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© naturepl.com / Cheryl-Samantha Owen / WWF

I prodotti dell'estate che danneggiano il pianeta

Hai mai pensato che i prodotti di uso più comune durante la stagione calda potrebbero essere invece dannosi per la Natura? Scopri quali sono!

Squali nelle creme solari.

In pochi sanno che gli squali vengono uccisi anche a causa dell’industria dei cosmetici e degli integratori alimentari. In creme solari, prodotti anti-age e perfino make-up, potrebbe capitarvi di leggere nell’etichetta un ingrediente, lo squalene. È un idratante, lenitivo e protettivo soprattutto nei confronti dei raggi UV. È presente nel sebo umano e in natura, ma soprattutto nel fegato degli squali che, purtroppo, vengono uccisi per estrarlo. Sono necessari fino a 3.000 squali per estrarne una tonnellata. Molte delle specie uccise sono a rischio estinzione. Oggi questo ingrediente può essere estratto anche dalla fermentazione degli zuccheri presenti nella canna da zucchero o dal grano, non è però semplice individuare attraverso l’INCI la derivazione dello squalene, se si tratti di un prodotto di origine animale o vegetale.

Creme solari e Coralli.

Quante volte ci siamo sentiti dire che è importante proteggere la pelle dai dannosi raggi UV del sole? Abbiamo quindi giustamente spalmato la protezione solare sulla nostra pelle ma questo gesto può alterare gravemente il delicato equilibrio del mare e la sopravvivenza dei coralli, soprattutto per le grandi quantità rilasciate in mare durante il periodo estivo e nelle zone più turistiche. Alcuni ingredienti delle creme solari, come Oxybenzone (BP3), ethylhexylmethoxycinnamate (EHMC) ma anche 4-methylbenzylidene camphor (4MBC), e altre sostanze come parabeni (butylparaben), siliconi e petrolati che indurrebbero, anche a basse concentrazioni, lo sbiancamento e la successiva morte dei coralli.

Asciugamani da (a)mare.

Non solo rifiuti, in mare finiscono anche microfibre. I capi sintetici, durante il lavaggio, produce milioni di microfibre di dimensioni inferiori ai 5 mm che si riversano in mare dove possono essere ingerite dagli organismi marini. Dobbiamo combattere questo nemico tanto invisibile quanto dannoso: scegliamo tessuti naturali (cotone, lino, meglio se certificati biologici e riciclati) per abbigliamento e teli da mare.

Chewing on plastic.

Vi capita spesso di masticare chewing gum? Attenti a dove la buttate: sono fatte di “plastica” e quindi non sono biodegradabili, dove cadono “lasciano il segno”. I principali componenti delle chewing-gum commerciali sono infatti lo stirene-butadiene, la gomma butilica, il polisobutilene, polimeri derivati del petrolio a cui sono aggiunti zuccheri, aromi, acidificanti, coloranti, plastificanti ed eccipienti. Il problema delle gomme è che causano un inquinamento particolarmente rilevante in considerazione dei 5 anni necessari per decomporsi e dell’elevato consumo, 25-30.000 tonnellate l’anno solo in Italia. Si stima che circa il 30% del chewing gum consumato venga disperso nell’ambiente.

Souvenir dalla natura.

Chiusa in un sacchetto, in una bottiglietta o in una borsa. In molti portano via un pezzettino di spiaggia come ricordo della vacanza. Chi ruba la sabbia dalle spiagge porta via una componente fondamentale dell’habitat, un elemento che fa parte di un preciso ciclo naturale, da cui dipendono specie vegetali e animali. Insomma, quello che a molti sembra un furto innocente mette a rischio l’intero ecosistema. Il processo di formazione di una spiaggia è molto lungo e complesso, è il risultato di un equilibrio naturale tra deposito ed erosione. È chiaro che se all’erosione naturale si somma quella derivante dal turismo irresponsabile, molte spiagge, soprattutto quelle più rare, rosa, bianche, nere, finiranno con lo sparire molto presto.

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