La popolazione del Leopardo delle nevi è calata del 20% negli ultimi 20 anni; nei prossimi 35 anni rischiamo di perdere fino al 30% della popolazione di Orso Polare e in Antartide sono meno di 50 colonie di Pinguino Imperatore
Lo scorso 6 febbraio, nella base di ricerca argentina Esperanza della penisola Antartica, è stata registrata una temperatura di 18,3°C, la più alta mai misurata in Antartide. Il dato è stato confermato dall’Organizzazione meteorologica mondiale (OMM), appena un mese dopo che gli scienziati hanno dichiarato che il 2019 è stato il secondo anno più caldo in assoluto.
Il riscaldamento degli oceani e lo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai terrestri stanno causando un rapido innalzamento del livello del mare che, entro il 2050, potrebbe interessare aree abitate da quasi un miliardo di persone. L’umanità negli ultimi due secoli ha aumentato il tasso di estinzione naturale delle specie, amplificando di almeno 100 volte quello riscontrato in condizioni preindustriali. Alle minacce per la biodiversità legate alla distruzione e frammentazione degli habitat, al prelievo non sostenibile ed all’introduzione di specie invasive, tra i fattori più devastanti sulla biodiversità oggi assume un ruolo primario anche il cambiamento climatico. Nessun’area del pianeta è e sarà risparmiata dagli impatti del riscaldamento globale e, sebbene il dibattito scientifico continui, alcune stime parlano di un incremento del tasso di estinzione fino al 54% a causa del climate change.
Fra le specie simbolo più sensibili agli effetti del riscaldamento globale, ci sono il Pinguino imperatore, l’Orso polare e il Leopardo delle nevi: tutte specie adattate a vivere in ambienti estremamente freddi, e che proprio a causa della trasformazione del loro habitat, rischiano di scomparire nei prossimi decenni.
Pinguino Imperatore. In Antartide oggi si contano solamente poco meno di 50 colonie di pinguini imperatore (Aptenodytes forsteri), composte da circa 270-350.000 individui. Alcune di queste colonie si sono dimezzate negli ultimi 30 anni, a causa della scomparsa di circa il 60% della banchisa polare dove vivono. Con l’attuale trend di aumento della temperatura globale si teme per la sopravvivenza di questa specie nel prossimo futuro. Lo svuotamento degli oceani dovuto alla pesca industriale è un’altra importante minaccia sul futuro dei pinguini
Orso polare. Specie simbolo dell’Artico, uno degli ecosistemi più fragili e a rischio per il cambiamento climatico, l’Orso polare (Ursus maritimus) vede la sua sopravvivenza sempre più minacciata. I ghiacci marini del Polo Nord ospitano 19 popolazioni di orso polare, distribuite, in particolare, tra Canada, Alaska, Russia, Isole Svalbard (Norvegia) e Groenlandia. Oggi la popolazione mondiale è stimata tra i 22.000 e 31.000 individui, il 60% dei quali si trovano in Canada. Alcuni studi sottolineano l’elevato rischio di perdere fino al 30% della popolazione mondiale di orso polare entro i prossimi 35 anni se i trend di fusione dei ghiacci polari e di scomparsa di habitat idoneo proseguiranno alla stessa velocità degli ultimi decenni. A conferma di questa preoccupante prospettiva, secondo l’organizzazione Polar Bears International, la popolazione di orsi nella baia di Hudson, in Canada, ha subìto una riduzione del 30% tra il 1987 e il 2017. L’inquinamento industriale, lo sfruttamento petrolifero e l’apertura di rotte di trasporto nell’Artico sono altre minacce che, assieme alla perdita dei ghiacci artici, che costringe gli orsi a estenuanti spostamenti per trovare cibo, rendono concreto il rischio di estinzione per il carnivoro terrestre più grande del pianeta, già classificato tra le specie vulnerabili nelle Liste Rosse della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), e aumentano anche indirettamente i potenziali conflitti tra la fauna selvatica e l’uomo.
Leopardo delle Nevi. Distribuito nei sempre più fragili e gelidi ambienti montani dell’Asia centrale, il Leopardo delle nevi (Panthera uncia) è tra le specie più sensibili ai cambiamenti climatici, ed è classificato dalle Liste Rosse della IUCN come specie vulnerabile e in preoccupante declino negli ultimi decenni. Oggi ne restano in natura solo tra i 3.920 e 6.390 individui. Scomparsa dei ghiacci e delle nevi provocata dal climate change, bracconaggio e conflitti con le comunità locali hanno portato ad un declino del 20% della popolazione negli ultimi 20 anni, e in molte aree le popolazioni di leopardo delle nevi stanno scomparendo. Il cambiamento climatico aggraverà queste minacce e potrebbe peggiorare una situazione già precaria. Un recente studio della Berkeley University, pubblicato sulla rivista Biological Conservation, ha dichiarato che entro il 2070 solo un terzo dell’areale del felino tibetano potrebbe resistere agli effetti del riscaldamento globale, ipotizzando per lo stesso motivo un calo dell’82% della popolazione del raro predatore in Nepal e dell’85% in Bhutan entro i prossimi decenni. Tra le varie cose l’aumento delle temperature e la scomparsa delle nevi spinge gli allevatori a portare il loro bestiame in luoghi prima inaccessibili, aumentando il rischio di conflitti con il raro felino con conseguenze negative sia per le comunità locali sia per la specie in via d’estinzione.
Per limitare i drammatici effetti del climate change occorre non solo proteggere i sistemi naturali ma in particolare dimezzare le emissioni di CO2 provocate da attività antropiche entro il 2030. Per farlo i Paesi devono aggiornare con ambizione i loro piani nazionali per il clima, per limitare il riscaldamento globale a massimo 1,5°C sopra i livelli preindustriali. Questo per l’Europa vuol dire puntare a una riduzione delle emissioni di gas serra del 65% entro il 2030.
Ma in fondo i Paesi siamo noi: ognuno di noi può fare qualcosa per proteggere le specie messe in ginocchio dal riscaldamento globale e approfittare di una festa come San Valentino per festeggiare l’amore aiutando la natura, grazie all’adozione di una specie a rischio sul sito wwf.it/sanvalentino.
I fondi raccolti con le adozioni pinguino saranno utilizzati da WWF Italia per la creazione di una rete di aree marine protette, di progetti di pesca sostenibile e per la lotta costante alla riduzione dei cambiamenti climatici. Per l’orso polare il WWF ha creato il progetto “Last Ice Area”, riferendosi ad una delle aree meglio conservate dell’Artico, a cavallo tra Canada e Groenlandia per fare in modo che l’area sia gestita e tutelata per il benessere e la sopravvivenza degli orsi polari e delle altre specie artiche. L’adozione di un leopardo delle nevi, infine, contribuirà a finanziare le difficili ricerche su questa specie, come l’uso di trappole fotografiche e radiocollari satellitari, per raccogliere più dati possibili su questo grande felino sfuggente e sulle minacce che ne mettono a rischio la sopravvivenza.