Ogni anno, oltre 10 tonnellate di tonno rosso pescato e commercializzato illegalmente vengono sequestrate in Italia, secondo un’analisi lanciata oggi dal WWF su 43 operazioni effettuate dalle forze di polizia italiane nel 2019-2020. La maggior parte dei sequestri avviene in Sicilia, ma i numeri della pesca e del commercio illegale sono sicuramente molto più elevati e coinvolgono anche Calabria, Campania, Puglia e non solo. Secondo WWF, tali livelli di pesca illegale di tonno rosso mettono a rischio la salute pubblica e confermano la non sostenibilità dello stock più pregiato del Mediterraneo. Da gennaio, WWF ha presentato obiezione formale contro la prima certificazione mondiale di sostenibilità MSC per un’industria giapponese di pesca al tonno rosso.
I dati analizzati dal WWF per un periodo che va dal primo gennaio al 17 giugno del 2019 e 2020 mostrano che oltre l’80% della pesca illegale avviene tra maggio e giugno, quando la stagione di pesca raggiunge il suo picco massimo nel nostro paese, a causa della maggiore presenza di esemplari che si aggregano in banchi per la riproduzione. 32 delle 43 operazioni di sequestro sono avvenute in Sicilia, per lo più nelle province di Palermo, Catania e Messina.
“La pesca illegale di tonno rosso continua ad essere una piaga del nostro Paese. I dati raccolti dai sequestri rappresentano probabilmente solo una minima parte della illegalità totale che continua a minacciare il recupero dello stock ittico più pregiato del Mar Mediterraneo, a lungo in via di estinzione. Occorrono più controlli, soprattutto in mare, e sanzioni più severe contro chi froda, danneggiando i pescatori che rispettano le regole e i consumatori”, dice Giulia Prato, Marine Officer del WWF Italia.
La commercializzazione illegale di tonno rappresenta infatti anche un rischio per la salute pubblica. Nella sola città di Palermo tra il 2019 ed il 2020 sono stati riportati 14 casi accertati di sindrome sgombroide, una forma di intossicazione alimentare. Nel 40% circa dei casi, il tonno sequestrato è stato rilevato non idoneo al consumo, probabilmente a causa di irregolarità nella conservazione del pescato.
Ricorrenti nei sequestri sono i finti pescatori ricreativi (fino a 12 fermati in una singola operazione a Manfredonia nel 2020), ossia pescatori non professionisti che commettono una doppia illegalità: pescano il tonno con il palangaro, il cui utilizzo a questo scopo è vietato per la pesca ricreativa, e lo introducono sul mercato, creando una concorrenza sleale con i pescatori professionsti.
Alla continua illegalità si aggiungono poi le numerose irregolarità nella gestione della pesca da parte di vari paesi. WWF sta seguendo ad esempio il caso di 3.500 tonni pescati regolarmente da imbarcazioni italiane e francesi e bloccati da oltre un anno in gabbie maltesi a causa di ritardi da parte di Malta che non ha rispettato i tempi di trasferimento alle gabbie di ingrasso (entro il 7 settembre 2019) stabiliti dalla normativa ICCAT. La commissione europea ha aperto una procedura d’infrazione contro Malta per irregolarità nella gestione degli impianti di ingrasso.
“La situazione di questi tonni trainati da quasi un anno in mare è inaccettabile. Non abbiamo informazioni sul trattamento e l’alimentazione dei pesci durante un periodo di rimorchio cosi prolungato, ma più questi tonni rimangono in gabbia, più alto diventa il rischio che muoiano o che vengano usati per attività illecite. Devono essere liberati immediatamente, osservando le disposizioni previste dalla normativa internazionale” conclude Alessandro Buzzi, Regional Manager bluefin tuna per la WWF Mediterranean Marine Initiative.
Sovrasfruttato e a rischio di estinzione per decenni, il tonno rosso mostra ora i primi segni di ripresa. Ma le frequenti illegalità e irregolarità della pesca continuano a minacciare il recupero completo dello stock. Per questo WWF da gennaio ha lanciato un’obiezione contro la prima certificazione di sostenibilità MSC di un’industria di tonno rosso giapponese e sta monitorando la certificazione di una seconda industria francese in Mediterraneo. I dati scientifici sullo stato dello stock presentati da WWF confermano che ad oggi non esiste una pesca di tonno rosso certificabile come sostenibile.