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Allarme Unesco: la barriera corallina australiana è in pericolo

L'Unesco intende inserire la barriera corallina australiana tra i patrimoni dell'umanità in pericolo. Ma il governo di Canberra non ci sta

Una raccomandazione Onu esorta ad agire al più presto sul clima

La grande barriera corallina d’Australia, il più grande sistema corallino al mondo che si estende per 2.300 km al largo della costa nordest del continente, dovrebbe essere aggiunta alla lista Unesco dei siti del patrimonio mondiale “in pericolo”.

Così sostiene una bozza di raccomandazione dell’Agenzia dell’Onu per il patrimonio mondiale, in vista della sua riunione nella seconda metà di luglio in Cina, che esorta l’Australia a “intraprendere azioni accelerate a tutti i livelli possibili” contro il cambiamento climatico.

La bozza di raccomandazione sottolinea che nonostante gli sforzi, non sono stati raggiunti obiettivi chiave sul miglioramento della qualità dell’acqua.

Corals become “bleached” when water temperatures rise too high and are sustained for too long. Fiji

La reazione del governo australiano


Immediata la reazione del governo di Canberra, con le ministre dell’Ambiente Sussan Ley e degli Esteri Marise Payne che riferiscono di aver chiamato il direttore dell’Unesco Audrey Azoulay.

Abbiamo messo in chiaro che contesteremo questo approccio sbagliato, che è stato avviato senza adeguata consultazione

Sussan Ley, ministra dell’Ambiente australiana

La ministra ha concordato che il cambiamento climatico è la maggiore minaccia per la barriera, ma ha sostenuto che il comitato per il patrimonio mondiale “non è il luogo per fare considerazioni su questo tema”.

Il WWF in Australia

Il significativo tasso di mortalità dei coralli ha spinto l’Unesco ha esortare il governo australiano a fare di più per il clima

Richard Leck, responsabile per gli oceani di WWF Australia


Gli obiettivi dell’Australia per le emissioni di gas serra non sono cambiati dal 2015 e il primo ministro conservatore Scott Morrison, anche in sede di G7, ha finora resistito alle pressioni internazionali perché si ponga l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050.

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