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Mediterraneo di fuoco

Devastanti incendi continuano a divampare. Il bilancio delle vittime è sempre più grave

Italia, Turchia e Grecia colpite dalle fiamme

Le foreste del Mediterraneo stanno bruciando. In Italia, dove all’inferno della Sardegna, che ci ha portato via oltre 20 mila ettari di territorio, boschi, oliveti e campi coltivati costringendo 1500 persone ad evacuare, stanno seguendo devastanti roghi anche in Sicilia, Calabria e Abruzzo.

In Grecia, i vigili del fuoco greci ancora tentando di spegnere due grandi incendi, uno divampato sull’isola di Rodi e l’altro nel nord-ovest del Peloponneso, mentre si prevedono temperature di oltre i 40 gradi durante il giorno.

È allarme anche in Turchia, dove oltre 100 incendi sono scoppiati a fine luglio sulle coste dell’Egeo e del Mediterraneo, così come nelle aree interne, e oltre alle foreste stanno mettendo in ginocchio la fauna selvatica.

Un cavallo ucciso dagli incendi in Sardegna. Autore ignoto, foto raccolta da Gabriele Porcu

Una nuova generazione di incendi

A partire dal 2017 una nuova generazione di incendi è apparsa nell’Europa mediterranea, superando per dimensione e portata i grandi incendi. Si tratta dei mega-incendi, che generano vere e proprie tempeste di fuoco.

Dal 1° gennaio e fino al 14 luglio EFFIS (European Forest Fire Information System) ha registrato in Italia in totale 157 incendi con superfice maggiore di 30 ettari, mentre la media annua tra il 2008 e il 2020 si attesta a 66. Nello stesso arco di tempo (1/1-14/7) la superfice totale incendiata ammonta a 26.931 ettari. In Italia, nel 2020, si sono verificati 7 incendi che hanno coinvolto aree più estese oltre 500 ettari, il più grande dei quali ha bruciato oltre 3.000 ettari nella provincia di Trapani alla fine di agosto.

La responsabilità umana

Gli incendi nel Mediterraneo hanno essenzialmente una componente umana: in media, l’uomo è responsabile del 96% degli incendi, che possono essere accidentali, causati da negligenza o generati intenzionalmente. Solo il 4% degli incendi è dovuto a cause naturali. Il progressivo abbandono delle aree rurali e il conseguente recupero della vegetazione spontanea creano condizioni estremamente favorevoli al diffondersi delle fiamme.

3 miliardi di euro di danni l’anno

L’aumento degli usi non agricoli dello spazio rurale – ricreazione, trasporto, vacanza, sub-urbanizzazione – facilitano l’innesco di fuochi accidentali e non. La presenza di una radicata “cultura del fuoco” diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo a causa della quale la gente usa bruciare per “gestire” i campi, o la fiamma per cucinare all’aperto.

Determinante è inoltre l’aumento significativo delle temperature medie globali provocate dal cambiamento climatico. In Europa si stimano in circa 3 miliardi di euro l’anno i danni prodotti dagli incendi boschivi.

I luoghi più colpiti dagli incendi in Italia

In Italia il mese di giugno è stato il più caldo degli ultimi 30 anni, con temperature che hanno sfiorato i 45° in Sicilia, Calabria e Puglia. In Sardegna è stato di emergenza dopo l’enorme rogo di luglio. Ma l’inferno incendi non si è fermato.

In Calabria le fiamme sono arrivate anche nell’ Oasi WWF del lago Angitola Parco delle Serre, dove l’arrivo dei vigili del fuoco è stato ritardato dalla presenza di ben 25 roghi solo in provincia di Vibo Valentia.

In Sicilia emergenza nelle province di Gela e Caltanissetta, dove sono bruciate aree protette e siti Natura 2000 e la prevenzione è assente. In fiamme anche l’Oasi WWF del Simeto, in provincia di Catania.

Un incendio alimentato da vento caldo e temperature fino ai 40° è arrivato anche in Abruzzo, dove le temperature record registrate nella prima giornata di agosto hanno favorito l’azione dei piromani e forse anche di qualche incosciente. A Pescara è andata in fiamme la Pineta Dannunziana, Riserva Naturale Regionale orgoglio della città, con danni gravissimi anche sulle colline retrostanti la pineta e sulla spiaggia. Nel chietino roghi a ripetizione lungo la Costa dei Trabocchi: in fumo la Riserva Naturale di Punta dell’Acquabella a Ortona ed è stata pressoché cancellata dalle fiamme la pineta di Vallevò a Punta Cavalluccio, nel territorio di Rocca San Giovanni. Incendi anche all’interno nel pescarese a Farindola, Penne, Bolognano, Caramanico, Città Sant’Angelo, San Valentino in Abruzzo Citeriore e nel teramano a Montorio al Vomano, Sant’Omero, Mosciano Sant’Angelo.

Incendi
Punta dell’Acquabella in Abruzzo dopo gli incendi

Un duro attacco con ferite che resteranno aperte nel nostro territorio per anni.

La situazione si aggrava in Turchia e in Grecia

Sempre più grave il bilancio delle vittime causate dagli incendi in Turchia, dove più di 100 incendi sono scoppiati a fine luglio sulle coste dell’Egeo e del Mediterraneo, così come nelle aree interne. Nel piccolo villaggio di Kacarlar, sulla costa meridionale della Turchia, gli agricoltori stanno affrontando scene apocalittiche mentre gli incendi continuano a spazzare il paese. Si stimano danni gravissimi non solo per le foreste, ma anche per la fauna selvatica, letteralmente “in fiamme”. Il WWF in Turchia si è attivato immediatamente per rispondere all’emergenza  e salvare, curare e riabilitare gli animali colpiti dagli incendi.

Ancora roghi accesi anche in Grecia, dove più di 3.000 ettari di pinete e uliveti sono bruciati ad Achaia, vicino a Patrasso, nella penisola del Peloponneso, secondo le stime dell’Osservatorio di Atene, che si basa sulle immagini del satellite ambientale europeo Sentinel -2. L’ondata di caldo che ha colpito la Grecia ha inaridito la vegetazione favorendo gli incendi e rendendo più difficile il lavoro dei soccorritori. Il servizio meteorologico ha previsto temperature da 40 a 42 gradi sulle isole e da 41 a 43 gradi
sulla terraferma, con massime da 44 a 45 gradi nel Peloponneso e
in Tessaglia

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