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Aquila sparata in cura al CRAS dell’Oasi WWF di Valpredina

Ancora un atto ignobile di bracconaggio: l’8 dicembre al CRAS dell’Oasi WWF di Valpredina (BG) è arrivata un’aquila reale. L’animale, specie particolarmente protetta in Italia e in Europa, è stata sottoposta immediatamente a valutazione radiografica: una trentina i…

Ancora un atto ignobile di bracconaggio: l’8 dicembre al CRAS dell’Oasi WWF di Valpredina (BG) è arrivata un’aquila reale. L’animale, specie particolarmente protetta in Italia e in Europa, è stata sottoposta immediatamente a valutazione radiografica: una trentina i pallini da caccia riscontrati nella testa e altrettanti nel resto del corpo. L’animale, proveniente dal Comune di Vobarno in  provincia di Brescia, ora è stabile anche se rischia di perdere un occhio. I veterinari e i volontari del CRAS, che si trova all’interno della Riserva naturale Oasi WWF di Valpredina,  cercheranno di fare il possibile ma la situazione è molto grave anche per il rischio di intossicazione da piombo.
L’animale oggi si è nutrito, e questo è un buon segno – ci dice al telefono Matteo  Mauri, responsabile del Centro. Abbiamo già preso contatto con l’Università di Milano, dipartimento di Veterinaria, per poter effettuare una TAC alla testa, analisi strumentale indispensabile per capire meglio l’entità dei danni al capo ed escludere l’eventualità di dover intervenire chirurgicamente. L’animale ha le remiganti dell’ala destra  spezzate dai pallini oltre che distribuiti in tutto il corpo ma stranamente non ha fratture. Questo potrebbe far pensare che l’animale  non sia stato colpito a grandi altezze, ma addirittura potrebbe essere stato impallinato mentre si trovava a terra, dove magari si era abbassato attratto da un pollaio o mentre semplicemente  per nutrirsi”.
Si tratta della seconda aquila reale con danni agli occhi ricoverata al CRAS dell’Oasi di Valpredina: “L’altra – una giovane femmina, ci dice Mauri – è con noi dal lontano 2005 essendo ridotta alla cecità da una fucilata  e impossibilitata a condurre una vita normale”. In quindici anni di attività  sono centinaia i rapaci giunti al centro: gufi reali, astori, falchi di palude, nibbi bruni e molti altri, fino addirittura a due esemplari di avvoltoio grifone, uno dei quali era stato vittima di una fucilata sempre in provincia di Brescia: entrambi dopo le cure sono stati rimessi in libertà. Ma per l’aquila dell’8 dicembre sarà molto difficile.
I Centri di recupero della Fauna Selvatica si trovano ora in difficoltà : “Dopo la progressiva eliminazione delle province  abbiamo  le convenzioni in scadenza a fine anno  come con la provincia di Bergamo, e quindi ora aspettiamo risposte dalla Regione Lombardia, in mancanza delle quali sarà difficilissimo  proseguire la nostra attività nel prossimo anno.  E’ un attività molto impegnativa che richiede disponibilità, anche nei giorni festivi. Gli aiuti volontari e i nostri attivisti WWF sono fondamentali ma non possono completamente sopperire ad un servizio che deve essere garantito innanzitutto da risorse pubbliche. Le Amministrazioni competenti non possono sottrarsi  a questo dovere considerato che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ”.

“In tutta la Val Sabbia – sottolinea Antonio Delle Monache – coordinatore nuclea Guardie WWF Lombardia – , vi è una altissima presenza di appostamenti fissi di caccia oltre ad essere afflitta da un intenso bracconaggio. Nel 2006 a Sabbio Chiese vi fu un altro gravissimo atto di bracconaggio. Trovammo a casa di un cacciatore ben due aquile uccise, probabilmente pronte per essere vendute (erano in un frizeer) ed una terza già imbalsamata. Il delinquente ovviamente fu denunciato”.

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