Pandanews

Il 21 maggio è il World Fish migration day

Per poter raggiungere le aree adatte alla riproduzione i pesci hanno bisogno di fiumi liberi da dighe e sbarramenti

In molti fiumi d’Europa si sta ripristinando la continuità

Sabato 21 maggio si celebra il World Fish Migration Day, il giorno in cui si celebrano i nostri fiumi e le specie ittiche migratrici. In diversi Paesi europei da un po’ di anni si sta recuperando la continuità fluviale tramite la rimozione di dighe, traverse e briglie.
Attualmente sono state rimosse 239 tra dighe, briglie e traverse. Solo la Spagna ne ha rimosse un centinaio. Lo prevede la Strategia Europea per la biodiversità che impegna l’Europa a riconnettere e riqualificare 25.000 km di fiumi in Europa.
La rimozione di barriere, infatti, consente il ripristino del trasporto solido che contribuisce al ripascimento delle spiagge, troppo spesso in arretramento e permette la migrazione dei pesci alle zone di riproduzione, impedita in molti corsi d’acqua da dighe, traverse e briglie spesso non munite di passaggi per pesci.
Lo scorso anno con la campagna LiberiAmo i fiumi, il WWF ha censito oltre 11.000 barriere lungo i fiumi, molte delle quali obsolete e controproducenti.

Purtroppo in Italia si va controcorrente e si continua a distruggere i fiumi canalizzandoli, dando incentivi al mini-idroelettrico nei corsi d’acqua naturali, creando invasi e barriere, scavando in alveo e distruggendo la vegetazione acquatica.

L’l’Italia dovrebbe invece fare la sua parte e, per la sua estensione rispetto all’Europa, si dovrebbe impegnare per almeno la riqualificazione e riconnessione di almeno 1600 km di corsi d’acqua. Purtroppo non c’è ancora nulla o quasi: l’unica grande opportunità è il progetto da 357 milioni di euro per la rinaturazione del Po, inserito nel PNRR su proposta di WWF e ANEPLA, ma da parte di Regioni e Autorità di distretto di bacino quasi nulla su questo fronte, mentre avanzano molte proposte per invasi un po’ ovunque.


La biodiversità acquatica è la più minacciata in assoluto: delle 136 specie di pesci presenti nelle acque interne italiane ben 77 sono alloctone (di cui solo una quindicina non acclimatate – Fonte Associazione Italiana Ittiologi Acqua dolce) e competono con quelle autoctone, molte delle quali inserite negli allegati della Direttiva Europea Habitat perché in uno stato di conservazione cattivo o inadeguato.
E’ fondamentale che la Strategia Italiana per la Biodiversità, attualmente in preparazione al Ministero della Transizione Ecologica, indichi su quali fiumi l’Italia intende impegnarsi per il recupero della loro continuità morfologica ed ecologica, anche attraverso la rimozione di ostacoli entro il 2030.

Leggi l’articolo su The Guardian >

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