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Basta attacchi ai corsi d’acqua, ridiamo spazio ai fiumi

Ancora una volta dobbiamo denunciare un episodio di grave disinformazione partito in questo caso dalla Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA Toscana). Attraverso un comunicato stampa infatti, l’associazione degli agricoltori chiede alla Regione Toscana di intervenire sui corsi d’acqua…

Ancora una volta dobbiamo denunciare un episodio di grave disinformazione partito in questo caso dalla Confederazione Italiana degli Agricoltori (CIA Toscana). Attraverso un comunicato stampa infatti, l’associazione degli agricoltori chiede alla Regione Toscana di intervenire sui corsi d’acqua per dragare i sedimenti che vi si sono accumulati, ed evitare così, secondo la CIA, l’erosione dei campi.
Va premesso che in molti casi, gli agricoltori proprietari di terreni lungo i corsi d’acqua non rispettano le distanze minime prescritte dalla legge e inoltre è proprio l‘agricoltura che ha col tempo invaso“ gli spazi nei quali il fiume prima si poteva muovere liberamente. Sempre nel comunicato della CIA si accenna a 100.000 ettari di superficie agricola persa nell’ultimo decennio in Toscana. Le responsabilità non sono dei fiumi, bensì dei piani urbanistici scellerati, abbandono di terre coltivabili e perdita di suoli a causa di fenomeni quali la salinizzazione.
I fiumi hanno da sempre esondato proprio in aree agricole, nelle quali l’apporto di sedimenti favorisce l’arrivo naturale di nutrienti per il suolo. È necessario rivedere molte politiche agricole, dato che le piene di cui si fa riferimento nel comunicato, sono spesso prodotte proprio dall’attività umana e l’agricoltura industriale ne è un motore potente. L’erosione di suoli da pendii ripidi con vigneti arati, campi di cereali completamente denudati, frutteti senza un filo d’erba, non può che incidere sulla quantità di acqua e di sedimenti che arrivano nei corsi d’acqua a valle. Dunque dobbiamo proprio dare più spazio ai fiumi, gli agricoltori dovrebbero essere compensati quando e dove necessario e in cambio lasciare maggiore terreno ai corsi d’acqua. I fiumi sono habitat dinamici di enorme importanza e il loro stato di salute si dimostra proprio dalla capacità di creare sedimenti, erodere le sponde, cambiare corso e direzione.
I fiumi regalano all’uomo una enorme quantità di vantaggi se sono in buone condizioni di naturalità. Sono in grado di depurare l’acqua dagli inquinanti (anche quelli prodotti proprio dall’agricoltura), sono importanti serbatoi di acqua potabile, trasportano nutrienti da monte a valle ridistribuendoli nel territorio, contengono molta biodiversità animale e vegetale e proteggono dalle piene. Al contrario, i fiumi dragati, disboscati, cementificati e irregimentati si comportano in modo completamente diverso e molto distruttivo.
I Consorzi di Bonifica già spendono oltre 50 milioni di euro all’anno per distruggere la vegetazione riparia, compromettendo così l’assetto e la natura stessa dei fiumi. Aggiungere a tali scempi anche le attività di scavo in alveo potrebbe significare il completo disastro, con effetti devastanti sui centri abitati a valle.
Dunque forse gli agricoltori si vogliono accollare le spese di ricostruzione di paesi e città, ponti e strade? L’agricoltura ha un ruolo importante, ma deve iniziare a rivedere molti modelli di lavoro. I cambiamenti climatici, la perdita di suolo e produttività, le continue sfide a cui è sottoposta non devono essere affrontate a colpi di slogan, ma con una visione ampia e di lungo respiro. Il WWF crede necessario uno sviluppo dell’agricoltura in piena sintonia con l’ambiente e dragare o irregimentare i fiumi non può essere il futuro. Chiediamo perciò che vi sia un impegno da parte di Regione Toscana a rivedere le politiche di gestione agricola lungo i corsi d’acqua e di destinare una parte dei fondi raccolti dai Consorzi di Bonifica per rinaturalizzare le sponde e ridare spazio ai fiumi, premiando gli agricoltori virtuosi che da sempre rispettano i fiumi e individuando idonei meccanismi di compensazione se necessario.

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