C’è una pratica crudele e barbara che in ambito venatorio deve finire: quella dei richiami vivi. Lo chiede la Lipu, che ha consegnato al Parlamento 50.000 firme per rendere finalmente illegale questa pratica, e lo ribadisce il WWF, impegnato proprio in questi giorni con il tradizionale campo antibracconaggio primaverile in provincia di Salerno.Sui richiami vivi – piccoli migratori catturati e usati come “zimbello”, ossia per richiamare grazie al loro canto altri uccelli, che ifniscono impallinati – la Commissione europea ha aperto a febbraio una procedura di infrazione ai danni dell’Italia.
“Il Parlamento ha ora una straordinaria occasione, votando l’emendamento alla “Legge europea 2013” in questi giorni in approvazione alla Camera dei Deputati, per l’abrogazione degli articoli della legge italiana sulla caccia (legge 157/1992) che consentono tuttora questa pratica crudele e antistorica, che sopravvive nonostante il divieto delle leggi europee e la procedura d’infrazione avviata dalla Commissione europea nei confronti dell’Italia. Si tratta di un segnale di civiltà, oltre che di rispetto delle norme europee” ha dichiarato Patrizia Fantilli, Responsabile Ufficio Legale del WWF.
Le oltre cinquantamila firme di cittadini già raccolte dalla Lipu, e le già numerose adesioni di deputati di tutti i partiti, dimostrano come sia ormai urgente vietare tassativamente l’uso dei piccoli uccelli come richiami venatori, catturati nei loro voli di libertà verso i luoghi di nidificazione, detenuti per mesi al buio, in pessime condizioni igieniche, in gabbie piccolissime che non consentono loro alcun movimento. I piccoli uccelli sono spesso accecati e imbottiti di ormoni per migliorarne il canto. La modifica di legge consentirebbe, inoltre, anche di evitare all’Italia una nuova condanna dalla Corte di Giustizia europea e le multe salate che ne conseguirebbero.
“I richiami vivi non sono solo una crudeltà contro la quale mi batto personalmente e con il WWF da decenni – ha detto Fulco Pratesi, Presidente onorario WWF – C’è anche il pericolo che la procedura d’infrazione comporti un esborso da parte dello Stato, di cui tutti noi saremmo vittime”.