Caratteristiche della specie
Taglia minima legale (rostro-coda):
125 cm (Atlantico), 100 cm (Mediterraneo)
Taglia di riproduzione (rostro-coda):
ca. 180 cm (Atlantico), ca. 142 cm (Mediterraneo)
Il pesce spada è diffuso nei mari tropicali, temperati e caldi del pianeta. Le ossa mascellari e nasali di questo pesce sono allungate a formare una spada appiattita e acuminata dai margini taglienti, da cui il nome. L’adulto è privo di squame e può raggiungere 4,5 m di lunghezza. È un pesce predatore, solitario e veloce nuotatore.
Impatti della pesca
La pesca con le reti da posta derivanti, le cosiddette spadare, avendo elevati tassi di catture accidentali di specie protette, come tartarughe, delfini, squali e altri pesci ha prodotto enormi danni alla biodiversità. Invece la pesca con i palangari può ridurre l’impatto sulle tartarughe utilizzando gli ami circolari che non sono però adottati da tutti in pescatori. Inoltre, i palangari utilizzati in autunno catturano una enormità di giovanili, gli spadini che nonostante siano vietati sono spesso impunemente commercializzati. La forte riduzione dei grandi predatori pelagici, come il pesce spada, può inoltre avere ripercussioni devastanti su tutto l’ecosistema marino.
Gestione della specie
Le Organizzazioni regionali della gestione della pesca (RFMOs, Regional Fisheries Management Organizations) sono responsabili della gestione della pesca nelle acque internazionali, mentre nelle aree costiere si applicano leggi nazionali e i regolamenti europei. Ciononostante, la gestione del pesce spada è, ad oggi, parzialmente o totalmente inefficace, soprattutto per la pesca illegale e quella dei giovanili. Infatti, il massacro dei piccoli pesci spada ha causato un’erosione genetica della specie che, insieme al bioaccumulo di metalli pesanti e pesticidi (che hanno effetti estrogenici) ha indebolito la specie che presenta spesso parassitosi e malattie oncologiche.
Anche lo stock mediterraneo del pesce spada, negli ultimi 30 anni, è stato fortemente sovrasfruttato, tanto che oggi la sua biomassa è inferiore di circa il 30% rispetto a quella corrispondente al rendimento massimo sostenibile. In particolare, nonostante il piano di ricostruzione dell’ICCAT del 2016, la ricerca scientifica ha rilevato che il 24% delle catture è costituito da esemplari giovani sotto la taglia minima di conservazione, venduti poi illegalmente. Misure più efficaci, come la chiusura della pesca in autunno e un’applicazione più severa del divieto di commercializzazione del pesce spada sotto taglia, accelererebbero il recupero e avrebbero benefici a lungo termine per l’ecosistema marino e l’economia dei pescatori.