In Italia 40% del cibo in spazzatura: 75 chili e 500 euro a testa ogni anno, insieme a natura, acqua, energia
Impara a evitarlo con il gioco WWF online su www.oneplanetfood.info e www.thinkeatsave.org (inglese)
In occasione del lancio della campagna globale “Think.Eat.Save” contro gli sprechi alimentari il WWF, scelto come partner italiano dai promotori UNEP e FAO, presenta a livello internazionale il “carrello della spesa virtuale”, il divertente programma online per calcolare l’impatto ambientale delle nostre scelte alimentari e scoprire quanta acqua e CO2 mettiamo ogni giorno nel piatto o, peggio ancora, buttiamo direttamente tra i rifiuti. Lo speciale eco-carrello da oggi sarà online in italiano sulla piattaforma One Planet Food del WWF (www.oneplanetfood.info) con nuovi contenuti dedicati allo spreco, e in versione inglese sul sito globale della campagna www.thinkeatsave.org. A inaugurarlo, la nuova “ricetta verde” della food-blogger Lisa Casali, realizzata con alcuni degli ingredienti più sprecati di sempre: pane, fave… e fantasia! Nella Giornata Mondiale dell’Ambiente, che si celebra oggi in tutto il mondo, Il WWF lancia così la sua roadmap di avvicinamento all’Anno Europeo dello spreco alimentare, indetto per il 2014 come momento di un percorso più ampio che vede il Parlamento Europeo fortemente impegnato per dimezzare lo spreco di cibo in Europa entro il 2025.
“Il cibo rappresenta oggi l’elemento più critico della nostra società. Le produzioni alimentari sono tra principali responsabili di problematiche ambientali gravissime, quali il calo delle falde idriche, l’aumento delle temperature medie, l’erosione del suolo e la perdita biodiversità. Il paradosso è che ne subiscono anche gli effetti e l’intera produzione alimentare ne è minacciata. Tali problematiche sono aggravate dalle enormi quantità di cibo che vengono sprecate – ha dichiarato Eva Alessi, responsabile sostenibilità del WWF Italia –produrre cibo che nessuno mangia, oltre alle gravi ripercussioni etiche, serve solo a esacerbare le già elevatissime pressioni. Ci sarà acqua sufficiente a produrre cibo per i 9miliardi che saremo tra 30-40 anni? e suolo? E pesce? In un mondo che ha risorse limitate sprecare il cibo è illogico e inaccettabile anche sotto il profilo ambientale.”
Gli impatti del sistema alimentare sull’ambiente sono ben noti: in tre secoli ci siamo “mangiati” tre quarti della natura del pianeta, coltiviamo il 38% delle terre emerse (tanto che l’area occupata dalle attività agricole è pari a 60 volte quella occupata globalmente da strade ed edifici), l’agricoltura globale ha già distrutto o trasformato radicalmente il 70% dei pascoli, il 50% delle savane, il 45% delle foreste decidue temperate e il 25% delle foreste tropicali; inoltre ogni anno sfruttiamo 4.000 chilometri cubi di acqua, prelevati principalmente da fiumi e falde sotterranee, e l’irrigazione è responsabile del 80-90% di questo consumo; senza contare il crescente utilizzo di fertilizzanti e fitofarmaci, che dal 1960 ha visto il flusso di azoto e fosforo attraverso l’ambiente più che raddoppiarsi, causando un diffuso inquinamento idrico ed enormi «zone morte» ipossiche alle foci dei principali fiumi.
Ma questi impatti diventano ancora più intollerabili se si riducono in spazzatura. Almeno un terzo degli alimenti prodotti a livello globale si perde nel percorso che va dal campo al consumatore finale. E con il cibo vengono “buttati” anche la terra, l’acqua, i fertilizzanti che sono stati necessari per produrlo, senza contare gli inquinanti e i gas serra rilasciati tanto durante il processo produttivo quanto dal cibo in decomposizione nelle discariche. In Italia quasi il 40% del cibo finisce tra i rifiuti e, così come negli altri paesi ricchi, è in casa che si spreca di più: oltre 75 i chili di cibo a testa ogni anno vengono buttati nella spazzatura, con uno spreco di 500 euro l’anno nelle tasche di ognuno di noi. Se infatti nei paesi in via di sviluppo la quasi totalità delle perdite alimentari è non intenzionale, dovuta a limiti finanziari, infrastrutturali e di commercializzazione, nei paesi ricchi è la parte finale della catena alimentare che ha il ruolo più importante: la distribuzione al dettaglio, che spreca grosse quantità di cibo a causa di standard di qualità che danno troppa importanza all’apparenza, e i consumatori, che buttano via il cibo a causa di acquisti eccessivi, modalità di conservazione inappropriate e pasti troppo abbondanti. Ridurre gli sprechi di cibo avrebbe effetti positivi sul cambiamento climatico, sulla perdita di biodiversità, sul sovrasfruttamento delle risorse idriche, sull’inquinamento, sul degrado del suolo e, non ultimo, sulla qualità della nostra vita.
