Orata

Sparus aurata

Indicazioni per il consumo

  • Da evitare

    • Mar Mediterraneo e Mar Nero FAO 37: Croazia, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia
    Tecnica di allevamento: Acquacoltura in gabbie
  • Da consumare con moderazione

    • Atlantico nord-orientale FAO 27 Subarea 27.8.a: Golfo di Biscaglia settentrionale
    Tipo di pesca: Pesca a canna, Lenza a mano
    • Europa FAO 05: Francia
    Tecnica di allevamento: Acquacoltura in vasche

Caratteristiche della specie

Taglia minima legale:
20 cm (Mediterraneo)

Taglia di riproduzione:
ca. 27 cm (Atlantico nord-orientale), ca. 30 cm (Mediterraneo)

Il nome fa riferimento alla striscia dorata fra gli occhi. All’inizio della sua vita è di sesso maschile.
Quando raggiunge circa 30 cm in Mediterraneo, diventa femmina e può deporre fino a 8.000 uova al giorno, per un massimo di 4 mesi. Mangia molluschi e crostacei. Può raggiungere i 70 cm di lunghezza e i 2,5 kg di peso. Oggi l’orata di acquacoltura ha superato in volume economico quella
selvaggia.

Stato dello Stock

Non esiste ad oggi una valutazione sullo stato di conservazione dell’orata. Ciononostante, in alcune regioni del Mediterraneo ci sono evidenze di gravi impatti della pesca su questa specie. L’orata è pescata, soprattutto giovane, con reti a strascico, che causano un elevato tasso di catture accidentali, tra cui molte specie protette; anche la pesca artigianale con palangari e reti da posta e quella ricreativa con lenze di fondo esercitano una forte pressione sullo stock, pescando prevalentemente in periodo riproduttivo o sui giovanili.

Impatti della pesca

La pesca con lenze a mano e canne da pesca è molto selettiva ma essenzialmente è un’attività ricreativa. Ha un basso impatto su specie protette e vulnerabili

Acquacoltura

Oltre all’orata selvatica, molto comune – soprattutto nei paesi mediterranei – è quella proveniente da acquacoltura, allevata in gabbie galleggianti poste in mare. Le orate sono pesci carnivori: necessitano di oltre 3 kg di pesce (sotto forma di mangime o olio di pesce) per produrre ogni kg di pesce allevato. Sfortunatamente, il mangime per nutrire i pesci da allevamento non proviene da fonti sostenibili e la sua produzione impatta sugli stock selvatici come per la spigola. L’acquacoltura biologica invece ha impatti molto più bassi dell’acquacoltura convenzionale ed è quindi da preferire.

Impatti nell’acquacoltura

L’acquacoltura in gabbie galleggianti in mare aperto ha numerosi effetti negative sull’ambiente. A causa delle elevate densità di allevamento, insorgono numerose malattie che possono essere trasmesse anche agli stock selvatici. Inoltre, per contrastare tale diffusione di malattie, negli allevamenti si fa ricorso a elevati quantitativi di antibiotici e altre sostanze chimiche che finiscono in mare, contaminando tutta la catena alimentare selvatica marina. Un altro problema è quello causato dalla fuga di pesci allevati che possono causare un inquinamento genetico delle popolazioni
“selvatiche”. Nell’acquacoltura biologica è proibito l’uso di ormoni e di antibiotici e altri medicamenti, se non in casi di malattia. Il mangime è prodotto da fonti sostenibili.

Gestione dell’acquacoltura

Sebbene siano ad oggi presenti numerose leggi per la sostenibilità ambientale dell’acquacoltura in Europa, norme più stringenti sono necessarie relativamente alla produzione di mangimi e all’uso di
sostanze chimiche e farmaci. L’acquacoltura certificata biologica già prevede invece criteri di protezione ambientale rigorosi e i controlli sono buoni; il mangime deriva da residui provenienti dall’industria ittica il che contribuisce a ridurre le pressioni sulle popolazioni selvatiche. GlobalGAP
(lo standard di buone pratiche per l’acquacoltura, riconosciuto a livello internazionale, che sancisce qualità, sicurezza e sostenibilità dei prodotti) ha introdotto un codice GGN sul retro delle confezioni per identificare univocamente i prodotti aderenti al sistema certificato.

Specie dimenticate

Tombarello o Biso: diversifica le tue scelte.

I tombarelli sono pesci di colorazione nero-blu, viola intenso o nero sulla testa, con strette linee orizzontali scure sopra la linea laterale e ventre bianco. Sono epipelagici e si nutrono di piccoli pesci, calamari e crostacei planctonici.

Scopri le specie dimenticate
La natura chiama. E a volte scrive anche. Iscriviti alla newsletter WWF

Utilizziamo cookie tecnici, indispensabili per permettere la corretta navigazione e fruizione del sito nonché, previo consenso dell’utente, cookie analitici e di profilazione propri e di terze parti, che sono finalizzati a mostrare messaggi pubblicitari collegati alle preferenze degli utenti, a partire dalle loro abitudini di navigazione e dal loro profilo. È possibile configurare o rifiutare i cookie facendo clic su “Configurazione dei cookie”. Inoltre, gli utenti possono accettare tutti i cookie premendo il pulsante “Accetta tutti i cookie”. Per ulteriori informazioni, è possibile consultare la nostra cookies policy.