Solo in Kenya dal 1994 i leoni sono passati da 750 a 450 individui |
Il suo ruggito è tra i suoni più famosi in natura e viene udito fino a 8 chilometri di distanza. Il leone è da sempre considerato il re degli animali, specie simbolo di forza e di fierezza, protagonista di leggende e racconti, emblema di nobili casate. Il 10 agosto è la Giornata Mondiale del Leone e, in questa occasione, il WWF Italia ha deciso di raccontare come in realtà la popolazione del leone africano sia protagonista di un terribile declino e quali siano le minacce che oggi lo rendono così fragile.
In circa dieci anni la popolazione dei leoni africani è crollata, passando da 100.000 individui ai 16.500 – 30.000 delle stime attuali. Un dato davvero allarmante se si considera che la metà di loro vive in parchi e riserve, ed è ormai rarissimo incontrarli al di fuori delle aree protette. Dal 1994 a oggi è stato registrato un calo della popolazione dei leoni africani pari al 43%, con una diminuzione ancora maggiore in Africa Centrale e Orientale, dove il numero degli individui di questa specie è calato del 60%. Solo in Kenya, negli ultimi 25 anni, la popolazione dei leoni è diminuita del 40%, passando da 750 a 450 individui.
La minaccia principale per il futuro di questa specie iconica è la distruzione e la frammentazione del proprio habitat originario, che si è ridotto a 1.600.000 kmq, ovvero l’8% del suo areale iniziale. Il problema della perdita di habitat, causato dalle attività dell’uomo, non colpisce solo i leoni, ma anche le loro prede: la presenza di bufali, gazzelle e zebre è sempre più rara e ciò priva i felini del proprio nutrimento. Le malattie importate, poi, contribuiscono a mettere a rischio le residue popolazioni dei felini. Nel 1994 l’agente responsabile del cimurro ha ucciso quasi un terzo dei leoni del Serengeti e dal 1995 è dimostrato che i leoni in Sud Africa muoiono di tubercolosi trasmessa da bovini domestici attraverso i bufali.
Altra terribile minaccia per il leone è il traffico illegale delle sue ossa. Vista la drammatica situazione della tigre infatti – di cui sopravvivono meno di 4.000 individui in natura- anche il leone è diventato vittima sempre più frequente di bracconieri per soddisfare la crescente domanda di prodotti per la medicina tradizionale nel mercato asiatico. Al bracconaggio si aggiungono i conflitti con le comunità locali, che mettono a rischio la sopravvivenza dei leoni, spesso vittime di ritorsioni da parte di allevatori che subiscono danni al loro bestiame.
L’impegno del WWF per la protezione di questa specie si declina in decine di progetti sul campo e alcuni mirati proprio alla risoluzione dei conflitti con le comunità locali, coinvolte con progetti legati all’ecoturismo, per favorire la loro educazione ambientale e attivare una sensibilità verso la salvaguardia dei leoni e la lotta al bracconaggio. Allo stesso tempo sono stati avviati progetti scientifici per il monitoraggio della specie da parte di biologi e ricercatori che hanno messo ai leoni radio collari: in questo modo saranno seguiti i loro spostamenti, studiate le abitudini e individuate le esigenze. Il contrasto al commercio illegale avviene con l’aiuto del TRAFFIC (Trade Records Analysis of Flora and Fauna in Commerce), un programma internazionale promosso dalla collaborazione tra il WWF e l’Unione Internazionale per la Conservazione (IUCN), che ha il compito di monitorare e combattere il commercio illegale di specie animali e vegetali.