La presidente WWF Italia al summit delle donne leader sulle questioni climatiche “Women Kicking it on Climate”, voluto dalla Ministra dell’Ambiente e del Cambiamento climatico canadese, Catherine McKenna in preparazione del prossimo G7.
“Lotta al cambiamento climatico e questione di genere sono tra i temi che verranno toccati dal prossimo G7 che si svolgerà in Canada a giugno: è proprio dalle donne, riunite oggi qui ad Ottawa, che può venire un esempio di relazione al di là dei confini, perché si passi finalmente all’azione per contrastare i cambiamenti climatici con rigore, concretezza e empatia”. Lo dice la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che è intervenuta oggi a Ottawa al Summit delle donne leader sulle questioni climatiche “Women Kicking it on Climate” (“Le donne danno il via al confronto sul clima”), fortemente voluto dalla Ministra dell’Ambiente e del Cambiamento climatico canadese, Catherine McKenna in preparazione del G7 dei capi di Stato dell’8 e 9 giugno e del G7 dei Ministri dell’Ambiente dell’1 ottobre 2018.
“L’Accordo di Parigi è un risultato importante, un accordo globale raggiunto dopo decenni di trattative: ora non c’è più tempo da perdere, occorre passare all’azione, la finestra per agire rischia di chiudersi. Le donne hanno giocato sempre un ruolo fondamentale nella difesa della salute e dell’ambiente nel mondo e nella società italiana (dall’ILVA di Genova-Cornigliano e Taranto, alle mamme anti-smog di Milano e Napoli) – continua la leader dell’associazione del Panda -. Ora bisogna dire che se vogliamo pensare al futuro delle nostre famiglie, delle nostre comunità, delle specie animali e vegetali, del Pianeta come oggi lo conosciamo, bisogna, innanzitutto, decarbonizzare i nostri trasporti, la nostra energia, le nostre imprese, i nostri consumi”.
“Nel Mediterraneo rischiamo entro la fine di questo secolo (come riportato nell’ultimo rapporto dell’IPCC) un aumento delle temperature tra i 2,2 e i 5,5 gradi centigradi e una diminuzione delle precipitazioni dal -4 al -27%; mentre, secondo uno studio dell’ENEA, le acque del mare potrebbero innalzarsi cambiando il profilo dell’Italia, sommergendo fino a 5.500 chilometri quadrati di pianure costiere localizzati in particolare nel Nord Adriatico, nel golfo di Taranto, nel golfo di Oristano e in quello di Cagliari”, aggiunge Donatella Bianchi che conclude: “Non si tratta solo di numeri ma di persone, di intere città e terre che rischiano di venire abbandonate, di relazioni umane cancellate: sono le comunità, quindi, che devono fare le loro scelte e chiedere ai Governi di affrontare oggi, subito il cambiamento”.