L’ABC DELLA SPECIE
La tartaruga comune è una specie carnivora che si nutre di meduse, pesci, crostacei e molluschi. Gli individui attraversano nel corso della vita due diverse fasi ecologiche: nei primissimi anni di vita, per le loro ridotte capacità di immersione, frequentano la zona superficiale del mare aperto e, successivamente, si spostano anche verso i fondali bassi.
Dopo l’accoppiamento, che avviene in acqua, le femmine di tartaruga comune depongono le uova su una spiaggia tra maggio e agosto. Le uova sono incubate dal calore del suolo per circa un paio di mesi. La temperatura determina il sesso: uova che si trovano a temperature maggiori di 29°C daranno origine alle femmine, mentre al di sotto di tale temperatura saranno maschi.
La tartaruga marina comune è una specie diffusa tanto nelle acque degli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico quanto nel bacino del Mediterraneo. In particolare, nel Mediterraneo, i siti di deposizione delle uova sono localizzati soprattutto nella parte orientale: Grecia, Turchia, Cipro, Libia. In Italia, solo la tartaruga comune nidifica regolarmente lungo le coste meridionali. Negli ultimi cinque anni (2016-2021) è stato registrato un aumento nel numero dei nidi che, tuttavia, rappresentano solo alcune decine di unità dei circa 8 mila dell’intero Mediterraneo. I mari intorno all’Italia invece rivestono una grande importanza per la popolazione di Caretta caretta del bacino. Il Mar Adriatico, per esempio, rappresenta un’importante area di alimentazione per questa specie.
CARATTERISTICHE E CURIOSITÀ
Una tartaruga marina comune può vivere raggiungere in natura fino a 80 anni. La maturità sessuale, a seconda degli individui, varia intorno ai 20-30 anni e la sua attività riproduttiva dura circa 10 anni.
Un nido contiene mediamente un centinaio di uova che si schiudono dopo un periodo di 45-70 giorni. I piccoli possono impiegare fino a una settimana per raggiungere la superficie. Durante questo tragitto i piccoli memorizzano informazioni che utilizzeranno da adulti, dopo 20-30 anni, per tornare a quella stessa spiaggia per riprodursi.
La tartaruga marina comune è fondamentale per l’ecosistema marino. Sul suo guscio si possono trovare vere e proprie comunità di piccole piante e animali, soprattutto crostacei.
Le tartarughe marine hanno i polmoni, necessitano quindi di aria per respirare. Nonostante ciò possono restare per l’80% del tempo sott’acqua facendo immersioni prolungatissime e raggiungendo centinaia di metri in profondità.
Quando la temperatura dell’acqua si abbassa troppo provoca il fenomeno del cold stunning o stordimento da congelamento. Le tartarughe riducono drasticamente il loro metabolismo entrando in una sorta di letargia che le porta però pericolosamente a spiaggiare.
LE MINACCE
Le tartarughe sono seriamente minacciate dalle attività umane in differenti stadi del loro ciclo vitale.
L’erosione delle spiagge sta inesorabilmente riducendo lo spazio idoneo per la nidificazione. Inoltre, il calpestio dei bagnati e l’uso di mezzi pesanti per pulire le spiagge possono causare la distruzione di interi nidi. L’inquinamento luminoso, è un’altra importante fonte di disturbo per le piccole tartarughe appena emerse dal nido, che disorientate non riescono a trovare il mare.
Diverse le minacce, specialmente antropiche, che le tartarughe marine devono affrontare anche da adulte. Nel Mediterraneo si sono accumulate circa 3.760 tonnellate di micro- e macro-plastica. I diversi oggetti di plastica, e soprattutto le buste monouso, sono spesso ingerite dalle tartarughe perché scambiate per una preda. Grandi rifiuti di plastica e loro agglomerati possono anche intrappolare le tartarughe sott’acqua, impedendone la riemersione per la respirazione e causandone la morte per annegamento. Questo è soprattutto vero per alcuni attrezzi da pesca abbandonati o persi in mare, come lunghe lenze e reti.
Infine molti individui adulti sono vittima di bycatch, cioè la cattura accidentale delle specie durante l’attività di pesca. Reti a strascico, da posta e palangari causano annegamento e lesioni spesso mortali. In Italia, come a livello globale, proprio le attività di pesca rappresentano la minaccia maggiore per le tartarughe marine, con più di 24.000 catture annuali.
COSA FA IL WWF
Il WWF svolge con regolarità da più di 20 anni un’ampia attività di ricerca, monitoraggio, tutela dei nidi, recupero e riabilitazione di tartarughe grazie a specifici progetti approvati ed autorizzati del Ministero della Transizione Ecologica. Le attività riguardano Sicilia, Calabria, Puglia, Basilicata, Veneto e Toscana e, grazie alla collaborazione con altri Enti, anche Campania e Lazio. Le numerose e diverse iniziative di conservazione sono state rese possibili dal “Network tartarughe del WWF Italia”, costituito dalla rete di operatori, centri di recupero e volontari costruita negli anni sul territorio.
Il WWF Italia si occupa della conservazione di C. caretta da più di 25 anni e, dal 2016, è partner del progetto Life Euroturtles. Questo progetto ha reso possibile il coinvolgimento e la sensibilizzazione di molte comunità locali, e l’implementazione di efficaci misure di conservazione e di monitoraggio attivo, che ha permesso la raccolta di importanti dati per la tutela delle tartarughe marine, inclusa la loro distribuzione ad abbondanza.
La lotta all’inquinamento della plastica in mare è una delle battaglie più impegnative del WWF. La presenza di plastica sulle spiagge può compromettere le nidificazioni, con ripercussioni anche sullo sviluppo e la schiusa. Per questo interveniamo periodicamente per ripulire le spiagge con i volontari evitando l’uso dei mezzi meccanici. Organizziamo i campi di sorveglianza quando viene identificato un sito di nidificazione per aumentare il successo di schiusa delle uova.