Ogni anno entrano nel Mediterraneo circa 230 mila tonnellate di rifiuti di plastica. Di queste, circa 30mila arrivano dai fiumi che, in molti casi, sono dei veri e propri affluenti di plastica.
A raccontarlo il nuovo report WWF “Fiumi, la minaccia arriva da insetticidi e plastica”, pubblicato proprio oggi in occasione della Giornata internazionale dei fiumi.
In Italia solo il 43% dei corsi d’acqua è in un “buono stato ecologico”, come richiesto nella Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE).
Nell’ultimo secolo, la costruzione di dighe e di traverse, il prelievo di sedimenti dai fiumi, le grandi derivazioni e più in generale gli interventi di artificializzazione in alveo e nelle aree attigue hanno profondamente modificato l’assetto dei corsi d’acqua. L’alveo dei fiumi si è inciso e abbassato da 3 a 5 metri, ristretto anche per più del 50%, e modificato nella stessa forma, passata ad esempio da una serie di canali intrecciati a un solo canale singolo, o da un canale sinuoso a uno rettilineo. Le conseguenze delle alterazioni del regime idrologico e del trasporto di sedimenti sono state altrettanto profonde.
Le principali minacce alla “salute” dei fiumi sono gli interventi idraulici e i prelievi idrici, assieme all’inquinamento diffuso (per il 50% da fonte agro-zootecnica) e a quello puntuale (per il 27% da scarichi).
Nelle nostre acque sono state trovate 299 sostanze inquinanti su 426 ricercate; insetticidi quelle più diffuse. ISPRA (2018) ha raccolto dati da indagini che hanno riguardato 4.775 punti di campionamento e 16.962 campioni; nelle acque superficiali sono stati trovati pesticidi nel 77,3% dei 1.980 punti di monitoraggio, in quelle sotterranee nel 32,2% dei 2.795 punti. Le sostanze più rinvenute sopra il limite sono gli erbicidi e i fungicidi.
Inoltre la biodiversità dei fiumi è messa in crisi, oltre che da tutte le pressioni sopra elencate, anche dall’enorme diffusione di specie aliene di fauna e flora; tra queste ci sono il Siluro, un pesce che sul Po raggiunge i 2,7m, il gambero rosso della Louisiana, la nutria, la Zucchina americana e purtroppo molte altre specie.
Ma c’è un’altra grave minaccia che è quella rappresentata dall’inquinamento da plastiche e, soprattutto, da microplastiche.
Nel 2017 è stato presentato un rapporto che presentava analisi in tutto il mondo, sulla presenza di microparticelle di plastica nelle acque e nell’aria, che per le loro ridotte dimensioni entrano nelle catene alimentari. Le microparticelle sono prodotte col lavaggio degli indumenti sintetici, con l’usura di pneumatici, col deterioramento delle vernici, con il lavaggio di prodotti estetici, ma microplastiche si formano anche con il deterioramento della plastica in natura.
Circa l’80% di tutta la plastica presente negli oceani proviene dai fiumi, il restante 20% circa proviene da reti da pesca, funi e imbarcazioni, creando conseguentemente numerosi problemi e l’enorme aumento delle microplastiche nelle acque di tutto il mondo.