Chi firma per il referendum firma per l’ambiente
Legge 26 giugno 2024, n. 86, “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione”
E’ questa la legge su cui il Comitato promotore per il referendum sull’autonomia differenziata ha depositato, un quesito, lo scorso 5 luglio, presso la Corte di cassazione al fine di promuovere la raccolta di almeno 500.000 firme di elettori italiani finalizzata a proporre un referendum ai sensi dell’art. 75 della Costituzione.
Attuare l’autonomia differenziata significa ridisegnare l’articolazione delle politiche pubbliche tra i diversi livelli di governo, ossia prevedere la possibilità di trasferire alcune competenze legislative alle Regioni. L’autonomia differenziata comporta una modifica sostanziale delle competenze tra diversi livelli di governo con effetti significativi su qualità, efficienza ed efficacia dei servizi pubblici e sulla loro distribuzione territoriale.
I pericoli che si corrono sono: frammentare il sistema repubblicano, sottrarre risorse finanziarie alla collettività nazionale (è prevista la possibilità di trattenere parte del gettito fiscale generato sul territorio regionale per il finanziamento delle funzioni delegate) e disarticolare servizi e infrastrutture strategiche (servizio sanitario nazionale, reti di distribuzione dell’energia, strade di grande comunicazione, ecc.) che per loro natura è bene che abbiano una dimensione nazionale e una struttura unitaria.
Autonomia differenziata e ambiente
Tra le materie oggetto di trasferimento di funzioni dallo Stato alle Regioni c’è anche la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. La tutela ambientale è una delle materie che meno si presta ad una frammentazione in base a criteri amministrativi, poiché, per essere efficace, deve necessariamente esplicitarsi a livello nazionale, se non addirittura internazionale. Come si può ipotizzare di tutela un fiume o una specie migratoria solo a livello regionale? Come si può pensare di contrastare il cambiamento climatico o la perdita di biodiversità solo agendo nei ristretti confini regionali? Come possono le singole Regioni dotarsi di tutte quelle competenze necessarie per affrontare la crisi ecologica, data la scarsità di risorse? Chi garantirebbe l’uniformità delle politiche ambientali e di tutela di specie e habitat?
Una tutela ambientale “differenziata” rischia di non garantire in maniera equa il diritto ad un ambiente salubre, presupposto del diritto alla salute e alla vita delle generazioni presenti e future. Di fronte a sfide globali come la crisi climatica, la distruzione della natura e l’inquinamento, l’azione di una sola Regione non è minimamente efficace. E non saranno i Livelli Essenziali di Prestazione (LEP), ancora da individuare, ad assicurare l’omogeneità delle misure da garantire.
La tutela dell’ambiente è un valore universale
È dai cosiddetti servizi ecosistemici offerti dalla natura (foreste, fiumi, falde, terreno, ecc.) che deriva il nostro benessere, sono questi che garantiscono ad esempio la qualità dell’aria che respiriamo o dell’acqua che beviamo. Abbiamo da poco festeggiato l’inserimento in Costituzione dell’ambiente come principio, modificando l’articolo 9 e il 41. La tutela dell’ambiente è un valore trasversale. Ora però c’è il rischio che ogni Regione agisca in modo diverso sulle priorità ambientali. È una pesante contraddizione anche perché la tutela dell’ambiente è strettamente connessa anche al diritto alla salute. Con l’autonomia differenziata, di fatto, verranno differenziati i diritti dei cittadini.
Il WWF Italia ha scelto di far parte del Comitato promotore dopo aver fatto tutto il possibile per evitare che la norma fosse così debole e contraddittoria non solo sul tema della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, ma anche su quello dell’energia. Soprattutto nell’ottica delle energie rinnovabili non è pensabile che le politiche di sviluppo di queste, così come le analisi dei consumi e la riduzione dei gas clima alteranti siano considerate in modo settoriale su scala regionale.
Abbiamo provato, senza esiti, a portare all’attenzione del Parlamento il rischio che si corre, presentando argomentazioni giuridiche e scientifiche in tutte le fasi del dibattito parlamentare sia al Senato che alla Camera, scrivendo ai ministri competenti, confrontandoci con la Commissione LEP nominata dal Governo, organizzando convegni e momenti di approfondimento. A questo punto, l’unico modo per fermare questa riforma è chiedere ai cittadini di pronunciarsi attraverso il referendum.
Il WWF, prescindendo da altre questioni più generali (quale ad esempio l’alterazione del sistema fiscale che si determinerà), ha espresso una posizione puntuale e di merito, scientifica quanto giuridica, sui temi di propria competenza.
Noi italiani saremmo quelli che siamo se il nostro Paese non fosse fatto di montagne e foreste, di fiumi e pianure, di animali e piante che vanno da un capo all’altro dell’Italia, se non vivessimo immersi in una natura che ha creato bellezza, paesaggio, pratiche agricole, cultura, benessere. Trasformare questo insieme strabiliante in uno spezzatino è una follia politica oltre che un’aberrazione culturale.
Per approfondimenti si rimanda agli atti del Convegno “Ambiente. Autonomia differenziata. Costituzione”, organizzato dal WWF Italia presso il Senato il 16 ottobre 2023.
Come funziona il referendum
Devono essere raccolte almeno 500mila firme di cittadini italiani. Le firme andranno consegnate entro il 30 settembre 2024 in Corte di cassazione, ma per permettere lo svolgimento di tutte le necessarie operazioni di controllo e verifica, le firme dovranno essere raccolte entro il 15 settembre. Una volta raggiunte le firme necessarie la Corte costituzionale deve dichiarare ammissibile il quesito referendario. Se la Corte si pronuncia favorevolmente il Governo dovrà convocare il referendum tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.
La proposta soggetta a referendum è approvata se partecipa alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
Per partecipare
La cosa più importante ora è firmare la richiesta di referendum. Si può firmare ai banchetti organizzati dai comitati promotori locali o on-line con lo SPID su questa piattaforma >
Poi si possono convincere amici, colleghi e parenti a firmare per il referendum. Si può aiutare la sede locale WWF più vicina, mettendosi a disposizione per raccogliere firme e promuovere la campagna referendaria. Per sapere dove sono le realtà WWF sul territorio >
Infine, si può contattare il comitato promotore locale cercando quello più vicino qui >>