In 40 anni sono crollate del 52% le popolazioni di numerose specie di vertebrati. Il crimine ambientale è sempre più diffuso e mette a rischio l’uso sostenibile delle risorse naturali della Terra, la sicurezza dei governi, la trasparenza e la lotta alla corruzione. Tra i crimini ambientali il bracconaggio è quello che colpisce maggiormente le specie animali: ogni anno migliaia di rinoceronti, tigri, elefanti, gorilla e altri animali vengono massacrati in tutto il mondo per rivendere le loro pelli, le ossa, la carne e persino il sangue. Secondo l’ultimo Indice del Pianeta Vivente elaborato dal WWF con la Zoological Society di Londra in 40 anni abbiamo perso il 52% delle popolazioni di numerose specie di vertebrati. I numeri del bracconaggio vengono resi noti oggi nel lancio della Campagna #diamovoce del WWF insieme a un video denuncia che testimonia uno dei tanti massacri delle tigri ad opera dei criminali della natura. Si può sostenere la Campagna #diamovoce con una donazione oppure anche rendendola virale. il WWF ha messo a disposizione materiali ad hoc (banner, immagini, etc) per arricchire i propri profili social.
I numeri del bracconaggio. Ogni giorno perdiamo più di 70 elefanti e circa 200.000 squali. Ogni settimana quasi 3 tigri e 20 rinoceronti. A questi possiamo aggiungere, a casa nostra, più di 400 lupi che vengono massacrati dai bracconieri con armi da fuoco, trappole e veleni. Dal 1970 ad oggi, in circa 50 anni, le tigri sono crollate da 38.000 a 3.200 esemplari mentre la sottospecie indocinese è ormai prossima all’estinzione (Panthera tigris corbetti): dai 1.800 individui presenti negli anni ’90 oggi sono rimasti appena 350-200. Anche il simbolo per eccellenza dell’Africa, il leone, sopravvive con forse non più 20.000 esemplari su un territorio ridotto all’8% di quello originale. 1.215 sono i rinoceronti uccisi nel 2014 in Sudafrica dove sopravvive il 90% delle popolazioni africane e per il 2015 il bilancio sembra essere ancora peggiore. In Tanzania in 5 anni è stato sterminato il 60% della popolazione di elefanti: tra il 2011 e il 2013 i bracconieri hanno abbattuto 100.000 elefanti, complice una forte alleanza tra criminali e funzionari corrotti. Vigogne e guanachi nei paesi sudamericani sono uccisi per rivendere le loro lane pregiate e, nel caso della vigogna, il loro areale si è ridotto del 40%. Dai 67 ai 273 milioni di squali vengono poi uccisi nei mari del mondo e l’Indonesia è uno dei paesi più ostinati nella pratica del finning, il taglio delle loro pinne. Drammatico il crollo anche di animali meno conosciuti come i pangolini cinesi (Manis pentadactyla): in alcune regioni della Cina la popolazione è crollata del 90% mentre in altre si sono praticamente estinti. In Amazzonia restano appena 3.000 esemplari di pappagalli della bellissima specie Ara giacinto (Anodorhynchus hyacinthinus), decimati a causa del collezionismo. I numeri dell’Interpol sul commercio illegale di natura
2015: un altro anno di stragi silenziose. Quelle compiute dai bracconieri sono stragi silenziose che spesso non penetrano nelle cronache quotidiane e anche nel 2015 si sono susseguite colpendo migliaia di animali. A marzo nella Repubblica Democratica del Congo in 15 giorni sono stati massacrati 30 elefanti nel Parco Nazionale del Garamba, a maggio in Mozambico c’è stata un’impennata di uccisioni di rinoceronti, a luglio in Ghana migliaia di squali sono stati pescati e uccisi per le loro pinne mentre a ottobre in Zimbabwe sono stati avvelenati col cianuro 26 elefanti (nel 2014 oltre 100). A fianco delle cattive notizie ce ne sono anche delle buone come quella avvenuta ad agosto nello Zimbabwe del rogo di 2,5 tonnellate di avorio sequestrato ai bracconieri e quello di 15 tonnellate di avorio in Kenya. Proprio il governo del Kenya si è reso protagonista di un evento importante: 137 tonnellate di zanne di elefante sequestrate sono state bruciate. Sempre ad agosto è stato compiuto un sequestro presso la dogana di Hanoi, 2 tonnellate di avorio proveniente dall’Africa e nascosto in una partita di legname proveniente dalla Nigeria. Grazie ad un lavoro di intelligence e verifiche sul campo a ottobre è stata poi arrestata in Tanzania la ‘regina dell’avorio’, una cittadina cinese indicata come un punto di riferimento importante del commercio illegale internazionale.
“La mappa del WWF disegna la geografia del bracconaggio che non si ferma mai. Il commercio illegale di natura selvatica si sovrappone a quello di droghe, armi e persino esseri umani e i gruppi criminali organizzati sfruttano la globalizzazione del commercio usando tecnologie sempre più avanzate per scambiare informazioni facendo diventare sempre più complesso e difficile il lavoro di contrasto portato avanti dall’intelligence e dai ranger sul campo – dichiara Isabella Pratesi, direttore Conservazione del WWF Italia – Gli elefanti, i rinoceronti le tigri uccise ogni giorno purtroppo non hanno voce e il loro massacro passa sotto silenzio. Con la nostra campagna vogliamo ‘dare voce’ alle specie più a rischio e far emergere questi massacri rendendo evidente anche i legami tra il bracconaggio e gli altri crimini altrettanto gravi e deleteri per le nostre civiltà. E’ importante avere il sostengo di tutti per combattere questi fenomeni: l’intelligence sul campo, la formazione di guardie, le dotazioni sofisticate sono strumenti indispensabili per fermare la perdita di natura e biodiversità”.
Come sostenere il WWF. Attraverso il sito è possibile fare una donazione per aiutare l’associazione a fermare il bracconaggio nel mondo e in Italia. Oppure fare un regalo speciale, scegliendo l’adozione di cuccioli di specie protette rimasti orfani a causa del bracconaggio.