A bordo 750 tonnellate di idrocarburi
La petroliera “Xelo” con a bordo 750 tonnellate di idrocarburi in viaggio dall’Egitto a Malta, è affondata sabato 16 aprile al largo di Gabes, in Tunisia. Lo hanno riferito le autorità tunisine, aggiungendo che stanno lavorando per evitare “un disastro ambientale nella regione”.
Alcune ore dopo, il ministro dei Trasporti tunisino Rabii Majidi, in conferenza stampa, ha dichiarato che i sommozzatori hanno iniziato a ispezionare lo scafo della petroliera, affermando che non si è registrata al momento alcuna perdita di carburante. L’operazione si sta verificando molto complicata: per l’assenza di luce, infatti, i sommozzatori non riescono ancora a localizzare gli attacchi dei serbatoi della petroliera Xelo, il che ritarda l’operazione di pompaggio.
La Tunisia affiderà questa complessa operazione al soggetto che sarà in grado di svolgere questo compito, in maniera rapida ed efficiente ha affermato il ministro tunisino, evidenziando che i serbatoi del carburante sono ben chiusi e che le chiazze visibili in superficie sull’acqua sono quelle dell’olio del motore della nave. “Sono state dispiegate comunque delle barriere galleggianti per evitare che queste macchie si diffondano”, ha aggiunto il ministro. Un’indagine, condotta dalle autorità tunisine, farà chiarezza sulle dinamiche dell’affondamento, ha detto ancora il ministro. Intanto il presidente tunisino Kais Saied ha incaricato ufficialmente la militare di supervisionare le operazioni relative all’emergenza per la petroliera affondata al largo di Gabes, in coordinamento con i Ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti e con le autorità regionali. Lo si legge in una nota della presidenza di Cartagine.
L’allarme del WWF Tunisia
Il WWF Tunisia, ha chiesto subito un aggiornamento immediato dei dati sugli sversamenti derivanti dall’affondamento della petroliera e assicurando che marinai e pescatori siano informati di tutti gli sviluppi della vicenda. Dopo aver consultato i partner locali del tradizionale gruppo di pescatori di Ghannouche, il WWF Tunisia ha infatti chiesto l’attivazione di comitati per i disastri ambientali nei governatorati di Gabes, Sfax e Medenine, garantendo nel contempo la coordinazione tra di loro.
Per il WWF è necessario invitare i pescatori a evitare di posizionare reti all’interno e intorno all’area colpita e a seguire le raccomandazioni dell’autorità di controllo al fine di preservare la sicurezza delle loro attrezzature e quella dei consumatori. Il WWF Tunisia sollecita, inoltre, gli esperti dell’Istituto di Scienze e Tecnologie Marine per lo studio dei danni ambientali causati all’ambiente marino, alle risorse ittiche e ai redditi dei marinai della regione. Invita poi il Dipartimento della protezione della salute a monitorare i prodotti marini introdotti nella regione al fine di proteggere i consumatori dagli elementi inquinanti.
Una corsa contro il tempo
Si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo per scongiurare una catastrofe ambientale e anche il ministro Cingolani ha offerto subito l’aiuto dei team anti inquinamento italiani. Il luogo dell’affondamento della nave mercantile ‘XELO’, infatti, è considerato una zona di pesca per più di 600 marinai a Ghannouche e nelle zone circostanti. Fa parte del Golfo di Gabes, in cui sono recensiti circa 34.000 marinai, e che da decenni soffre delle conseguenze di importante inquinamento chimico derivante dalla presenza di alcune fabbriche sulla costa.