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COP29, due report denunciano il pericoloso stallo sulla crisi climatica

Secondo gli studi, le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto livelli record nel 2023 e i piani climatici dei governi sono insufficienti

Due nuovi rapporti sul clima nel giro di pochi giorni, dopo quello dell’UNEP della scorsa settimana, hanno  lanciato un doppio, drammatico allarme al mondo. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale, le concentrazioni di gas serra hanno raggiunto un nuovo record nel 2023. Allo stesso tempo, il rapporto NDC Synthesis delle Nazioni Unite mostra che gli attuali piani climatici nazionali farebbero registrare una riduzione delle emissioni di appena il 2,6% rispetto ai livelli del 2019 entro la fine del decennio, una percentuale che non è in grado di prevenire conseguenze ambientali ed economiche catastrofiche.

Il ruolo dei finanziamenti

In vista del vertice delle Nazioni Unite sul clima COP29, il WWF chiede ai Paesi di tutto il mondo di rivedere al rialzo gli impegni e i finanziamenti per il clima. Nel corso del prossimo anno, è fondamentale che le nazioni si presentino con impegni climatici più ambiziosi, specifici e credibili, in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C.

Per il WWF, nei prossimi dodici mesi, i nuovi piani nazionali per il clima devono fissare obiettivi chiari di riduzione delle emissioni di gas serra in tutti i settori economici, definendo politiche e finanziamenti concreti per raggiungerli. Anche le priorità di adattamento devono essere definite esplicitamente e devono essere previsti finanziamenti diretti ai settori, alle infrastrutture critiche e alle comunità più vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico. 

Intervenire sulle cause

Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, alla vigilia della Conferenza sul Clima che terrà a Baku dall’11 al 22 Novembre, ha dichiarato: “Gli elevati livelli di gas serra sono purtroppo solo uno dei tanti record climatici battuti nel 2023. La scorsa settimana il programma ambientale delle Nazioni Unite aveva fornito altri dati sconfortanti sull’inadeguatezza dell’azione sul clima, con le politiche climatiche attuali saremmo destinati a un riscaldamento globale di 3,1°C. Questo deve fungere da sirena  d’allarme per i decisori politici che si riuniranno tra due settimane in Azerbaijan, è necessaria una rapida virata, siamo arrivati a questo punto a forza di rinvii. L’aumento vertiginoso delle concentrazioni di anidride carbonica e metano, dovuto alle attività umane, porta a eventi meteorologici estremi più gravi, a rischi economici più elevati e impatti gravi e irreversibili sugli ecosistemi. L’inazione alza la posta in gioco, non solo per il raggiungimento degli obiettivi climatici, ma anche per la salute, la sicurezza e il benessere delle persone ovunque nel mondo. Occorre rimuovere le cause, in primis l’uso dei combustibili fossili e la deforestazione”.

Il vero pericolo è l’inattivismo

Midulla ha poi concluso: “Senza un’azione immediata, non riusciremo a raggiungere l’obiettivo del 2030 di ridurre le emissioni di anidride carbonica di almeno il 43% a livello globale. I rapporti rilasciati in questi giorni dimostrano anche che esistono molte soluzioni fattibili ed efficaci dal punto di vista dei costi per colmare le lacune e i ritardi, e riportare i governi sulla strada dell’obiettivo di 1,5°C, per esempio le energie rinnovabili, e dobbiamo agire subito. Chi teorizza tempi lunghi e addirittura vuole ritardare la transizione, invece che accelerarla, o non conosce i rischi o fa il gioco di chi antepone interessi di pochi al futuro di tutti e tutte. Oggi i veri nemici dell’umanità sono gli inattivisti climatici e coloro che non cercando di fermare la perdita di biodiversità”.

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