Il Parlamento Europeo e il Consiglio AgriFish con le loro posizioni sulla riforma della Politica Agricola Comune (PAC) hanno decretato una battuta di arresto del percorso di attuazione del Green Deal europeo
I ministri dell’agricoltura dell’UE hanno infatti adottato una posizione sulla prossima Politica Agricola Comune (PAC) che demolisce la proposta della Commissione UE e nello stesso momento la maggioranza dei membri del Parlamento Europeo hanno votato emendamenti peggiorativi della proposta di riforma della PAC. In entrambi i casi il risultato è stato molto deludente per gli scienziati, per le Associazioni di protezione ambientale e dell’agricoltura biologica ed i cittadini ed agricoltori virtuosi che rappresentano. Da tempo questi attori sociali ed economici chiedono ai decisori politici europei una vera riforma della PAC che garantisca una reale sostenibilità ambientale, sociale ed economica della nostra agricoltura. Le decisioni prese dal Consiglio AgriFish e dal Parlamento UE sono una vera delusione per tutti. Di fatto i colegislatori europei hanno chiuso gli occhi e le orecchie di fronte alle crisi della biodiversità e del clima ed hanno avviato la riforma della PAC in un vicolo cieco, con scarse ambizioni ambientali, opponendosi fermamente alla proposta della Commissione europea e agli obiettivi del Green Deal. Come ha dichiarato lo stesso Commissario EU all’agricoltura, Janusz Wojciechowski, gli emendamenti approvati dal Parlamento UE ieri sera rappresentano un passo indietro preoccupante rispetto alle ambizioni ambientali che la PAC dovrebbe avere davanti alle gravi crisi ambientali globali che dobbiamo risolvere.
“Siamo molto delusi del risultato delle votazioni di ieri- affermano le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura- ma soprattutto rimaniamo sorpresi dall’intento di alcuni gruppi politici e dei Ministri dell’Agricoltura di far passare agli occhi della stampa e dell’opinione pubblica questo voto come una svolta green della PAC, quando nei fatti non lo è assolutamente”.
Il Consiglio Europeo AgriFish ha ad esempio individuato un budget assolutamente insufficiente per gli ecoschemi e indebolito le norme della condizionalità, entrambi cardini fondamenti della nuova architettura verde della PAC proposta dalla Commissione Europea.
Analogo l’esito del voto del Parlamento che ha approvato a larga maggioranza un blocco di emendamenti, presentati dai gruppi EPP, Renew e Social Democratici, che nonostante un più incoraggiante 30% di fondi per gli ecoschemi indeboliscono l’efficacia ambientale di questo strumento e blindano una larga fetta del budget per il sostegno al reddito tagliando le norme sulla condizionalità.
“Tutto questo è terribilmente scoraggiante. Dietro le loro parole patinate, i deputati del Parlamento Europeo ed i Ministri dell’Agricoltura dei 27 Paesi UE stanno confermando una PAC che continuerà a sprecare i soldi dei contribuenti per sostenere un’agricoltura avvelenata, inquinante e industrializzata, almeno fino al 2027, in palese contrasto con gli allarmi del mondo scientifico sulla perdita di biodiversità e sull’aumento delle emissioni di gas serra”, continuano le Associazioni di #CambiamoAgricoltura.
Le votazioni su altri emendamenti alla proposta di riforma della PAC proseguiranno fino a venerdì, ma purtroppo anche i voti di questa mattina confermano la miopia e l’assoluta mancanza di coerenza dei deputati del Parlamento Europeo, come dimostra la mancata approvazione dell’emendamento che prevedeva l’inserimento degli obiettivi del Green Deal europeo nella PAC, confermando la denuncia degli ambientalisti e delle Associazioni del biologico. Gli eurodeputati hanno ancora tempo per un ripensamento, modificando il loro sostegno a questo sciagurato accordo per demolire la riforma della PAC, nel voto finale di venerdì. Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura li esortano ad ascoltare la voce dei tanti cittadini europei che li hanno eletti e non le potenti lobby delle corporazioni agricole e dell’agroindustria. Se perdiamo questa occasione per l’avvio di una vera transizione ecologica dell’agricoltura europea rischiamo, nel 2027, di non avere più tempo per cambiare rotta.