Era conosciuto come “Ferroio”, dal nome della località che era solito frequentare, era maschio e aveva 14 anni. Questo è tutto ciò che è dato sapere sull’ennesimo orso marsicano trovato morto lo scorso 9 giugno nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Con cadenza regolare, continuano purtroppo a registrarsi casi di orsi morti all’interno dello storico Parco che ospita la residua popolazione di orso marsicano (40-50 individui circa). La carcassa è stata inviata in un centro specializzato per essere sottoporla a necroscopia.
I resti, in avanzato stato di decomposizione, hanno reso possibile il riconoscimento solo grazie alle placche colorate che lo identificavano: ciò non fa altro che confermare la necessità che l’Ente Parco proceda a dotare di radiocollari (almeno) tutta la popolazione adulta presente nell’area di principale presenza dell’orso. In questo modo sarà possibile seguire gli esemplari e si potrà venire a conoscenza di eventuali decessi in tempi tali da consentire gli accertamenti del caso e le analisi necessarie per stabilire le cause di morte.
L’orso Ferroio potrebbe essere morto per la stessa patologia infettiva, la TBC, che ha causato di recente la morte di un’orsa femmina che frequentava le stesse aree di pascolo. Ma sono tante, purtroppo, le cause di morte registrate negli ultimi anni: avvelenamento, altre patologie infettive, impatto con auto dovuto all’eccessiva velocità sulle strade (vedi foto dell’episodio di due anni fa), bracconaggio. ma in ogni caso è necessario gestire con adeguata risolutezza la comparsa della TBC sui pascoli della Marsica.
Negli scorsi giorni il Ministro della Salute ha chiesto la sospensione a titolo cautelativo dell’attività di pascolo del bestiame a Gioia dei Marsi ed a Lecce dei Marsi, misura necessaria secondo il WWF. L’Associazione chiede all’Assessorato alla Sanità della Regione Abruzzo, in particolare al Responsabile dei Servizi veterinari, di adoperarsi immediatamente per promuovere capillari e puntuali controlli per tutti gli allevamenti che insistono nelle aree del Parco e dei comuni adiacenti.
Il WWF ricorda come la zootecnia sia compatibile con la conservazione dell’orso (e il Progetto Arctos lo conferma) a patto che sia svolta nel rispetto delle regole. I primi ad essere interessati a tutelare e difendere questi territori sono i tanti allevatori onesti e virtuosi: anche per tutelare loro, vanno colpiti coloro che si comportano in maniera illegale. Ora si attendono misure efficaci da parte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.