Il commercio di fauna selvatica è uno dei più importanti business sul Pianeta, è ai primi posti insieme al traffico di esseri umani, di droga e di armi.
Molte specie corrono il rischio di estinguersi a causa del prelievo in natura di esemplari che vengono venduti per collezionismo o come animali da compagnia. Molte altre specie vengono uccise per vendere parti quali corni, pelli e ossa come trofei o per essere utilizzati nella medicina tradizionale orientale.
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23mlddi dollari è il volume d’affari annuo del commercio illegale di fauna
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22%dei crimini contro l’ambiente in Italia riguarda i danni contro la fauna protetta
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7%di incremento del commercio di fauna protetta è stato registrato dal TRAFFIC nel 2018
Overview
Il giro d’affari del commercio illegale di fauna, secondo un recente report del Sole 24 Ore su dati del 2017, vale oltre 23 miliardi di dollari, a cui va aggiunta la pesca illegale (altri 36 miliardi), il disboscamento illegale (157 miliardi) e ovviamente il volume immenso del commercio di specie protette regolamentato dalla Convenzione internazionale CITES, stimato per la sola Unione Europea, in oltre 100 miliardi di euro all’anno.
I diversi motivi sociali, tradizionali ed economici rendono molto difficile bloccare il commercio di specie selvatiche a livello globale, e comunque si tratta solo della punta dell’iceberg del nostro pessimo rapporto con l’ambiente.
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità sono oltre 200 le zoonosi conosciute, ovvero le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, tra queste ci sono alcune note come la rabbia, la leptospirosi, l’antrace, la SARS, la MERS, la febbre gialla, l’AIDS e Ebola, ma esiste un reale rischio per il futuro legato a nuove patologie “emergenti”.
Cosa fa il WWF
Da molti anni collaboriamo con il TRAFFIC (Trade Related Analysis of Fauna and Flora in Commerce), l’organizzazione internazionale, creata anche con il contributo del WWF nel 1976 per regolamentare e controllare il commercio di animali e piante selvatiche nel contesto sia della conservazione della biodiversità, sia dello sviluppo sostenibile.
Molti progetti di conservazione in Asia, Africa e America meridionale prevedono la creazione di squadre anti-bracconaggio per contenere il fenomeno della cattura e/o uccisione di fauna selvatica e della vendita nei mercati clandestini di animali o parti di essi.
Anche nel nostro Paese, il Nucleo di Guardie Volontarie WWF è attivo nelle aree dove ancora sono presenti fenomeni di bracconaggio e cattura di fauna selvatica, come nelle Valli bresciane e alcune piccole isole tirreniche. L’uccisione e la cattura di uccelli e mammiferi con veleno, lacci e reti è ancora diffusa e combattuta da molti anni dal WWF anche con campi di sorveglianza come quelli sullo Stretto di Messina a tutela dei rapaci migratori.
Cosa puoi fare tu
Partecipa alle nostre attività di sorveglianza nelle aree “calde” del nostro Paese dove ancora vengono catturati o abbattuti gli uccelli migratori, primo tra tutti il campo sullo Stretto di Messina per l’osservazione dei rapaci migratori.
Un modo per conciliare la passione dell’osservazione degli uccelli e l’utilità di presidiare il territorio. Questa attività è condotta da decine di anni dal WWF e da altre associazioni e ormai i fenomeni di bracconaggio sono per fortuna sempre più limitati.
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