Gli effetti del riscaldamento globale sono già evidenti e stanno peggiorando. Dall’innalzamento del livello del mare alla riduzione dei ghiacciai, dal riscaldamento degli oceani all’estensione dei deserti, e saranno accompagnati da eventi meteorologici estremi sempre più frequenti e gravi. Molte aree del pianeta stanno già pagando il costo di questi cambiamenti, con territori che diventano inabitabili, con una minore sicurezza alimentare, una diminuzione delle risorse idriche, una maggiore diffusione di malattie.
Nonostante l’accordo sui cambiamenti climatici di Parigi che mira a limitare la crescita della temperatura globale al di sotto dei 2 °C (possibilmente limitandola a 1,5°C), dobbiamo aspettarci danni importanti da questi cambiamenti in futuro, con enormi perdite di biodiversità in ogni continente. Il rapporto Wildlife in a warming world riassume i risultati di un gigantesco progetto di ricerca del WWF internazionale, in grado di elaborare previsioni dettagliate sulle conseguenze del riscaldamento globale e lo stato della fauna selvatica e degli ecosistemi intorno a noi. Sono stati identificate 35 “aree prioritarie” per la conservazione che contengono la maggiore ricchezza di biodiversità del pianeta. Questo studio mostra come gli ambienti estremi di oggi saranno la nuova normalità di domani.
I dati attuali prevedono un aumento di 3,2 °C, e si spingono ad un aumento di 4,5 °C nel caso in cui non si facessero gli sforzi necessari per limitare le emissioni di gas serra. In queste condizioni, quasi il 50% delle specie attualmente a rischio subirebbe estinzioni locali, mentre questo rischio risulterebbe dimezzato limitando l’aumento a 2°C. Le piante saranno particolarmente impattate poiché non in grado di adattarsi rapidamente ai cambiamenti climatici. La capacità di movimento aumenta le possibilità di sopravvivenza di quelle specie che riescono a disperdersi in nuove aree.
Gli sforzi di conservazione e la creazione di aree protette sono lo strumento più forte a disposizione per limitare gli impatti dei cambiamenti climatici – che si sommano a perdita dell’habitat, bracconaggio e la raccolta insostenibile delle risorse. La dispersione di specie in nuove aree richiede però la conservazione di habitat idonei al rifugio delle specie in “fuga dai cambiamenti”. Molti habitat sono stati convertiti all’agricoltura o ad un altro uso del terreno incompatibile con la sopravvivenza di quella specie. Quindi c’è un enorme molte di lavoro da fare a terra per mantenere o restaurare gli habitat e le condizioni atte a potenzare i benefici per la biodiversità che emigra.
Il Mediterraneo è una delle aree più vulnerabili. Anche con un aumento limitato a 2°C, quasi il 30% della maggior parte delle specie sarà a rischio di estinzione, con un rischio anche più elevato per le piante. Se i cambiamenti fossero ancora più forti la metà di tutte le specie vegetali e dal 30 al 50% delle specie animali sono destinati a scomparire. I mammiferi e gli uccelli in grado di muoversi e disperdersi potranno adattarsi e subire un minore impatto, mentre gli anfibi e molte specie di rettili saranno colpiti dall’alterazione degli habitat.
Le tartarughe marine sono state individuate tra le specie a maggiore rischio di estinzione a causa della perdita dei siti di nidificazione e dall’aumento del livello del mare. Il WWF sta lavorando con i suoi volontari a progetti finalizzati alla conservazione delle tartarughe marine nel Mediterraneo e lungo la costa dell’Africa orientale, monitorando loro siti di nidificazione e raccogliendo i piccoli per aumentarne la sopravvivenza e traslocandoli, quando necessario in aree più sicure. Questi progetti includono anche la messa a dimora di alberi vicino alle spiagge così da mantenere temperature più fresche dei siti di nidificazione.
La cosa più importante da fare per la sopravvivenza del mondo per come lo conosciamo è mantenere la temperatura globale il più possibile costante riducendo i gas serra. In altri termini, dobbiamo smettere di bruciare combustibili fossili. Un aumento di 2°C sembra poca cosa ma non è così per gli ecosistemi naturali. La mitigazione è davvero importante e richiede azioni locali, dove ogni comunità, ogni regione può fare la sua parte. Abbiamo bisogno di ricreare gli habitat persi e rafforzare gli habitat esistenti per dare modo alla fauna selvatica di trovare luoghi idonei dover rifugiarsi. La scienza ci sta aiutando a comprendere i danni dei cambiamenti globali, ponendoci di fronte a nuove responsabilità. Si tratta di una nuova sfida di dimensioni e difficoltà senza precedenti, ma che non possiamo perdere.
Roberto Danovaro
Professore Biologia e Ecologia marina, Università Politecnica delle Marche, Ancona
Presidente Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli
Presidente Comitato scientifico WWF Italia