Il “carrello della spesa virtuale”, realizzato dal WWF in collaborazione con l’Università della Tuscia, la II Università di Napoli e Mutti, prima azienda italiana ad aver calcolato l’impronta idrica della propria filiera avviando concrete azioni per ridurla, è uno strumento divertente per evitare tutto questo: come in un semplice video-gioco, si passeggia tra gli scaffali di un supermercato, si trascinano frutta, verdure, carni, prodotti confezionati nel proprio carrello, ma sullo scontrino che si riceve alla casa l’importo finale non è scritto in euro, ma in acqua e CO2 spesi o addirittura sprecati se il cibo verrà buttato. Un modo per scoprire l’impatto delle nostre scelte alimentare sul pianeta, con i consigli per ridurlo ogni volta che facciamo la spesa.
Il WWF lavora attivamente per prevenire e ridurre gli sprechi alimentari in tutti i settori, pubblici e privati e la piattaforma One Planet Food del WWF offre una vera e propria “guida all’alimentazione sostenibile” dedicata ai cittadini, alle imprese e alle istituzioni, esplorando tutte le connessioni tra cibo e risorse naturali e offrendo case histories, news, consigli pratici, corsi ed “eco-ricette” nel vero senso della parola, per imparare a migliorare il rapporto del cibo con il pianeta, coltivare la natura in città con gli orti di urbani, fare una spesa intelligente, utilizzare ogni parte degli ingredienti limitando al minimo gli scarti. Una lezione che fa bene all’ambiente e anche alle nostre tasche.
Numerose sono le aziende che hanno aderito al programma WWF “Oneplanetfood” con progetti e iniziative speciali.
Mutti si è impegnato a ridurre la propria impronta idrica su tutta la filiera, dalla coltivazione del pomodoro al prodotto finito (- 3% al 2015), attraverso misure per migliorare efficienza ed efficacia nell’irrigazione. Il progetto vede il coinvolgimento attivo della filiera agricola in percorsi virtuosi per l’ambiente, dallo sviluppo di attività formative per i coltivatori a importanti investimenti in tecnologie sostenuti dall’azienda.
Ikea che, grazie all’iniziativa “A tavola con WWF”, rafforza il proprio commitment sul tema del biologico e propone alcuni primi piatti realizzati con la pasta di farro “Terre delle Oasi” coltivata all’interno delle aree protette gestite da WWF. E inoltre la Casa Vinicola Caldirola che, coerentemente con il percorso di collaborazione sviluppato negli ultimi anni con WWF Italia, ha deciso di avviare nel 2012 una nuova linea di vino biologico – Caldirola bio – con cui sostiene i progetti di conservazione WWF.
Electrolux, infine, ha confermato la sua sensibilità verso le nuove generazioni sostenendo il secondo volume del programma per le elementari e medie sull’alimentazione sostenibile “Nei Limiti di un solo Pianeta”. Si è chiuso a maggio il concorso “Semi di Sostenibilità”, che incoronerà a settembre 2013 le migliori ricette sostenibili inviate da tutte le classi d’Italia.
La campagna Think. Eat. Save. nasce a sostegno di SAVE FOOD, l’iniziativa per ridurre le perdite e gli sprechi alimentari lungo l’intera catena della produzione e del consumo alimentare – gestita dalla FAO e dall’organizzazione di fiere commerciali Messe Dusseldorf – e nell’ambito dell’iniziativa del Segretario Generale dell’ONU Fame Zero. Think. Eat. Save. si rivolge in primo luogo ai consumatori, alla distribuzione e all’industria turistica e punta coinvolgere famiglie, supermercati, catene alberghiere, scuole, club sportivi , associazioni, come pure amministratori delegati, sindaci e leader mondiali. Sul sito della campagna info sulle iniziative in tutto il mondo, una visione globale del problema, suggerimenti per consumatori e dettaglianti, e un forum per scambiare idee e creare una vera cultura globale di consumo alimentare sostenibile www.thinkeatsave.org