Riapre oggi a Chieti la prima udienza del processo che vede imputati 19 dirigenti ed ex dirigenti di Montedison e Solvay, dopo l’inchiesta del Corpo Forestale dello Stato, per avvelenamento delle acque e disastro ambientale.
La prima pagina dei documenti al vaglio della Corte d’Assise (oltre 100 faldoni e 110.000 pagine!) riporta la denuncia del WWF, datata 2006. E’ il primo caso in Italia in cui si tiene un processo di inquinamento ambientale dinanzi alla Corte d’Assise (che giudica dei reati più gravi). Il processo è stato avviato nel 2008 dopo indagini del Corpo Forestale dello Stato stimolate anche dalle segnalazioni del WWF Abruzzo.
A seguito delle analisi commissionate dall’Associazione nel 2006 ad un laboratorio di Roma, emersero infatti datio allarmanti. Da allora il WWF ha promosso campionature epidemiologiche, raccogliendo i dati e finanziando le prime analisi sui campioni d’acqua. Il WWF ha poi partecipato sin dalla prima udienza preliminare, per un totale di 45 udienze, e con la produzione di circa 15 memorie.
Il WWF Italia si è costituito parte civile al processo . “In altri casi di inquinamento, da Porto Marghera a Priolo, gli imputati venivano accusati di imperizia o imprudenza. Qui la questione è ben altra – sottolinea l’avvocato Tommaso Navarra, difensore del WWF Italia e di Legambiente al processo – gli imputati sono accusati di inquinamento volontario di acque destinate ad uso potabile umano. L’acqua delle falde che alimentano gli acquedotti di un’intera valle (700.000 persone), è stata contaminata con valori di inquinanti chimici, tra cui il cloroformio, di 2-3 milioni di volte superiori ai limiti di legge”.
“Bussi è la ‘terra dei fuochi’ abruzzese: i pozzi che sono stati sequestrati a seguito della denuncia del WWF fornivano acqua a tutta la Val Pescara. Gli accertamenti sono estremamente complessi e richiedono tempo, ma siamo fiduciosi perché si dovrebbe arrivare, grazie al rito abbreviato, ad una sentenza entro l’estate. Per il WWF è fondamentale che il processo si concluda in tempi rapidi – ha dichiarato Luciano Di Tizio, Presidente del WWF Abruzzo – Ci auguriamo che l’istanza di ricusazione avanzata in questi giorni venga respinta e che gli avvocati della difesa si rendano conto che è anche un loro interesse definire colpevolezze e innocenze, e fare così finalmente giustizia”.
La discarica di Bussi e l’area interessata dall’inquinamento delle falde si trova all’incrocio di ben 3 parchi nazionali : Majella, Gran Sasso Monti della Laga e Abruzzo, Lazio e Molise.