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Siccità, uno studio pubblicato su Science

Ogni anno dal 1980 le aree colpite dalla siccità si sono estese in media di altri cinquantamila chilometri quadrati

Uno degli effetti devastanti del cambiamento climatico

Per la prima volta un gruppo di studiosi ha mappato a livello globale il fenomeno delle megasiccita‘, fenomeni che colpiscono in maniera persistente una regione per più anni di seguito. Le siccità severe hanno già arrecato danni considerevoli in diverse aree del Pianeta e aumenteranno nel prossimo futuro in frequenza, severità ed estensione. I risultati della ricerca – guidata dall’Istituto federale svizzero per la ricerca sulle foreste, la neve e il paesaggio (WSL), sono stati pubblicati su “Science“.

“Ogni anno dal 1980 – ha dichiarato Francesca Pellicciotti, ricercatrice principale del progetto EMERGE finanziato dal WSL, nell’ambito del quale è stato condotto lo studio – le aree colpite dalla siccità si sono estese in media di altri cinquantamila chilometri quadrati, ovvero più o meno l’area della Slovacchia , causando danni enormi agli ecosistemi, all’agricoltura e alla produzione di energia”.

L’impatto della siccità sugli ecosistemi naturali

Gli studiosi hanno calcolato le anomalie nelle precipitazioni e nell’evapotraspirazione (evaporazione dell’acqua dal suolo e dalle piante) e il loro impatto sugli ecosistemi naturali in tutto il mondo. Ciò ha permesso loro di calcolare numero e impatto delle siccità pluriennali sia in regioni del pianeta ben studiate che meno accessibili, in particolare in aree come le foreste tropicali e le Ande, dove sono disponibili pochi dati osservativi.

“Il nostro metodo – afferma Karger – non solo ha mappato siccità ben documentate, ma ha anche fatto luce su siccità estreme passate inosservate, come quella che ha colpito la foresta pluviale del Congo dal 2010 al 2018”. Hanno così dimostrato che le mega-siccità hanno avuto il più alto impatto sulle praterie temperate, in particolare negli Stati Uniti occidentali, la Mongolia centrale e orientale e l’Australia sud-orientale.

La crisi dei ghiacciai e della vegetazione boreale

Norvegia, F. Gasperini

Continuando nel tempo le megasiccità devastano i ghiacciai e impediscono il rifornimento delle falde acquifere, portando ad una moria della vegetazione. Secondo uno studio di Science entro il 2100 a causa del riscaldamento globale la metà dei ghiacciai rischia di sparire, a causa di tassi di fusione aumentati un po’ ovunque.
In caso di estrema carenza idrica a lungo termine gli alberi nelle regioni tropicali e boreali rischiano di morire, causando danni duraturi a questi ecosistemi. La vegetazione boreale probabilmente impiegherà più tempo a riprendersi da un simile disastro climatico.
“Ci auguriamo – sottolineano gli autori dello studio – che il database delle siccità che stiamo pubblicando aiuti a orientare i decisori politici verso misure di preparazione e prevenzione più realistiche”. (AGI)

Secondo il WWF è sempre più urgente la necessità di aumentare gli obiettivi di riduzione delle emissioni, di portare avanti la transizione energetica e di adattarsi alle conseguenze dell’aumento delle temperature. Senza impegni economici forti in questo senso le comunità vulnerabili saranno sempre più esposte agli impatti climatici devastanti e la finestra per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C si chiuderà.

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