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Consumo suolo, in 4 anni e mezzo è nata una “nuova Roma”

Anche l’inazione ha un costo e nei quattro anni e mezzo in cui il Parlamento non ha approvato il disegno di legge per mettere un limite al consumo di suolo (la prima proposta governativa è del dicembre 2012),…

Anche l’inazione ha un costo e nei quattro anni e mezzo in cui il Parlamento non ha approvato il disegno di legge per mettere un limite al consumo di suolo (la prima proposta governativa è del dicembre 2012), è come se in Italia fosse sorta, dal nulla, una nuova Roma (è stata edificata ex novo una superficie di 46mila ettari per 24 km di diametro), che però si espande di altri 2 km oltre al Raccordo Anulare e senza un metro quadrato di aree libere”. La denuncia viene dal WWF che, avvalendosi della consulenza tecnica del gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila (che da anni collabora con l’associazione) ha preso come base l’ultima stima ISPRA di 28 ettari al giorno di consumo di suolo in Italia.
Il provvedimento (AS n. 2383) voluto dal governo Monti e poi da quello Renzi sembra ora che sia diventato quasi orfano: chiediamo al governo di sostenere il provvedimento affinché, dopo l’approvazione del maggio scorso alla Camera, entro la fine della legislatura si arrivi al voto finale, appoggiando l’azione della relatrice al Senato Laura Puppato nella ricerca di un accordo con le Regioni per dotare il Paese di una buona legge. Il WWF chiede di mantenere gli aspetti indubbiamente molto positivi del ddl (limite nazionale al consumo del suolo e censimento della aree dismesse, non utilizzate o abbandonate), depurandolo di quelle norme che potrebbero favorire nuove costruzioni (sulla edificazione degli spazi interclusi, la sub-urbanizzazione delle aree agricole e la sanatoria in fase transitoria delle istanze già presentate per nuove edificazioni).
Invertire la tendenza. Come ricordato nel report WWF “Caring for our Soil”, scaricabile qui il nostro Paese deve correre ai ripari: oggi il 10% del territorio italiano è edificato (7%) o infrastrutturato (3%) e se nel 1950 i Comuni con meno del 2% del totale del loro territorio urbanizzato erano 4.600 (57,5% degli 8,000 Comuni) e 10 ne avevano oltre il 50%; oggi, invece, sono solo 1.747 (il 22%) che hanno meno del 2% del proprio territorio edificato, mentre 30 sono i Comuni con oltre il 50% del territorio edificato e 1.000 sono i Comuni che ne hanno almeno un quarto. Si registra anche un aumento della pressione dell’edificazione sui 2000 siti della Rete Natura 2000 (negli ultimi 50 anni l’urbanizzazione nella fascia di rispetto di 1 km dalle aree Natura 2000 è cresciuta del 260%) con un incremento della frammentazione delle aree naturali particolarmente grave nelle seguenti regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia. Sicilia, con tendenze preoccupanti anche in Sardegna.
Agire subito. Il WWF, ricorda che per fermare il consumo di suolo si può agire subito, a legislazione vigente, facendo in modo che: 1. Nei Piani paesaggistici regionali vengano indicati obiettivi di contenimento del consumo di suolo; 2. Si dia vita a nuovi piani urbanistico-ambientali dove siano individuate e progettate aree verdi libere per garantire la resilienza dei sistemi naturali e l’adattamento alle emergenze indotte dai cambiamenti climatici; 3. le bonifiche delle aree industriali dismesse non perseguano solo burocraticamente la salubrità, ma l’obiettivo della “salute ambientale” del suolo; 4.  si realizzino insediamenti a tendenziale autosufficienza energetica, con impronta energetica vicino allo zero o addirittura negativa per avere città amiche del clima; 5. si diffondano le pratiche civiche dei giardini condivisi e degli orti urbani per far respirare e decongestionare le aree urbane; 6. si favorisca il trasporto pubblico e su rotaia e la mobilità dolce (pedonale e ciclabile) su strade progettate per rendere possibile la convivenza fra le diverse modalità di trasporto.
Sfida globale.Al momento è impossibile che l’Italia consegua entro il 2030 l’obiettivo stabilito su scala globale della degradazione del suolo e quindi del consumo di suolo “zero” (Ob. 3.5 degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU). Manca un serio dibattito nel nostro Paese sulle linee di tendenza che si registrano nel mondo. In Europa entro il 2020 l’80% delle persone abiteranno nelle aree urbane. Su scala globale si contano oggi 7,3 miliardi di persone, mentre il 43% della superficie delle terre emerse è stato già convertito ad agricoltura, infrastrutture e nuova urbanizzazione e nel 2025 (con una popolazione che nel 2050 toccherà i 9,7 miliardi di persone) la metà delle terre emerse del Pianeta sarà modificata, raggiungendo un punto critico ingestibile (come viene ricordato nel Report 2017 del WWF “Caring for our soil” che cita lo studio pubblicato nel 2012 sulla rivista “Nature” redatto da 22 scienziati, capitanati da dal paleoecologo Antony Barnosky  dell’Università della California – Berkeley).

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