Il WWF segnala al ministero della Transizione Ecologica e ai Carabinieri
Chiunque abbia fatto una passeggiata lungo le rive del Velino a Rieti si è reso conto della inopinata scomparsa della vegetazione ripariale, distrutta senza alcun senso abbattendo alberi di grande bellezza – anche distanti dall’alveo – che connotavano un paesaggio storicamente dominato dalle loro chiome folte e lussureggianti.
L’intervento di taglio raso e l’estirpazione di ogni forma di vegetazione dagli argini e dalle sponde, purtroppo già in parte realizzato dalla Regione Lazio, ha causato la distruzione di lunghi tratti di habitat ripariale di particolare interesse comunitario, in particolare delle “Foreste a galleria di Salice e Pioppi”, nonostante essi siano tutelati da disposizioni sia nazionali che comunitarie.
Lungo il Velino distrutti habitat di interesse europeo
La Regione Lazio ha operato queste opere, che destano grande preoccupazione, richiamando una ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri del Novembre 2018 emanata con procedura di “somma urgenza” al fine di prevenire e ridurre il rischio di esondazioni dei corsi d’acqua reatini, consentendo – anche in deroga alle procedure amministrative ordinarie – di “rimuovere situazioni di grave ed imminente pericolo per la pubblica e privata incolumità” a seguito di eventi meteorologici eccezionali.
Questa ordinanza infatti consente, di fatto, eludere i processi amministrativi ordinari previsti per interventi riguardanti habitat di interesse comunitario.Nel caso di specie, gli interventi, effettuati dopo ben quattro anni dall’ordinanza, sono inoltre in evidente contraddizione con l’assunto dell’estrema urgenza e con l’obiettivo di riduzione del rischio di esondazioni.
Appare infatti tutt’altro che comprovato il nesso di causalità tra la situazione di emergenza che ha interessato il territorio attraversato dal fiume Velino ed i lavori appaltati. Difatti, le “sistemazioni fluviali ed opere idrauliche” in corso non possono configurarsi come opere di prevenzione; non è certo la vegetazione ripariale, fisiologicamente presente lungo i corsi d’acqua, a favorire eventuali esondazioni; la vegetazione, al contrario, contribuisce ad una stabilizzazione spondale ed all’equilibrio idrologico che, nella pianura reatina, è minacciato da ben altre cause. Non è un caso che in passato siano state avviate azioni giudiziarie contro il rilascio avventato di acque dagli invasi artificiali delle dighe del Salto e del Turano.
Il nefasto intervento sui fiumi reatini contrasta sia con norme emanate dalla Regione stessa – la DGR n. 4340 del 28 Maggio 1996, che vieta la distruzione massiva della vegetazione ripariale – sia con la normativa europea, che prevede la Valutazione di Incidenza Ambientale per ogni intervento compiuto nelle aree appartenenti alla Rete Europea Natura 2000 (ovvero la Zona Speciale di Conservazione IT 6020012 Piana di San Vittorino Sorgenti del Peschiera) o su essa influenti (la riserva dei laghi Lungo e Ripasottile).
Questi interventi di abbattimento diffuso sono palesemente contrastanti con il principio costituzionale di tutela di ambiente, biodiversità ed ecosistemi ed il WWF Italia ha chiesto al Ministero della Transizione Ecologica e ai Carabinieri Forestali del Lazio di valutare ogni violazione di legge ed adottare ogni intervento necessario. La questione sarà anche segnalata alla Commissione Europea, essendo la tutela degli habitat un principio espressamente tutelato dalla normativa europea.