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Capo Vaticano: catturato un raro pesce flauto

Da quando, nel 1869, venne inaugurato il canale di Suez che mette in collegamento il Mar Rosso con il Mediterraneo, la fauna del “Mare Nostrum” si è arricchita di nuove specie, le cosiddette specie “lessepsiane”, dal nome di…

Da quando, nel 1869, venne inaugurato il canale di Suez che mette in collegamento il Mar Rosso con il Mediterraneo, la fauna del “Mare Nostrum” si è arricchita di nuove specie, le cosiddette specie “lessepsiane”, dal nome di Ferdinand de Lesseps, l’ingegnere che progettò la rivoluzionaria opera. Tale invasione di specie “aliene” di origine tropicale, che comprende ormai animali e vegetali appartenenti ai più svariati gruppi, si è fatta via via più evidente, specie nel settore orientale, in relazione al lento e progressivo aumento della temperatura  dei nostri mari a causa del più generale riscaldamento globale.
Che lo strano pesce di circa 80 cm pescato nelle acque di Capo Vaticano  (Ricadi) non fosse proprio comunissimo nelle nostre acque, è apparso subito evidente a Bruno Bretti che, come accaduto in passato per altre specie rare, si è rivolto al WWF per l’identificazione di quel pesce mai visto prima.
Il lungo muso terminante con una piccola bocca circolare, la simmetria delle pinne dorsale e anale  e la caratteristica  appendice filiforme molto sporgente dalla coda, non hanno lasciato dubbi sull’identità dell’intruso: per Pino Paolillo “si tratta di un  “pesce flauto “ (scientificamente noto come Fistularia commersonii), una specie segnalata negli ultimi anni  nelle acque italiane (soprattutto siciliane e sarde), dopo che, come accaduto per decine di altre specie di pesci, è penetrata nel Mediterraneo via Suez”.

“Il pesce flauto è ormai abbastanza frequente nelle acque siciliane – sottolinea il biologo marino Franco Andaloro, Delegato WWF Sicilia e membro del Comitato scientifico WWF – . E’ importante dire che c’è oggi una forte spinta ‘politica’ a non considerare più aliene dalle convenzioni internazionali le specie che non siano state introdotte volontariamente o involontariamente dall’uomo  E questo è uno scenario pericoloso soprattutto in funzione della volontà dell’Egitto di allargare il Canale di Suez: ciò aumenterà fortemente l’ingresso di specie non indigene indo-pacifiche, che stanno raggiungendo anche il Mediterraneo Centrale. Nelle nostre acque vi sono oggi 18 specie di pesci che provengono dal Mar Rosso, tra cui il Lagocephalus scelleratus, il cui consumo ha effetti letali per l’uomo. E’ dunque necessario che un eventuale raddoppio del Canale di Suez preveda azioni di prevenzione al passaggio di specie aliene con ogni tecnologia possibile, tipo dissuasori acustici. Già oggi in Siria e Libano – conclude Andaloro – il 60% delle specie di interesse commerciale è costituita da specie aliene“.

Quella della presenza di nuove specie causata dalle attività umane (trasporto marittimo, acquacoltura, apertura di canali  ecc.) rappresenta un grosso problema per i delicati ecosistemi  marini del Mediterraneo, considerata l’invasività di alcune specie “straniere” rispetto a quelle indigene, come nel caso della vongola verace filippina che , introdotta in alto Adriatico per scopi commerciali negli anni ’80, ha di fatto soppiantato la vongola autoctona, divenuta ormai sempre più rara. Secondo l’IUCN, l’invasione di specie aliene è la seconda causa della perdità di biodiversità, dopo la distruzione dell’habitat.
 

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