Alla vigilia della COP18, la Conferenza delle Parti degli Stati Membri della Convenzione ONU sui Cambiamenti Climatici, che si terrà in Qatar dal 26 novembre al 7 dicembre, il WWF lancia un forte allarme: i Governi si muovono con estrema lentezza e scarsa convinzione, benché il cambiamento climatico sia una un problema drammatico e centrale per il futuro dell’umanità, e nonostante le conoscenze scientifiche, oltre che i gravi eventi meteorologici estremi anche recenti, documentino che il fenomeno sta avendo un’evoluzione accelerata, preoccupante e sempre più tangibile.
E proprio oggi l’ “Emission Gap Report 2012” dell’UNEP sottolinea che gli impegni attuali che i Governi hanno già preso per contrastare il cambiamento climatico sono così deboli che condurranno in ogni caso il mondo a un aumento della temperatura globale della superficie terrestre fino a 5°C entro fine secolo, per oltre il limite di 2°C che non dovremmo assolutamente superare se vogliamo garantire un futuro alla nostra civiltà.
Per il WWF, Doha deve segnare un cambiamento di passo da parte dei Governi, dimostrare che la politica è effettivamente capace di coerenza e azione.
Già a Rio si è vista una società civile capace di grande iniziativa (non solo le ONG, ma anche i sindacati e moltissime aziende in tutto il mondo) scontrarsi con i tatticismi reciproci tra gli Stati e il basso profilo dei Governi: di fronte alla maggiore minaccia per il Pianeta come lo conosciamo, il multilateralismo deve dare il segno della propria vitalità, cosciente che il cambiamento climatico catastrofico si può sconfiggere solo con azioni decise e comuni.
“A Doha vanno definiti gli obiettivi globali su cui poggerà il nuovo accordo da raggiungere, come deciso lo scorso anno, entro il 2015 – ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima e Energia del WWF Italia, che sarà a Doha per tutto il periodo dei negoziati – L’obiettivo generale è quello di rimanere ben al di sotto di 2°/C di aumento medio della temperatura globale. A tale scopo, occorre che il picco ultimo delle emissioni sia raggiunto entro la metà di questo decennio. Poi le emissioni a livello globale devono cominciare a decrescere rapidamente (oggi sono ancora in aumento). Inoltre, per la metà del secolo occorre arrivare alla completa de carbonizzazione. Queste devono essere le fondamenta su cui costruire il nuovo accordo globale”
“La straordinaria lentezza con cui il mondo politico si muove su questi temi che sono centrali per il futuro dell’umanità, è imbarazzante – ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – E tutto ciò proprio quando le conoscenze scientifiche che si stanno acquisendo sulla situazione, la possibile evoluzione, gli effetti e gli scenari del cambiamento climatico in atto, non fanno che documentare le drammatiche criticità estremamente difficili da gestire da parte delle società umane. Proprio quest’anno la comunità scientifica internazionale è intervenuta ripetutamente per ribadire l’allarme e questo deve stimolare al più presto un’autentica urgenza all’azione. Nonostante queste conoscenze, la dimensione di punti critici, effetti soglia, situazioni di sorpresa stanno diventando una drammatica realtà quotidiana con la quale dobbiamo fare i conti e che sono certamente molto difficili da prevedere.”
Nell’immediato a Doha verrà lanciato il secondo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto (per i Paesi industrializzati), trasformando le indicazioni dei Governi in veri e propri target di riduzione.
Anche i paesi in Via di Sviluppo devono dichiarare davanti alla Comunità internazionale quali azioni intendono intraprendere per limitare le emissioni di anidride carbonica e di gas serra. E tutti i Paesi dovrebbero avere una strategia e una roadmap (cioè tappe precise) di decarbonizzazione al 2050.
Altro nodo da sciogliere, quello dell’equità: il Summit dello scorso anno si era concluso con uno scontro sul significato da dare a una distribuzione equa degli sforzi tra Paesi sviluppati, responsabili primi della concentrazione attuale dei gas serra in atmosfera e quindi riscaldamento globale, e Paesi in Via di Sviluppo che devono coniugare il diritto al benessere e allo sviluppo con la necessità di limitare e ridurre i gas serra e l’aumento medio della temperatura globale.
Vanno inoltre definite regole che riportino alcuni dei meccanismi creati allo scopo di tagliare le emissioni, impedendo che vengano usati per commerciare quote di ‘aria fritta’ o realizzare progetti dannosi per il clima.
Altri scogli saranno quelli della finanza, laddove è necessario arrivare a nuove fonti di risorse, specie per venire incontro ai paesi più vulnerabili e meno sviluppati. E altre risorse finanziarie saranno necessarie per limitare la deforestazione, causa di una grossa fetta di emissioni e distruttiva dei bacini essenziali per assorbire carbonio.
Mariagrazia Midulla, responsabile Clima Energia del WWF Italia, sarà a DOHA per seguire i negoziati a partire dal 24 novembre. Per tutto il periodo, aggiornamenti WWF in tempo reale, news e approfondimenti a richiesta, via twitter (@wwfitalia)