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Caccia, l’Italia a rischio sanzioni UE

Nei giorni scorsi una notizia positiva aveva riacceso le nostre speranze: la Commissione Europea ha comunicato all’Italia che devono essere modificate le date per la caccia nei periodi che coincidono con il “ritorno al luogo di nidificazione” degli…

Nei giorni scorsi una notizia positiva aveva riacceso le nostre speranze: la Commissione Europea ha comunicato all’Italia che devono essere modificate le date per la caccia nei periodi che coincidono con il “ritorno al luogo di nidificazione” degli uccelli migratori “(…)  al fine di garantire il rispetto (…) della Direttiva Uccelli che vieta la caccia durante il ritorno al luogo di nidificazione”(EU PILOT 6955/14/ENVI). La richiesta, essenziale e chiarissima, era già stata parzialmente accolta dal Governo Italiano che ha dovuto ricorrere alla “voce grossa” con numerose Regioni (Umbria, Toscana, Marche, Liguria, Veneto, Friuli V.G.), imponendo loro una piccola ma sostanziale  modifica dei  calendari venatori, anticipando di 10 giorni la chiusura per  tre specie (tordo bottaccio, cesena e beccaccia). La richiesta  europea  non ci ha stupito, perché è il frutto dell’impegno costante del WWF Italia e delle altre associazioni
Ma la soddisfazione è durata poco, perché, come scrive la Commissione  Ue “(…) le Regioni hanno dichiarato di voler continuare ad autorizzare la caccia per queste specie fino al 30 gennaio (anziché fino al 20), in violazione all’articolo 7(4) della Direttiva Uccelli (…)”. “Ancora una  volta i princìpi vengono rovesciati – denuncia Patrizia Fantilli, Direttore Area Legale-Istituzionale WWF: molti politici ed amministratori regionali hanno ritenuto non doverosi il rispetto  delle  regole comunitarie e la tutela di milioni di animali selvatici, ed hanno invece accolto le richieste (illegittime) delle associazioni venatorie. E l’Italia  sta rischiando l’ennesima condanna dall’Europa”.
L’UE segnala che in Italia si continuano a cacciare anche quelle specie (sono 19) in “cattivo stato di conservazione”,  senza ”(…) integrare il prelievo venatorio in piani di gestione adeguati che prevedano tutte le misure necessarie per rallentare ed invertire la tendenza al declino delle popolazioni di tali specie (…)”. La Commissione UE conclude che ”l’Italia debba prendere provvedimenti in tal senso”.
Il WWF, quindi,  ancora una volta  si è mobilitato con il  proprio ufficio  legale ed suoi avvocati, attivando ricorsi e impugnando gli atti delle Regioni. Con la  campagna  ‘Stop ai crimini di natura’,  il WWF sostiene la  mobilitazione di centinaia di guardie volontarie, i nostri “rangers“, sempre allerta contro bracconaggio e illegalità e richiesto al Parlamento una riforma del sistema sanzionatorio penale che inasprisca le pene, ora troppo blande, per l’uccisione, le catture illegali, il commercio illecito di animali appartenenti a specie protette  con l’introduzione del “Delitto di uccisione di specie protetta”.

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