Secondo il WWF il miglior modo per esprimere solidarietà ai genovesi colpiti in questi giorni da eventi estremi, purtroppo ormai non più rari, è soprattutto evitare il rimpallo delle responsabilità.
C’è bisogno di una forte regia nazionale che intervenga sul dissesto idrogeologico e che sappia attivare piani e interventi urgenti di adattamento ai cambiamenti climatici in atto, rendendo operativa la strategia nazionale.
C’è anche bisogno di attivare la rete diffusa delle istituzioni regionali e locali, verificando l’effettiva capacità di governo del territorio da parte delle Regioni e ridando efficacia alle autorità di bacino prevedendo anche il coinvolgimento delle popolazioni locali nel decidere su quali interventi investire. Occorre anche verificare e rendere operativi i sistemi di allerta e aggiornare i sistemi di calcolo dei rischi: se gli algoritmi non hanno funzionato, forse è anche perché gli effetti del cambiamento climatico ormai in atto non sono stati valutati.
Il WWF apprezza che il Presidente del Consiglio dica che “nessuno sarà lasciato solo”, ma crediamo che si debba valutare “prima” quali siano le scelte in grado di garantire un futuro sostenibile e non intervenire “dopo” a danno compiuto.
Ed è comunque triste vedere che sono le opere pubbliche utili, di risanamento e di rinaturazione, a rimanere al palo: il Governo dovrebbe infatti spiegare perché non si vede traccia dei 2 miliardi e mezzo di euro stimati nel 2012 dal Ministero dell’Ambiente come necessari per il risanamento del territorio mentre nel decreto SbloccaItalia si ‘riescono a trovare’ 3,9 miliardi di euro per le grandi opere, di cui il 47% da investire in autostrade.
Non c’è alcuna programmazione delle priorità, le valutazioni ambientali sono molto indebolite ma allo stesso tempo si da il via a una miriade di interventi.
EFFETTO ‘CAMBIAMENTO CLIMATICO’ SUL TERRITORIO
Genova è l’esempio di come le città a ‘rischio alluvioni’ debbano saper gestire eventi improvvisi , con catene di allerta adeguate, cittadini resi consapevoli e dotati di strumenti di protezione. Più in generale, appare chiaro che l’Italia non è dotata di una rete adeguata in tal senso, quando ormai in tutto il mondo, nei paesi economicamente avvantaggiati come nei paesi in via di sviluppo, tali reti sono state messe a punto, con linee guida aggiornate. Il cambiamento climatico va combattuto tagliando le emissioni di CO2 e di gas serra, per scongiurare effetti ancora peggiori; gli impatti del cambiamento climatico già in atto, tra cui il moltiplicarsi degli eventi una volta considerati estremi, vanno mitigati con interventi accorti ed efficaci. L’Italia non può continuare a ignorare il cambiamento climatico, anche perché il suo territorio, reso fragile dall’intervento umano, dalla cattiva gestione e dalle caratteristiche morfologiche del territorio, è fortemente a rischio.