La Presidente Bianchi : “Necessarie campagne informative ed educative, il mare non può perdere specie tanto preziose”. Il Disegno di legge di inasprimento pene sull’uccisione di specie protette è ancora dormiente in Parlamento
Il WWF ha inviato oggi un esposto contro ignoti presso la procura di Cagliari affinchè vengano individuati i responsabili dell’efferata uccisione di un tursiope, prima arpionato e poi massacrato, avvenuta pochi giorni fa nelle acque della costa cagliaritana.
Il tursiope (Tursiop truncatus), un maschio di circa 3 metri, era stato segnalato con un arpione conficcato nel dorso alla Capitaneria di Porto giovedì scorso nella spiaggia di Cann’e Sisa, nei pressi dell’Area marina Protetta di Capo Carbonara. Rimasto sulla spiaggia in attesa di un recupero completo, l’animale è rimasto poi vittima di un secondo atto di bracconaggio: alcuni ignoti, infatti, si sono accaniti su di lui per prelevarne la carne. I tursiopi, a differenza delle altre specie simili, come il delfino comune (il più raro) e la stenella, hanno l’abitudine di frequentare le acque sotto costa dove il possibile incontro con l’uomo è certamente più frequente. Nel caso di questo giovane cetaceo l’incontro è stato purtroppo fatale.
“Purtroppo, a differenza di quanto accade a terra, i crimini di natura commessi in mare, che spesso vedono l’uccisione di specie protette come delfini, tartarughe e perfino balenottere, rimangono sottotraccia ed è difficile quantificare la perdita di biodiversità e rintracciare i colpevoli- ha dichiarato Donatella Bianchi, Presidente del WWF Italia – A fronte di un animale rinvenuto ce ne sono sicuramente molti altri che hanno subito la stessa fine. Purtroppo non è la prima volta che un delfino viene ucciso lungo le coste sarde; analoghi episodi erano già accaduti nel golfo di Olbia negli anni passati. Vogliamo che i colpevoli di questa doppia barbarie vengano identificati perché il mare non può perdere in questo modo le sue creature più nobili”.
Il WWF ricorda anche le ‘regole’ che vigono su questi ‘crimini di natura’: tutte le specie di cetacei del Mediterraneo sono protetti da importanti Trattati internazionali , ad iniziare dall’Accordo di Monaco sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mediterraneo e dell’area atlantica contigua, del 1996, ratificato anche dall’Italia (con la Legge 10 febbraio 2005, n. 27) e che l’uccisione di un esemplare di delfino come quello trovato sulla spiaggia sarda è vietata e comporta l’irrogazione di sanzioni penali , con pene che vanno dall’arresto a pene pecuniarie (Articolo 727 bis. Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette ).
E’ vietato anche consumare la carne di questi animali, come prescrive la Legge in materia di pesca (n. 4 del 2012 ) che pone il divieto di “detenere, sbarcare trasportare e commercializzare le specie di cui sia vietata la cattura” con pene per la violazione del divieto che implicano, anche queste l’arresto (fino a due anni ) e multe (da 2.000 a 12.000 Euro.)
Se, infine, le indagini dovessero anche rilevare che l’animale è stato ucciso in maniera crudele con metodi che gli hanno causato sofferenza (ad esempio è morto annegato, essendo un mammifero che ha bisogno di respirare, o dissanguato), si aggiungerebbe anche il reato di “maltrattamento di animali”).
Il WWF ricorda che, nell’ambito della campagna Stop ai crimini di natura lo scorso anno ha lanciato un’importante petizione per l’aggravamento delle sanzioni penali per le uccisioni di specie protette. Il Disegno di legge è però ancora “dormiente” in Parlamento: questo è l’ennesimo episodio che dovrebbe indurre il nostro legislatore ad approvare rapidamente la legge, che darebbe a magistrati, Capitanerie di porto ed agli altri corpi di Polizia maggiori più efficaci strumenti di prevenzione e repressione di questi gravi e crudeli “furti di natura” .