Il Consiglio dei Ministri dell’Ambiente dell’Unione Europea ha approvato la ratifica rapida da parte della UE dell’Accordo di Parigi sul Clima. L’Unione depositerà la ratifica, insieme a quella dei paesi che hanno già ratificato a livello nazionale e in attesa della ratifica nazionale degli altri Paesi. Questo vuol dire che, dal momento che per entrare in vigore il trattato ha bisogno di essere ratificato da almeno 55 Stati per almeno il 55% delle emissioni, l’Accordo di Parigi diventerà operativo un mese dopo che queste condizioni si saranno verificate, dunque in tempo per la Conferenza ONU sul Clima di Marrakech (COP22) che si terrà dal 7 al 18 novembre 2016. Finora risulta che 7 stati europei abbiano già ratificato: Francia, Ungheria, Austria, Slovacchia, Germania, Portogallo, Malta. Con le ratifiche già notificate da 61 Paesi, per il 47, 79% delle emissioni di gas serra, il traguardo è vicino.
India e Canada sono prossimi alla ratifica, quindi con l’Unione Europea l’accordo entrerà in vigore comunque, anche solo contando i Paesi che hanno ratificato nazionalmente. E’ importante che la UE sia tra i Paesi che hanno permesso l’entrata in vigore dell’accordo, cercando di recuperare un’autorevolezza che i ritardi hanno rischiato. Ed è molto importante che l’Italia si aggiunga prestissimo ai Paesi che hanno ratificato.
“Il ministro Galletti aveva promesso che il Governo avrebbe almeno presentato il disegno di legge di ratifica entro il mese di settembre. Oggi è il 30 settembre, possiamo dire che siamo di fronte a un impegno mancato. Ma ancor più ci preoccupano le voci che vedono accumunata l’Italia alla Polonia nell’osteggiare la divisione dell’obiettivo europeo tra gli Stati: questo vuol dire che, nonostante tutte le promesse, non si intende intraprendere seriamente la strada della decarbonizzazione?”. Chiede Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.
“Le fondamenta dell’Accordo di Parigi e di un’azione efficace per limitare il cambiamento climatico devono essere costituite da politiche ambiziose e innovative. Nel 2018 tutti gli Stati dovranno presentare le proprie strategie e traiettorie di decarbonizzazione. Speravamo che l’Italia avesse abbandonato le politiche di retroguardia e di difesa dei combustibili fossili: con la rivoluzione industriale in atto, chi difende i fossili rischia di fare la stessa fine”, sottolinea Midulla.