ancora costruire un futuro migliore.
Panda
Se c’è un animale che tutti associano al WWF, è il panda gigante. Un tempo questi animali erano diffusi in Cina e in parti del Vietnam e del Myanmar, ma la perdita di habitat causata da attività umane ha avuto un impatto significativo. Negli anni ’80 la popolazione totale di panda selvatici era composta da soli 1.114 esemplari. Lavorando con il governo cinese, abbiamo contribuito a creare una rete di riserve di panda per proteggere il loro habitat di bambù: oggi sono presenti 67 riserve che coprono circa 1,4 milioni di ettari, che proteggono circa i due terzi della popolazione di panda selvatici.
Avorio
Grazie agli sforzi del WWF e di molti altri, il commercio internazionale di avorio è stato bandito nel lontano 1989. Nonostante questo, molti paesi hanno continuato a vendere avorio all’interno dei propri confini. Abbiamo però avuto un importante passo avanti alla fine del 2016, quando la Cina, il più grande mercato mondiale dell’avorio, ha annunciato che avrebbe vietato tutte le vendite di avorio sul mercato interno entro un anno. Prevediamo che Hong Kong e Singapore, altri due importanti mercati dell’avorio nella regione, emaneranno divieti nel 2021.
Tigre
Solo 10 anni fa, le tigri selvatiche si stavano dirigendo verso l’estinzione. Il loro numero aveva toccato il minimo storico di circa 3.200 esemplari, che sopravvivevano solo in piccole sacche del loro territorio, ma le cose hanno iniziato a cambiare. Nel 2010, i governi di tutti e 13 i paesi appartenenti al territorio di riferimento delle tigri hanno assunto un impegno “TX2” per raddoppiare le tigri selvatiche entro il 2022, l’anno cinese della tigre. Da allora, le tigri hanno fatto un ritorno incredibile in Bhutan, Cina, India, Nepal e Russia.
Foresta pluviale
Nel cuore dell’Amazzonia colombiana, il Parco Nazionale Serranía del Chiribiquete è una delle aree più incontaminate di foresta pluviale tropicale del pianeta. Ospita quasi 3.000 specie di animali e piante. Nel 2018, dopo anni di campagne del WWF e di altri, il governo colombiano ha aumentato di oltre la metà le dimensioni del parco nazionale. Con 4,3 milioni di ettari è ora la più vasta area protetta di foresta pluviale al mondo. Chiribiquete è stato anche riconosciuto come sito Patrimonio Mondiale dell’Umanità, contribuendo a salvaguardare le sue ricchezze naturali e culturali per le generazioni future.
Lupo
Dopo il minimo storico toccato negli anni ’70, quando si contavano poco più di 100 individui, abbiamo dato avvio, con il Parco d’Abruzzo, all’Operazione San Francesco. Oggi la popolazione di lupo in Italia ha decisamente migliorato il suo status di conservazione, grazie alla sua tutela legale e all’aumento tanto delle foreste quanto delle specie preda, il lupo ha ricolonizzato spontaneamente buona parte della Penisola, compresa una porzione significativa dell’arco alpino, dal quale era scomparso negli anni ’20 del secolo scorso, fino a raggiungere molte aree collinari, pianeggianti e litoranee.
Nella foto un Lupo appenninico, copyright credits Michele Bavassano www.michelebavassano.com
Le Cesine
La storia de Le Cesine, in provincia di Lecce, comincia nel 1939, quando l’area venne aperta ai cacciatori della zona. Nei decenni le mattanze ai danni della fauna si susseguono senza sosta, ma la firma della Convenzione di Ramsar nel 1971 cambia le sorti dell’area. Il 13 agosto 1980 mediante decreto ministeriale viene istituita la riserva naturale Le Cesine gestita dal WWF Italia. Oggi l’Oasi protegge 350 ettari ed è un ambiente umido tra i meglio conservati e più importanti dell’Italia meridionale. Si trova inoltre lungo una delle principali rotte migratorie per l’avifauna e vi sono state censite circa 180 specie di uccelli, ma anche moltissimi anfibi, rettili e insetti.
Cervo sardo
La popolazione di cervo sardo aveva raggiunto il minimo storico, appena 70 individui, a causa di una caccia e di un bracconaggio spietati. Stavamo per perdere una sottospecie unica al mondo. Decidemmo quindi di acquistare la foresta di Monte Arcosu in Sardegna, estremo rifugio degli ultimi cervi sardi, organizzando una enorme raccolta fondi che coinvolse tutto il Paese. Ma l’episodio più entusiasmante fu il contributo dei bambini dei Panda Club, che raccolsero un terzo dell’importo necessario all’acquisto dell’area. Grazie a questo sforzo collettivo, oggi si contano ben 1.400 individui di cervo sardo, anche fuori dalla riserva, che hanno conquistato tutti i terreni a nord dell’Oasi e arrivano quasi in pianura.
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